1° giorno
Dall’aeroporto di Bologna con volo Iberia raggiungiamo Madrid terminal T4 (non si mangia e non si beve a bordo, oppure pagando), e visto che la coincidenza per Buenos Aires è per il giorno successivo il servizio Madrid Amigo ci trova una sistemazione con tanto di transfert (40’) per l’Hotel. Veniamo assegnati al Senator Espaňa, un favoloso hotel mille stelle in piena Gran Via dove immaginiamo una notte qui costerebbe più che tutte quelle che faremo in Argentina a nostre spese. Madrid è imballata di gente, Plaza Mayor, Puerta del Sol e vie limitrofe sono un pullulare di gente per via delle feste imminenti. Ci sono file alle fermate dei bus impressionanti, così ci giriamo tutto quello che possiamo a piedi alla ricerca di giochi di luci da immortalare fotograficamente che le numerosissime luminarie regalano alla città. Nei pressi di Plaza Santa Ana decidiamo di cenare presso la Cerveceria Alemana (17€), luogo dai tavolini di marmo appoggiati sui telai delle macchine da cucire. Ovviamente non manca la scelta di jamon, che sia serrano,iberico o di Salamanca.
Il Cono de Arita nel Salar de Arizaro
2° giorno
Sontuosa colazione compresa all’hotel di primissima mattina,poi puntualissimo il transfert ci attende per raggiungere il nuovo aereoporto di Madrid con destinazione voli internazionali (terminal T4S,raggiungibile dal T4 con treno interno).Il volo per Buenos Aires (13 ore,con caratteristiche di volo standard,quindi si mangia,si beve,vi danno coperte, auricolari ecc.) è puntuale ed all’arrivo nella capitale porteňa ci attende l’estate. Inoltre c’è luce fino alle 21 ed è un dolce riprendersi dall’inverno italiano.Dall’aereoporto Ezeiza (quello per i voli internazionali,i nazionali sono ad un altro aereoporto) col bus della Manuel Tienda y Leon (25p per 40’ ) raggiungiamo il capolinea da dove attraversando solo una piazza si accede alla metropolitana (0,7p) per andare alla ricerca di un Hostel.In pieno centro sulla Yrigoyen ne esistono più di uno,noi troviamo posto presso il Sudamerika Hostel (28p con colazione ed internet gratis) e decidiamo subito di farci un giro verso il limitrofo barrio di San Telmo alla ricerca di un luogo dove sbranare il primo bife de chorizo.Incontriamo il Rest. Urbano (15p),ottimo ed abbondante.Qui vicino c’è anche il nuovo quartiere di ipertendenza di Puerto Madero,ma a meno che non vogliate tassativamente gettare soldi vedete bene di evitarlo.
Il simbolo di Madrid, l'orso ed il corbezzolo
3° giorno
Col bus 59 dopo circa un’ora e mezza di tragitto raggiungiamo la famigerata ESMA (zona Nuňez),la scuola militare della Armada tanto nota e tristemente conosciuta ai tempi del regime.Qui avvenivamo le torture/interrogatori,e da qui molti desaparecidos non fecero mai ritorno alle loro case,finendo gettati narcotizzati e vivi dagli aerei nel delta del Rio della Plata.L’edifico dall’aspetto marziale ha inserito nella rete di delimitazione alcune sculture a memoria di ciò che rappresentò, ma non troviamo accessi aperti per visitarlo.Veniamo ad imparare che l’apertura al pubblico avverrà solo da metà 2008 (forse…) mentre ora è visitabile solo da parte di iscritti ad associazioni in difesa dei diritti umani,giornalisti stranieri (sì, ma quali?) ed ex sopravvissuti.Stessa sorte tocca al Garage Olimpo che si trova in tutt’altra zona e e che a questo punto evitiamo di andare a cercare (zona Flores).Tornando verso il centro sostiamo nei paraggi del Terminal degli Omnibus dove ci prendiamo un passaggio per Cordoba con Mercobus (65p, 10 ore) e mangiamo in uno dei comedores dei paraggi, El Paso (10p) e poi con la metro ci dirigiamo verso la piazza del parlamento dove sul lato c’è la libreria delle madri de plaza de mayo.Qui si possono trovare un’infinità di libri riguardanti la situazione di tutto il continente centro-sud americano ed i prezzi sono ben distanti dai nostri.Volendo la libreria fa anche da cafeteria. Al momento non è possibile visitare la Casa Rosada (sede del Presidente della Repubblica) perché stanno ristrutturando alcun sale,solitamente prenotandosi la si può visitare alle 16 di ogni giorno. Rientriamo poi verso San Telmo a visitare la feria e a visionare coppie tangϋere nella piazzetta Dorrego.Nei paraggi ceniamo presso il Rest. Des Nivel (20p),ripieno di foto di artisti che lo frequentarono nei tempi passati (immancabile Carlos Gardel,che con Evita e Maradona è icona nazionale).Per la notte prendiamo il bus per Cordoba (sia io che Marco avevamo già visto Buenos Aires, altrimenti un giorno è insufficente per la capitale)
Buenos Aires, la famigerata ESMA con le sue storie di desaparecidos
4° giorno
Arriviamo puntuali nella seconda città d’Argentina,quella con l’università più vecchia delle americhe e dalla grande vita notturna.Decidiamo di sistemarci presso Hostal Palenque (18p con colazione fai da te,uso cucina ed internet gratis).Il posto è pieno di gente (soprattutto donne…anche una ragazza belga che si è laureata con una tesi sulla dittatura militare argentina che è poi quella che mi fornisce le indicazioni sulla ESMA e sul Garage Olimpo avendo potuto vedere questi luoghi accompagnata da sopravvissuti che mi dice che si son sentiti male nel rivedere i luoghi delle loro torture), vivissimo ed i gestori sanno informarvi per tutto quello che accade o per dove andare in città o nei paraggi.La giornata la dedichiamo alla visita della città,iniziando dalla Cripta Jesuitica (1p)al limite della zona pedonale. Da lì raggiungiamo la Catedral ed il vicino Museo de Arte Religioso Juan de Tejado (5p).All’interno vi sono ancora 14 monache (3 entrate nell’ultimo anno,un piccolo evento),ma la clausura per queste carmelitane scalze non è così ferrea come un tempo.Ora possono richiedere permessi per uscire,possono navigare in internet e chattano con regolarità.Nel mezzogiorno visitiamo il mercato Norte,dove si possono vedere maialini e capretti scuoiati pronti alla vendita per essere mangiati,oppure si trovano svariati comedores molto belli.Noi optiamo per La Parilla de Estacion (20p) per una parilla completissima con tanto di capretto.A questo punto ha riaperto la Manzana Jesuitica (solo visite guidate,5p per un’ora),probabilmente la perla della città,e poi è possibile visitare lì a fianco i vari patii dell’università.Nella piazza centrale si visita il Cabildo,dove ci sono alcune mostre temporanee (nel nostro caso incontriamo i quadri in vendita di un pittore locale e foto di un artista argentino che rappresentano la presenza islamica nel sudamerica).In serata in uno dei patii del Cabildo assistiamo ad uno spettacolo di tango,ovviamente gratuitamente.E’ stracolmo di gente,fra cui molti giovani.
Buenos Aires, scritte sui muri del centro
5° giorno
Con un tour della Nativo (40p,molte ben organizzato) andiamo a visitare il Triangolo Jesuitico nei dintorni della città. Prima tappa a Caroya,con sosta obbligatoria allo stadio dei rodei,gloria locale.Poi è il turno della Colonia Caroya (2p) e sempre in paese di quella di Jesus Maria (2p,si può fotografare solo il patio e non gli interni) entrambe risalenti ai primi del 1600.Qui di gesuiti non ne risiedevano molti,utilizzavano questi luoghi per lavorare la terra e produrre svariate cose,situazione che alla lunga li portò verso contrasti economici con la corona spagnola fino all’espulsione dal paese. Pranzo presso La Casa de Ana,ristorante gestito da friulani dove mangiamo anche pasta (27p,meglio restare sulla carne…).Poi si continua verso la Posta de Sinsacaste (1p).Qui veniamo “assaliti” dal custode del luogo che in circa 40’ ci narra alla velocità della luce tutti gli accadimenti di oltre 100 anni di storia argentina,sia legata all’indipendenza (proclamata nel 1810 da Belgramo,dichiarata nel 1816 grazie a San Martin)che alla guerra interna.Il personaggio ha un debole per un federalista del posto, Facundo Quiroga ucciso nei paraggi in un’imboscata.Alla prima occasione in cui rifiata la guida riesce ad inserirsi e a portarci via, presso Barraco Yago ovvero il luogo di tale imboscata.Poi raggiungiamo la Estancia di Santa Catalina (2p) che è privata e dove si può visitare solo la chiesa.Rientrati in città ci consigliano per la sera il Rest. Alfonsina (9p per una discreta pizza) dove ci sono sempre concerti.Questa sera è la volta dei Negros Vichen,un trio interessante all’interno di un luogo veramente molto bello.
Corderos al Mercado Central di Cordoba
6° giorno
Con un bus differencial della Panaholma (17,5p,2h) andiamo verso La Pampilla (nientr’altro che una curva sulla strada) da dove entriamo all’interno del P.N. Quebrada del Condorito.Per arrivare al bancone norte (zona di avvistamento condor)ci sono 11km a piedi,si va dai 1500m ad un massimo di 1950m,senza grandi ascese per vedere i condor ed i loro piccoli volare in questa enorme quebrada.I condor volano in lontananza sfruttando le correnti ascensionali calde,quelli più accessibili sono i jote de cabeza negra,alcuni cartelli vi permetteranno di distinguere i vari uccelli.Considerate che il parco al momento non ha strutture,dovete portarvi cibo,bevande e soprattutto protezioni per il sole altrimenti la giornata diventa un inferno.Al ritorno sulla strada principale, dopo 22km a piedi,notiamo che i bus differencial non si fermano e così fanno anche tutte le macchine ed i camion che passano.Dopo 1:30h,iniziamo a scendere a piedi verso il primo comedor che potremo incontrare,ma fortunatamente dopo 3km un bus Ciudad de Corboda ci carica (10p, 2h).Veniamo informati dall’autista che solo questo bus fa fermate lungo il percorso,i differencial no,quindi verificate con attenzione gli orari prima di mettervi sulla strada.Fra i giri in città,nel parco e lungo la strada abbiamo affrontato 30km a piedi,ma vedere gli enormi condor volare giustifica la fatica.In città ci mangiamo un bife de chorizo presso La Parilla de Raul,considerato uno dei migliori in città,ma stranamente non è di buon livello (23p).
P.N. Ischigualasto, cancha de bochas
7° giorno
Visto che a causa delle condizioni atmosferiche non è ancora possibile fare il volo in parapente (circa 150p per 30’ di volo nella zona di La Cumbre) decidiamo di lasciare la vivissima Cordoba ,ma raggiungere il P.N. Las Quijadas pare complesso.Troviamo così uno spostamento per Villa Dolores con Ciudad de Cordoba (21,5p 4h) con lo stesso autista del giorno precedente.Nella cittadina fa un caldo indescrivibile,incastonata tra la Sierra Centrale e le Ande,e visto che c’è ben poco da vedere decidiamo,come molti, di passare il tempo al bar del terminal (Rest. Condor)dopo aver dibattuto col maletero della nuova situazione cilena.Lui è un cileno espatriato dopo il colpo di stato del 1973 ed ora,morto Pinochet pensa di rientrare almeno in vacanza in quello che fu il suo paese.Da qui con un bus Tuc arriviamo a San Luis (20p,4h),quando arriviamo è sera e ci fermiamo nel primo posto che incontriamo (Hotel Iguazu 35p) per cercare di organizzarci per il giorno seguente.Purtroppo è già tutto chiuso,non ci rimane che andare a mangiare presso il Rest. Los Robles (19p,sconto 10% se pagate in effectivo).
P.N. Ischigualasto, El Hongo
8° giorno
Ci dirigiamo allo sbaraglio verso il terminal sperando di incontrare qualcosa che ci possa portare al P.N. Las Quijadas.Purtroppo un servizio regoalre di bus non c’è, si potrebbe fare un biglietto fino a San Juan e farci scaricare lungo la strada,ma poi ci dicono che non è detto che un bus ci carichi.A quel punto decidiamo di raggiungere direttamente San Juan (conosciuta anche come La Porta Dell ’Inferno…)col bus 20 de julio (31p, 4:30h).Col taxi (5p) ci facciamo portare al Hostal Zonda (20p con colazione,uso cucina ed internet gratis).Il Zonda è un vento invernale che improvvisamente porta calore anche quando il tempo sembra volgere al brutto.Non c’è bisogno di questo ora, fa un caldo disperato,si sopravvive solo perché tutte le strade sono costeggiate da enormi platani così il sole non ci buca la pelle.La città,essendo vigilia di natale è addormentata,l’ufficio turistico è aperto ma non da che qualche info,mentre per i viaggi ai parchi non si riesce ad organizzare nulla.Ci giriamo così in lungo e largo la città,che fu il luogo nativo di Sarmiento,il terzo presidente argentino che diede un forte segnale di evoluzione culturale alla popolazione.C’è anche la sua casa-museo ma oggi ovviamente non è visitabile.Per cena è tutto chiuso,riusciamo a farci prendere dal più grande ed elegante rest. della città che ha organizzato un cenone di gran classe all’interno del cortile dove fanno bella mostra di se le parillas..Menù fisso,ma stile tenedor libre sia come cibo che come bere.Il Remolachas costa 59p,per qui è tanto ma per un cenone di natale dove ti servono di tutto e soprattutto del bife de lomo fino a quando praticamente devi litigare per evitare di fartene portare ancora non è veramente nulla.Dobbiamo fortemente ringraziare il capocameriere che vedendoci vagare semidisperati ci ha ugualmente fatti entrare nonostante l’abbigliamente disgustosto che sfoggiavamo visto il tono della serata (costante dei miei viaggi,come penso accada a tutti i viaggiatori).
P.N. Ischigualasto, El Submarino
9° giorno
La mattina di natale ci siamo solo noi in giro ed una famiglia francese,poi nel primo pomeriggio col bus Vallecito (i/v 37p,4h) raggiungiamo San Augustin del Valle Fertil.Lo scenario cambia,deserto ma molto bello con passaggio da Difunta Correa.Qui,in pieno deserto, leggenda narra che una madre col suo piccolo si persero e dopo tre giorni di agonia la madre morì.Il piccolo continuò miracolosamente a succhiare il latte dalla madre e dopo svariati giorni (quanti? A seconda di quanto vi piace la leggenda…) fu ritrovato vivo.I pellegrini iniziarono a venire a portar doni alla Difunta Correa ed ora sorge un santuario attorniato da mercato,bancarelle,comedores….Arriviamo a S.Augustin e siamo assaliti da agenzie di viaggi e gente degli Hostales. Andiamo a dormire presso Doňa Zoila (10p con colazione fai da te,uso cucina ed internet gratis) ed organizziamo l’escursione al P.N. Ischigualasto (conosciuto anche come Valle della Luna) per il giorno seguente con Viaje Patrizio (35p).Ci giriamo il pueblito fino al dique (si può fare il bagno)alla fine del paese verso le prime colline,da dove c’è anche una grande vista della zona,poi cerchiamo un posto per mangiare dove sembra tutto chiuso.Di aperto c’è solo Servi Compra (13,5p) un posto che fa un po’ da tutto,comunque serve da mangiare molto bene.Rientrando in centro ci imbattiamo in una rappresentazione natalizia dei bambini del luogo.Quello che più colpisce è il fatto che molte delle persone arrivate ad assistere allo spettacolo siano giunte a cavallo. Presso el Hostal c’è l’uso della cucina,chi vuole può farsi da mangiare comprando qualcosa in un negozio che da sulla piazza centrale aperto 24 ore su 24 tutti i giorni dell’anno!!
Quebrada de Cafayate
10° giorno
Sveglia molto presto e con una vecchia Fiat Uno ci facciamo circa 1:30h di viaggio per raggiungere il parco.Visto che siamo subito dopo natale, le persone del parco non sono ancora tutte presenti e dobbiamo attendere un po’.Ci imbattiamo in un gruppo di 10 camper tedeschi,in ogniuno c’è una coppia di pensionati che sta facendo il giro delle americhe in 6 mesi di tempo.Assieme a questo torpedone entriamo al parco (ci si può andare con qualsiasi mezzo,ma ogni gruppo deve essere accompagnato da un guardaparco.Se si arriva a piedi,il guardaparco vedrà di sistemarvi su di un mezzo non pieno) che costa 25p e ci fermiamo nelle soste fissate nel percorso.Già di mattina fa un caldo assurdo e la luce è accecante anche con lenti scure.Portatevi protezioni solari e molta acqua,nonostante i percorsi a piedi siano corti c’è da cuocersi.Fra le varie soste c’è quella al verme (dove si possono vedere fossili),e quella alla Valle della Luna (che da il nome al parco).I percorsi sono limitati,un po’ di più si può camminare per dirigersi alla Cancha de Boches,formato da palle di roccia perfettamente rotonde.Questo è il frutto di milioni e milioni di anni di commistioni fra polvere,acqua e vento.Nel percorso c’è la possibilità di vedere alcune grandi formazioni rappresentanti poltrone,tartarughe ed una simile alla sfinge egizia.Altra sosta al sottomarino,una sorta di 3 periscopi giganti che emergono incredibili al di sopra di una grande roccia.Ovviamente il lavoro del vento è riconoscibilissimo,ma anche nel posto successico si resta ad occhi aperti.Il grande fungo su sfondo della montagna rossa regala visioni favolose,non a caso queste ultime 2 viste sono il logo di tutta la zona.Rientriamo al centro visitatori proprio quando giungono gli studenti che gestiscono il museo.Ci è così possibile vedere una delle cose percui il parco è famoso a livello mondiale,i dinosauri.Qui è stato trovato quello che al momento è il più vecchio esemplare mai incontrato,il Eoraptor Lunensis che data 228 milioni di anni.Assieme a lui ci sono i resti fossili molto ben conservati del Herrerasauros,esemplare carnivoro da cui si dice discendano tutti gli attuali uccelli.Non pensate ad animali di dimensioni enormi,ci sono anche quei dinosauri,ma non sono di questo periodo.E’ una visione sognata sin da bambino quando sui libri vedevo queste figure e fantasticavo di loro.La visita al museo è compresa nel prezzo del parco.L’escursione al Cerro Morado al momento non è fattibile perché devono essere risistemati alcuni tratti.Per quella è comunque consigliata una gita serale, per i colori e per il fatto che nel pomeriggio ci si cuocerebbe. Rientriamo a S.Augustin sempre con la Uno,che essendo sprovvista di aria condizionata pare ora un vero e proprio forno,poi sempre con Vallecido raggiungiamo di nuovo San Juan.Attesa in autostazione,dove ceniamo presso il Rest. Dardo’s (14p) e poi con Andesmar partiamo per Tucuman (82p, 11h) per un viaggio notturno.
Valle de Chalcaquis, sullo sfondo Nevado de Cachi
11° giorno
L’arrivo è puntuale nel grande terminal di Tucuman,a questo punto dobbiamo trovare un passaggio per Cafayate piccolo centro andino che si dice attorniato da splendide montagne e quebrade.C’è solo Aconquija che ci va (33p, 6:30h) e prima della partenza possiamo comodamente farci una pizza nel Rest del terminal, il bar de las Rosas (8p).Verso Cafayate partono ben 4 bus della medesima compagnia,ma piano piano si svuotano ed a Santa Maria ne continua solo uno. Ovviamente nessuno vi informerà,quindi state in occhio.Si passa da Amaiche del Valle,dove un cartello vi dirà che il sole splende sul pueblito 360 giorni all’anno.Fa strano constatare che noi siamo di passaggio in uno dei rimanenti 5. All’arrivo a Cafayate quelli del Hostal El Balcon si fanno trovare al terminal e ci portano gratuitamente a vedere se il posto è di nostro gradimento.Ci rifilano una favoloso camera da 4 con bagno facendocela pagare normale (20p con colazione fai da te,uso cucina ed internet gratis),in più ci regalano per la mattina successiva il giro alle cantine della zona.Dopo oltre 24 ore di viaggio (comprese le attese dei vari bus) ci troviamo finalmente in un luogo tipicamente andino,l’Argentina moderna qui pare finita,ed anche le genti hanno lineamenti andini,simili in tutto e per tutto ai boliviani o ai peruviani.Decidiamo di regalarci una cena alla grande a base di capretto da El Patio (23p) con compresa peňa locale.
Villaggio semiabbandonato di Seclantas
12° giorno
Sveglia comoda e poi si va a visitare alcune cantine locali.Qui il vino è diventato una fonte di guadagno fondamentale,si produce per l’interno ma ora molto anche per l’esportazione.Qui un imprenditore francese si è comprato una cantina spendendo una follia solo per poter produrre il vino alla quota più alta del mondo.La prima cantina visitata è Vasija Secreta,che presenta anche uno storico museo.Fa molta quantità,tra l’altro anche un fiaschetto da 4 litri che da queste parti viene molto usato.Le specialità di qui sono tra i bianchi il Torrontes e fra i neri Cabernet,Shiraz,Merlot ed altri (scusate ma io non bevo vino…).Alla fine c’è sempre un giro di assaggi,ma Marco mi fa notare che il Torrontes è valido,mentre per i neri viene offerta una bottiglia da cantinone.Secondo stop presso una produzione di formaggio, la Cabras de Cafayate.La produzione è esclusivamente di formaggio di capra,ne assaggiamo 2 tipi,uno non male l’altro assolutamente insapore.Poi si torna sui vini con fermata da Domingo hnos.,casa maggiormente dedicata alla qualità che però è decisamente più giovane della precedente e non presenta nessun museo da visitare.Ci presentano bottiglie prestigiose e premiate,ma gli assaggi sono di prodotti molto più comuni,anche se si possono assaggiare formaggi prodotti negli allevamenti degli stessi proprietari.Nel pomeriggio l’ostello organizza una spedizione alla Quebrada de Cafayate,lungo la strada per Salta (40p, 5:30h).Escursione assolutamente consigliata visto che non ci sono mezzi pubblici per andarci e perché la guida conosce molto bene i luoghi.Questo è fondamentale,visto che non è così semplice trovare gli anfratti migliori.Si fanno molteplici soste,i colori sono fenomenali e le formazioni rocciose incredibili.Presso El Castillo occorre guadare il fiume in compagnia delle capre (non chiedetevi cosa state pestando…),poi ci saranno ulteriori soste presso El Obelisco, El Anfiteatro,La Garganta del Diablo ecc.Una guida pratica vi porterà in posti favolosi,lungo percorsi onestamente indimenticabili,pieni di colori che non si possono credere appartenere alla stessa montagna.Rientrati ci fermiamo a mangiare nella piazza centrale presso El Rincon del Amigo (16,5p).Si mangia tranquillamente seduti in piazza senza che nessuno passi a disturbare la cena con macchine inquinanti.Qui i ritmi sono già quelli di alta montagna,dimenticate stress,impegni e mentalità occidentale.
P.N. Los Cardones
13° giorno
Con un Remis (in pratica un taxi) partiamo alle 7 per raggiungere Salta via Valle Calchaquies,Cachi ed il P.N. Los Cardones. Il tutto costa 260p che diviso per 2 diventa più economico di un tour proposto da un’agenzia (che comunque per oggi nessuna propone).Non ci sono mezzi pubblici che facciano tutto il percorso,la valle è veramente dimenticata da tutto e non se ne capisce il motivo visto lo spettacolare paesaggio in cui è incastrata.Qui un tempo c’era il mare, l’emergere delle terre che diede vita alle Ande lascia le formazioni in bella vista e quello che si può ammirare lungo il percorso è impressionante.Si incontrano piccoli paesini, Payagostilla,Angostaco, El Carmen, La Arcadia, Molinos e Seclantas,ricordatevi che state percorrendo la più famosa, mitica ed impraticabile strada argentina, la Ruta Nacional 40 sogno di ogni vero caminante.Ora ha il chilometro 0 a Ushuaia ed il 4950 (più o meno…) ad un vago incontro tra Tres Cruces ed Abra Pampa nell’estremo nord argentino.Nonostante sia la più famosa strada argentina è spesso in condizioni impossibili,poche parti sono asfaltate e correndo sempre a ridosso delle Ande oltre a dover sempre essere nel mezzo delle curve presenta tratti a volte impraticabili causa condizione atmosferiche avverse.In uno dei piccolo paesini ci fermiamo a far colazione,gustandoci luoghi dall’integrità ancora intatta.Sullo sfondo,dall’alto dei suoi 5700m fa bella mostra di se e dei suoi ghiacciai il Nevado de Cachi. Arrivati nel pueblito più famoso,Cachi, ci ristoriamo in un bar della piazza, il Cafè Oliver (11p) prima di ammirare le costruzioni di pietre cotte al sole che riempiono il posto.Da qui si sale verso il P.N. Los Cardones (è il nome del fusto del cactus candelabro,il più bello e famoso tra i vari tipi di cactus),che regala colori splendidi.Il Passo di Pedra del Molino (3.348m) fa da spartiacque verso la Costa del Obispo.Da qui, con una discesa increbile in 41km si raggiunge la valle a circa 1.150m.La vista dall’alto è inquietante,nel caso di incroci con altri mezzi c’è da aver paura,ma nel cielo vi allieteranno le visioni di condor padroni dei cieli.Il remis ci scarica a Salta presso el Hostal Salamanca (18p, colazione fai da te,uso cucina ed internet gratis) dove si possono avere svariate info su cosa fare e come organizzarsi per l’estremo nord andino.Cena presso Barbas (9p)sulla strada lungo il parco cittadino,poi giro della animatissima zona centrale piena di bar all’aperto, spettacoli e gente allegra.
Salta, rivendita di foglie di coca
14° giorno
Con l’agenzia di Raul, la Balance, ci organizziamo per raggiungere un luogo che col pianeta terra ha poco a che fare. L’escusione di 2 giorni nella Puna argentina (gli altipiani andini) costa sui 550p a testa, se siete in 3 o 4 riuscite a spuntare prezzi migliori.Dico subito che questa era l’unica maniera di raggiungere tali luoghi, il percorso non è semplice ed una guida è obbligatoria. Visto che il famoso Tren a Las Nubes non marcia più da quasi 3 anni,evitate di pensare a questa opzione,anche se la troverete esposta in tutte le agenzie di Salta che sono numerose. Il viaggio in auto costeggia spesso quel percorso, e vedere i numerosi viadotti di ferro è cosa comune.L’asfalto ben presto cede il cammino allo sterrato e velocemente si inizia a salire.Prima sosta a S.ta Rosa de Tastil per un caffè e per andare a vedere le rovine di una fortificazione preincaica su di una collina che domina la valle.Si raggiunge poi S. Antonio de los Cobre (dove facciamo provviste per il pranzo),luogo di miniere dove un tempo fermava il treno e da qui in poi inizia più che un viaggio un’avventura della mente.Velocemente si sale al Passo Abra del Gallo (4.630m),dove i sintomi dell’altura possono colpire.Qui il vento è forte,ed anche per una veloce foto si può passare dal caldo del sole al freddo intenso,ma gli scenari iniziano a farsi paradisiaci.Scendiamo verso il Salar de Pastas Grande (dove ci fermiamo per il picnic) e poi riprendiamo per il Salar de Pocitos,luogo di incontro tra treno e ben 2 strade differenti per raggiungere il confine con il Cile.Il treno da carico ci dicono che dovrebbe ancora girare 1 o 2 volte alla settimana ma viste le condizioni dei binari siamo tentati di non crederci.Per accedere al Cile la strada che prendiamo noi non è aperta ai viandanti se non su richiesta specifica.I dintorni del passo di Socompa,in seguito agli scontri legati al Canale di Beagle durante la Guerra delle Falkland/Malvinas fu minato da parte dei cileni e visto dove si trova non è ancora stato bonificato.Faccio presente che da S.Antonio non abbiamo più incontrato nessuno per oltre un giorno di viaggio.La strada quando non passa nel mezzo dei vari salar attraversa a volte sabbie difficilmente affrontabili da chi non abbia molta esperienza con questo tipo di terreno. Arriviamo poi in un luogo marziano chiamata Sietes Curvas.Descriverlo è impossibile,immaginate una enorme valle rossa ripiena di montagne tondeggianti e rosse a loro volta che danno l’impressione di ingoiarvi.All’aprirsi della valle lo sguardo vaga perduto incapace di focalizzare qualsiasi cosa (stesso problema che si verifica alla macchina fotografica...).Passato questo luogo che pare frutto di immaginazione o di un acido ipereale, arriviamo alle montagne di velluto dove è più facile incontrare vicuňas (che sono specie protette,se ne uccidete una vi prendete 5 anni di gabbia)che a Bologna gatti e cani, passando per il Salar del Diablo.Oltre a queste si incontrano con facilità le volpi del deserto,oltre ad infiniti uccellacci che pare non aspettino altro che la vostra carcassa da spolpare.Dopo tutto questo arriviamo nel pueblito di Tolar Grande,centro mineiro dotato di tutto,compreso un complesso sportivo inviadiabile.Presi accordi per la notte, e presso una casa del posto per la cena serale continuiamo per il Salar de Arizaro.Ci sono altri 80km di pessima strada per arrivare ad una delle cose più incredibili che si possano vedere.All’interno di un grande salar, lungo oltre 200km e largo più di 30, attorniato da montagne di oltre 6000m si erge imperioso un perfetto cono di oltre 150m.Questa incredibile ed attualmente inspiegata formazione rocciosa è il Cono de Arita,e quando il sole splende la visione è indicibilmente favolosa.Se non fosse per Raul che richiama l’attenzione all’orario saremmo ancora là come 2 che hanno perso la ragione e non fanno altro che scattare foto.C’è da dire che quassù le condizioni del tempo variano velocemente ed il passare di nuvole regala colori sempre differenti.Visione assoluta,conturbante e quasi disturbante per quel suo racchiudere bellezza,perfezione e lontananza,visibile da quasi 50km di distanza e associabile ad un miraggio (qui chiamato Fata Morgana).Rientriamo col buio al Refujio de Tolar Grande Afapuna (20p),costituito da 2 grandi stanzoni da 20 persone cadauno,uno per donne e l’altro per uomini dotato di ogni confort,in primis quello di svariate coperte. Ad oltre 3500m,oggi senza riscaldamento,faranno comodo.Siamo la sola presenza,all’interno c’è il libro dei viandanti e noterete che ben difficilmente mineiros a parte ci sono più di 3-4 viandanti a settimana.Ma colpisce leggere che una coppia italiana ci abbia passato il natale in luna di miele. Cena presso la casa di una signora allertata con tempo che ci preparara milanesa con ensalada per 6,5p.Posso dormire tranquillo,ho sognato tutto il giorno…
Oyo del salar nei dintorni di Tolar Grande
15° giorno
Se Tolar Grande ci era apparsa in un luogo fatato,Raul non ci aveva ancora portato all’interno del salar de Tolar Grande.Qui emergono svariati ojos (grandi spaccature della crosta salata da dove sbuca l’acqua) che provocano colorazioni favolose e danno vita a forme di cristalli impensabili.Fare giochi con la macchina fotografica è qualcosa di irrinunciabile,piccolle torri di 5 centrimetri si trasformeranno in grattacieli da big town,insomma libero sfogo alle fantasia e vi sentirete Alice nel paese delle meraviglie.Rientriamo col percorso del giorno precedente passando dal Salar de Pocitos osservandolo al suo meglio,visto che il giorno prima avevamo preso una piccola bufera proprio qui nel mezzo.A Pocitos prendiamo la via esterna verso il Salar de Cauchari sempre costeggiano un numero impressionante di vicuňas e lama.Si incrocia la via per il Paso de Sico,aperto al traffico in direzione cilena anche se la strada è in ripio.Da qui ci inerpichiamo verso El Viaducto.Se c’è un’immagine del nord andino che viene sempre riproposta è quella del Viadotto della Polvorilla,un immane ponte lungo 224m ed alto 64 ad una altezza di 4.200m.Opera tra l’assurdo e l’insensato,fu costruita in Italia e poi installata in mezzo alle Ande.Si narra che il primo treno che passò fece scendere il livello del ponte di oltre un metro, e fra i costruttori di questa pioneristica ferrovia ci fu il maresciallo Tito,quando di Jugoslavia ancora non parlava.Il treno serviva a portare le ingenti quantità di materia prima verso il porto cileno di Antofagasta molto più vicino che la capitale Buenos Aires.Da là le merci potevano raggiungere comodamente l’Europa attraverso il canale di Panama ad anche l’Asia senza dover circumnavigare l’ostico Capo Horn e senza dover passare per il conteso Canale di Beagle. Ripercorriamo il cammino fino a rientrare di nuovo a Salta via Quebrada del Rio Toro,dopo aver percorso in 2 giorni oltre 900km di cui solo 150 su asfalto.Abbiamo fatto una sfacchinata,inutile nasconderlo,ma si può dire che luoghi simili siano unici,quindi a questo punto qualsiasi fatica ne vale la pena.Arriviamo a Salta di nuovo al Salamanca,con solo la voglia di mangiare qualcosa da Alvarez (11p) uno dei pochissimi ristoranti aperti.Oggi è l’ultimo dell’anno,qui si cena in casa e poi si sparano fuochi per lungo tempo.Ma noi siamo giò cotti ed a letto,tempo per divertirci ne avremo quando i luoghi della terra saranno meno interessanti.
Vicuñas nella puna, pianura d'altura (4.000m)
16° giorno
In giro per Salta la linda c’è poca gente,o meglio nessuno! Visitamo la chiesa di San Bernardo ed ammiriamo il portale che da sul convento senza poter entrare perché vige ancora la clausura.Facciamo un giro per ammirare gli splendidi palazzi della più importante città del nord argentino,poi decidiamo di salire al Cerro S.Bernardo.Ma visto che el teleferico oggi non funziona ci facciamo portare da un taxi (8p per la corsa di sola andata).La vista è un po’ chiusa nel versante nord,mentre sulla città si possono vedere costruzioni e valli adiacenti.Scendiamo a piedi i 1070 gradini in mezzo ad un caldo tremendo per trovarci ai piedi del monumento a Gϋemes.Ora,ai più questo nome poco dirrà,come quello di Quiroga riportato giorni fa.Sappiate solo che fu uno dei generali a capo dell’indipendenza dagli spagnoli, caudillio del nord ed eroe legato ai gauchos di qui,di cui almeno il famoso cappello a falda larga e piatta è diventato famosissimo.Leggenda narra che nacque già eroe e già di bronzo…Ci troviamo nella zona se non bene benissimo della città,mi vien difficile pensare che qui abbiano sentito il crack del 2002!!!A questo punto ci rifocilliamo in uno dei pochi ristoranti aperti,cadendo veramente in piedi presso Resero (18p),con un bife de chorizo superlativo.
Sietes Curvas, quasi un miraggio ad alta quota
17° giorno
Raul ci passa a prendere di mattina presto per un’altra escusione in direzione nord.Costo di 450p a persona,anche questa volta siamo solo in 2 ed il costo è maggiore.Prima fermata in quel di Purmamarca dopo aver ammirato la montagna dai sette colori.Forse sono anche di più che 7,ma ormai pensare ad una montagna a “tinta unica” ci vien difficile.Il pueblito è molto carino ma turisticissimo,con un bel mercato ma con prezzi adattati al viavai di gente (per quanto ci possa essere turismo qui…).Partiamo per Salinas Grande,con una forte ascesa che ci porta ai soliti 4000m,C’è da dire che dopo qualche giorno l’altura diventa abitudine ed il problema del soroche non si fa minimamente sentire.Salinas Grande è qualcosa in stile Uyuni,poligoni di sale delimitati ai bordi da montagnette di colore bianco-rosa.Spettacolo splendido,chi ha già visto Uyuni può apprezzare alla grande (ma ricordatevi che non è Uyuni,quella folle ed impossibile bellezza non è riproducibile), chi in quel luogo “obbligatorio” non è passato rimarrà estasiato.Nel mezzo si incontrano lavoratori di pietre e sale intenti ad intagliare oggetti che poi rivendono a pochissimi pesos.Li troverete completamente coperti,con passamontagna che chiudono ogni spiraglio dal sole.Starsene qui in mezzo ai riflessi del sale a quasi 4000m vuol dire venir cotti dal sole e nessuna protezione solare è sufficente.Quindi attenzione e vedete di non rimanere troppo tempo esposti ai riflessi del sole sul sale e tantomeno a quelli dell’acqua nelle vasche di sale dove questo viene estratto.Da qui Raul ci porta sulla nostra amata Ruta 40 verso nord.Ogni tanto in mezzo al nulla incontriamo abitanti locali che si spostano in bici,ma anche viaggiatori che discendono la ruta verso Ushuaia in bici o moto.Il fascino di questa strada resta elevatissimo.Sbuchiamo nei pressi di Abra Pampa sulla RN9,dove ci fermiamo per recuperare un po’ di cibo e ad informarci sulle condizioni delle strade per raggiungere la Laguna Pozuelos.Usciti dal pueblito la RP7 si inerpica verso il Monumento Natural Laguna de los Pozuelos.Ma chiamarla strada non è propriamente giusto ed appena il cielo si oscura una nuvola fa cadere pioggia,neve e grandine sulla strada che si trasforma in fiume.Ad un guado troppo grande dobbiamo fermarci e ne approffitiamo per pranzare.Atteso che il grosso dell’acqua si sia spostato,Raul tenta l’attraversamento,cosa che sarà ripetuta più volte perché fiume e strada per lunghi tratti saranno la stessa cosa.In un modo o nell’altro Raul riesce a condurci fino alla laguna,ma viste le scarse precipitazioni l’acqua non è proprio così vicina.Ci vogliono circa 40’ per arrivare a piedi al limite dell’acqua ed avvistare l’infinita colonia di fenicotteri (andini,cileni e di James,qui ci sono tutte e 3 le tipologie del sudamerica)dopo avviamente aver incontrato vicuňas a più non posso.Silenziosi e tranquilli al nostro arrivo iniziano a spostarsi,ma alcune formazioni in volo regalono splendidi spettacoli.In mezzo al nulla incontriamo il pueblito di Cieneguilla (ogni piccolo pueblito ha la sua scuola statale e tutte sono numerate,qui nella pizza principale c’è una lapide con l’inno argentino…) dove troviamo la strada per La Quiaca,luogo dove l’Argentina termina.Trovato da dormire presso il Residencial Merced (12p, con grande dose di coperte pesanti), decidiamo di fare un salto al mercato boliviano di Villazon.Per attraversare il confine non serve nulla se si rientra in giornata,è un viavai continuo di genti e merci perché a Villazon tutto costa non poco ma pochissimo.Ci si trova di tutto,potete pagare in pesos,bolivianos,dollari ed euro,solo che nelle prime 2 valute avrete il resto nella stessa moneta e ci rimettete di meno.I prezzi sono imbarazzanti dal tanto son bassi,provare per credere!Ad un bar ci ferma una insegnate argentina che ci tiene una lezione su come intende l’insegnamento ed il cooperativismo,ed esalta la recente situazione boliviano legato a El Evo, come chiama confidenzialmente Evo Morales il recente presidente indio della Bolivia.Raul la pensava diversamente,ma sembra che trovino molti punti in comune.Comunque la figura di Evo Morales,come constateremo in seguito a contatto con molti giovani argentini ed uruguagi, è assieme a quella di Hugo Chavez la nuova icona della ritrovata identità sudamericana.Rientriamo a La Quiaca dove veniamo accolti dal cartello che ci segnala che Ushuaia (dall’altra parte dell’Argentina) dista 5.121km e ci vien da pensare che esattamente 365 primi eravamo con altri 4 compagni di viaggio proprio in quel posto. Cena presso Kasola (16p),visto che La Quiaca non propone molte alternative (per chi interessa stavano cercado un quoco, un lavapiatti ed un cameriere…)
Salar del Diablo, verso Tolar Grande
18° giorno
Si parte di prima mattina per Yavi dopo aver fatto colazione (4p)nell’hotel dove stava la nostra guida (per lui i nostri standard erano troppo basici…).Il caratteristico pueblito sorge a 16km da La Quiaca,attraversato l’altopiano dei Sietes Hemanos, ma pare di essere in un luogo completamente differente.Vie acciottolate,case di mattoni cotti al sole tutte ordinate e hostales splendidi fanno di Yavi una piccola oasi.Gente cordiale che vi illustrata in lungo e largo storie del luogo e loro personali,tanto gentili e prolisse che ne approfitto per ricaricare la batteria della macchina fotografica nella chiesa mentre la custode parla e parla…Poi iniziamo a scendere verso la Quebrada de Humahuaca,patrimonio mondiale dell’Unesco.Ci fermiamo nel omonimo pueblito,caratterizzato da un Cabildo particolare col tetto blu e dal monumento di ringraziamente agli indios che lottarono e caddero per l’indipendenza dagli spagnoli.Luogo trafficato e pieno di ristoranti,scegliamo il Kalapurca perché serve piatti a base di lama.Quello completo di mostaza e purè si rivela una delizia unica con la solita spesa minima (18p). Continuiamo a scendere la quebrada (con varie Animite dedicate in primis al Guachito Gil,una specie di Robin Hood all’argentina ora protettore dei camionisti)con sosta ad Uquia,famosa perché nella chiesa vi sono gli Angeles Arcabuceros,ovvero angeli dipinti con armi in pugno.Pittori indios della scuola di Cuzco diedero fondo al loro modo di vedere le cose, questo è quanto lasciarono alla posterità.Poi si arriva a Tilcara che però non ha nulla di particolare se non una grande confusione ed infine Maimarà famosa per il suo cimitero panoramico esposto al pubblico.Da una piccola collinetta nelle vicinanze si gode una splendida visione della Tavolozza del Pittore che altro non è che la montagna di fronte coi suoi smaglianti colori.Raul ci lascia a Jujuy, presso el Hostal Yak-Wani (20p con colazione,uso cucina ed internet gratis)ed incredibilmente ritrova Alejandro che un tempo gestiva per lui un luogo analogo a Salta.Alejandro ha organizzato per la serata un asado generale per gli ospiti,avevamo mangiato molto tardi ma ci vien difficile rinunciare ad un mezzo asado a testa quando dobbiamo compartire la tavola con 10 ragazze argentine ed uruguage. Alla fine per 7,5p mangiamo quanto vogliamo e beviamo tutto quello che chiediamo, veniamo istruiti sulla storia dell’Uruguay,sulla sua lunga dittatura dal ‘73 al ’85 e solo quando inzia a far mattina troviamo la strada del letto,dopo però una lezione storica incredibile. Quello che emerge ora sone le grandi aspettative di cambiamento a livello sociale che i recenti cambiamenti politici ispirano.Gli argentini (discorso diverso per l’Uruguay,dove il recente cambio di governo,la prima volta della sinistra,lascia spiragli di cambiamento e tempi seppur minimi di attesa),soprattutto i giovani, avrebbero la voglia di incontrare anche loro un Morales od un Chavez,perché iniziano ad aver paura che con governanti legati a vecchie appartenenze alla fine nulla cambi.In questo l’esempio venezuelano ed il recente boliviano ha segnato profondamente l’immagianario delle generazione sotto i trent’anni, quelle “vissute” senza il peso delle dittature militari sia argentine che uruguage.
Salar de Pocitos
19° giorno
Col colectivo 11A (1,2p,40’)raggiungiamo Ponte Negro,luogo ultimo dove arrivano i mezzi pubblici per las Lagunas de Yala.Sul chilometraggio da farsi a piedi in molti son stati vaghi,indicativamente sono sui 6km,tutti rigorosamente in costante salita,ma si è sui 2000m massimo,quindi non preoccupatevi dell’altura.La prima laguna, Desaguadero, è privata quindi non c’è accesso.Dopo 5’ si raggiunge la più grande,la Rodeo.Ci sarebbe anche un luogo di ristoro,ma al momento della nostra escursione era chiuso.Da qui si potrebbe intraprendere un trekking che oltrepassa la zona,ma comporta l’ascesa ad una montagna di 3700m ed in seguito ad una di 5300m.Decidiamo di continuare verso la terza laguna, Comedora.Prima di arrivare,si apre sulla sinistra un ottimo luogo di visione sia su questa che sulla prima.Da qui,con un percorso di 18km si potrebbe raggiungere il posto termale di Reyas,ma propendiamo per evitare il percorso a piedi e poi non si trova nessuno che continui con un auto o furgone.Cominciamo così la discesa ed una coppia argentina ci fa accomodare sul cassone della camioneta.Risparmiamo vari km,anche perché a metà pomeriggio i bus non arrivano fino a Ponte Negro ma si fermano qualche km prima al ponte sul fiume,dove al nostro arrivo c’è molta gente che fa picnic,pesca o tenta di acclimatarsi con un’acqua decisamente fredda.Dalla RN9 col colectivo 11D (0,5p,10’) raggiungiamo Reyas e poi col 1C (1p,45’) arriviamo a las Termas de Reyas.In realtà la strada è poca,ma il bus è di quelli che arrancano faticosamente e si ferma ogni volta che qualcuno si affaccia sulla strada.Per l’ingresso alla piscina delle terme si pagano 5p,c’è un luogo per cambiarsi e lavarsi ed anche un bar che però serve solo da bere.L’acqua della piscina supera i 40°,nuotare è praticamente impossibile,ma dopo le fatiche della mattina è per noi un toccasana ottimo.Il centro termale vero e proprio si trova poco sopra la piscina,all’interno di un hotel,ma l’accesso è riservato solo agli ospiti dell’hotel.Col colectivo 1C (1,6p, 1h) rientriamo a Jujuy dove ceniamo al Rest. Tio Aquiles (16p),el rey della napolitana,che è una cottoletta alla milanese con sopra formaggio,prosciutto cotto e 2 uova.Se ci mettete che di cottolette nel piatto ne trovo 4,immaginate quanto mi ci vuole a digerire il mattone.Poi rientriamo in ostello dove c’è sempre un gran viavai di gente e tirar tardi è facilissimo.
Il remoto villaggio di Tolar Grande, quota 4.000m
20° giorno
Destinazione P.N. Calilegua,destinazione poco considerata visto che abbiamo atteso 2 giorni ma a noi non si aggiunto nessuno così il tour di Pasajes del Noroeste ci costa 140p.La guida è un giovane di Jujuy che conosce vita morte e miracoli della zona,ci riempe di dettagli su tutto,e quando gli iniziamo a chiedere della situazione politica si infervora e non smette più di parlare.Prima del parco passiamo da Lib. Gral. San Martin (in Argentina,fuori dalle grandi città molti paesi si chiamano coi nomi degli eroi della liberazione) facendo un giro per barrio Ledesma.Il nome è quello della famiglia proprietaria dello zuccherificio più grande della zona che ha dato vita ad una città autonoma nella città.I titolari vivono in una magione sontuosa chiamata La Rosita,dal nome della sede del presidente argentino.Davanti non ci si può fermare e tantomeno la si può fotografare,c’è la vigilanza che controlla sempre.Ora producono altre cose,fra cui cellulosa (con gli scarti della canna da zucchero), frutta e formaggi e sono una vera e propria potenza della zona. Ovviamente approffitarono alla grande del periodo della dittatura,in cambio di servigi al regime (sottoforma di utilizzo dei suoi numerosi furgoni per trasportare i nemici in luoghi di detenzione) ottennero in cambio concessioni terriere che permisero di espandere il coltivo di canna da zucchero e di differenziare le loro produzioni.Ci fermiamo per comprarci qualcosa da mangiare (paga la guida,è compreso nel tour) e notiamo che scendendo ai 500m di qui la temperatura si fa tropicale,caldo,caldo ed ancora caldo ed una grande umidità.Siamo in linea d’aria a meno di 200km da Tolar Grande ma pare di essere dall’altro capo del mondo.Entriamo al parco e facciamo qualche escursione all’interno della sua fitta boscaglia,procuratevi dosi industriali di repellente che comunque potrà prevenire qualcosa ma non tutti gli insetti che incontrerete.Un sentiero che conduce prima ad una nascosta laguna poi al fiume vi porterà ad avvistare numerose impronte di animali.All’ingresso del parco vi daranno tra i vari opuscoli anche quello per decifrare queste impronte.Di animali va detto che il parco ne sarebbe pieno,ma noi non scorgiamo praticamente nulla,in effetti viene specificato che la fauna è prevalentemente notturna.Dal primo punto di accesso,percorriamo poi un lungo giro in auto per arrivare a quota 1100m, dove si riesce a vivere rispetto alla situazione insetti.Da qui le viste si fanno più interessanti,con montagne totalmente coperte di ogni tipo di vegetazione,vegetazione che accomuna questa striscia di terra con tutto il sudamerica. Questa situazione si ripropone identica dal Venezuela a qui,ovviamente le nuvole fanno un tutt’uno con le cime del parco e l’umidità è ovvia.Visitamo nei paraggi una casa del mango,luogo dove una famiglia si è specializzata nella lavorazione del mango,ottenendone prodotti di tutti i tipi,poi riusciamo a vedere un albero del pane,di cui molto ho sentito parlare ma non ne avevo mai incontrato uno prima.Alcuni frutti sembrano grandi come cocomeri,ma devono essere di peso limitato visto che pendono tranquilli dai rami dell’albero.Ci viene garantito che il sapore del frutto ricorda l’ananas.Rientriamo seguendo un percorso che ci porta ad una terrazza panoramica su Jujuy,poi raggiungiamo il solito ostello dove per la serata è previsto un nuovo asado.Questa sera il prezzo è di 12p a testa,ma c’è talmente tanta carne che non riusciamo a terminarla tutta.Per quanto riguarda il bere basta dire di portare qualcosa che i ragazzi eseguono.La compagnia è fantastica ed ovviamente si finisce per andare a dormire a orari non propriamente in sintonia con quelli programmati per la mattina successiva.Vista la presenza,oltre alla nostra, di un veterinario spagnolo,anzi navarro, le solite numerossime ragazze di qui ci chiedono info sulle attuali situazioni europee in generale,ma è quasi triste accorgersi che loro spesso ne sanno più di noi.
Viaducto La Polvorilla, nel tragitto del Tren a Las Nubes
21° giorno
Siamo a Jujuy da 3 giorni ma non l’abbiamo mai vista.Così iniziamo ad esplorare il centro cittadino che sulle prime non sembra gran cosa.In piazza visitiamo il museo della polizia coi manichini dei poliziotti che fanno veramente ridere.Fa impressione notare le foto dei vari capi della polizia che si sono succeduti,provate a verificare quelli dal ‘76 all’83 per curiosità…. A fianco c’è la catedral e mentre siamo lì, incontriamo un gruppo cileno ed uno argentino che provano un gemellaggio (i rapporti tra le 2 popolazioni sono ancora molto freddi),poi raggiungiamo la Casa del Gobernator.E’ accessibile la sala de las banderas,dove una custode vi ragguaglierà sulla storia argentina e su come si è arrivati alla prima bandiera e di conseguenza a quella attuale e a quelle delle varie provincie.Quando ci parla della prima bandiera ufficiale argentina,le rammentiamo che anni prima a Sucre (Bolivia) ci avevano parlato della stessa bandiera a colori invertiti e là conversata.In effetti ci giustifica la cosa con un dettato del Gral. Belgrano in merito alle disposizione non definitiva dei colori ed alla doppia presenza di una “fantomatica” prima bandiera per salvarsi la sua spiegazione. Il balcone che da sulla piazza ha fatto la storia,essendo quello da cui Evita Peron pronunciò uno dei suoi più famosi e caldi discorsi,quello del detto “Tornerò e sarò milioni”. Ci imbattiamo anche nei preparativi della festa del sindacato CTA,dedicata a Che Guevara e a Tupac Amaru,coi colori biancocelste argentini ovunque.Da lì oltrepassando uno dei vari ponti si raggiunge il Mercado del sur.Si tratta di infinite bancarelle o negozietti nella zona prospicente l’orribile Terminal de Omnibus. Ci trovate di tutto,dai cappelli da gauchos alla Gϋemes agli strumenti musicali, dall’abbigliamento intimo alla maglia di Manu Ginobili (e qui dire che si è di Bologna dove Ginobili vinse tutto è un vantaggio!!) coi colori della nazionale argentina (18p). La visita merita,poi essendo per me l’ultima vera visita ne approfitto per fare un po’ di compere.Rientrati in ostello a prendere gli zaini iniziamo un lungo e triste giro di saluti.Nel pomeriggio un bus Andesmar ci porta verso un distributore di benzina nei dintorni di Gral. Gϋemes da dove un altro bus mi porterà a Mendoza. Marco scende invece a Tucuman,per lui l’avventura continua in direzione nordest,Chaco-Formosa-Corrientes-Misiones poi Brasile.Il biglietto di bus semicama da Jujuy a Santiago del Cile costa 192p, se optate per un bus cama si va sui 218p.Nel prezzo sono compresi merenda,cena e colazione.
Villaggio di Purmamarca, nell'omonima Quebrada
22° giorno
Arrivo a Mendoza dopo 19:30h,puntualissimo e di prima mattina.Ho 3 ore di attesa e ne approfitto per girare la città.La particolarità è quella di avere le piazze posizionate a forma del numero 5 del dado.Però di prima mattina pare di aggirarsi in un luogo deserto.Girando le varie piazza mi imbatto in un monumento in omaggio agli spagnoli,cosa assai singolare in questi luoghi.Ci sarebbe una terrazza che fa da mirador,ma al momento è in ristrutturazione così non ci si può accedere,si trova sopra all’ufficio turistico.Con un bus Tas Choapa (sempre di Andesmar) parto per Santiago. Il percorso per il confine sale dolce ma costante,ed ad un certo punto si apre una finestra naturale da dove si ammira la vetta dell’Aconcagua,la montagna più alta di tutte le americhe,6.962m. Si arriva al confine e lì inizia un’interminabile attesa. Tutti vengono fermati,fatte le velocissime registrazioni (a fianco c’è un ufficio di cambio valuta) bisogna far passare i bagagli di tutti ai raggi x,ed essendoci molti bus (oltre a macchine e moto,camion no perché vanno ad un altro accesso) la cosa porta via 3h.Bisogna anche mettersi in fila stile riconoscimento all’americana col foglietto di ingresso in mano, poi i controlli sono praticamente inesistente visto che tutti i foglietti dei passeggeri del bus vengono dati assieme al doganiere che ovviamente non distingue più nessuno.Il Paso de Libertadores è a 3.200m,poi inizia una discesa che a vedersi mette i brividi,ed in effetti più di una persona guardando il folle vuoto dal finestrino si sente male.Alle 20:30 di sera sono al terminal Alameda di Santiago,ero partito da Jujuy giusto 30:15h prima.La temperatura è ottima,non c’è nemmeno quell’umidità che invece a Buenos Aires appesantisce l’aria.Con la metro (350p)vado a cercare da dormire presso Hostal Casa Roja (5.700p,uso cucina ed internet gratis),un enorme ostello nel Barrio Brasil,una zona appena fuori dal centro ma molto comoda per tutti i collegamenti.Purtroppo il mio ristorante di fiducia(in 750 giorni è la terza volta che passo di qua), Las Vacas Gordas è chiuso così la tanto attesa parillada mi salta.In zona non c’è nulla di aperto,evidentemente la domenica sera non è giornata da ristorante,così finisco nei pressi del Hostal da La Pica de los Cuňados (2.440p)che è una empanaderias da asporto.Ci sarebbe una scelta di oltre 20 tipi di empanadas ma quando arrivo ne rimangono giusto 3 tipi…La cameriera,giovane e carinissima,si scusa mille volte e decide di farmi anche uno sconto visto che non ho potuto ordinare quello che preferivo.
Salar de Pocitos, incrociando i binari del Tren a Las Nubes
23° giorno
Ho già visto Santiago,ma un salto in bus (380p) alla Moneda è doveroso,giusto per vedere il luogo dov’è insediata la prima donna eletta dal voto popolare di tutto il suramerica,ovvero Michel Bachelet.Poi rientro verso el Hostal passando dalla zona bohemien di Concha y Toro,luogo pittoresco e particolare.Sono giusto 3 viuzze ed una piazzetta ma sembra difficile collocarlo in una città sudamericana.Mi riprendo lo zaino e raggiungo Plaza de Los Heroes,da dove partono i bus Centropuerto (1.200p,40’)per l’aereoporto.Questa è la maniera più economica per raggiungere l’aereoporto, altrimenti ci sono i bus della Turbus (1.800p) o i taxi,che dalla zona di Barrio Brasil (che è già in direzione aereoporto) costano indicativamente 7.000p. Al duty dell’aereoporto ci sono ottime offerte sui vini cileni,ma col regolamento ora in funzione nella comunità europea,negli USA ed in UK, lo si può portare a proprio rischio e pericolo.E’ possibile entrare col vino,ma se bisogna prendere una coincidenza ben difficilmente ve lo faranno passare.In pratica sarei potuto arrivare senza problemi a Madrid,ma da Madrid non avrei più potuto portarlo.Mi ha preso in giro anche la cassiera del duty per queste regole,visto che il terminal degli arrivi di Madrid fa parte dell’aereoporto come quello delle partenze, ma….(intanto poi nel parcheggio del medesimo aereoporto una bomba dell’Eta si era spazzata via 2 vite umane e tonnellate di cemento armato,mentre il mio vino sigillato poteva essere pericoloso!!!)
Il salar di Salinas Grande
24° giorno
Il ritardo in partenza da Santiago viene mantenuto anche all’arrivo a Madrid,così devo fare una gran corsa per passare dal nuovo terminal T4S (quello degli intercontinentali) al T4 dei voli continentali,controlli velocissimi compresi.Arrivo a Bologna (non si mangia a bordo,o volendo qualche panino pagandolo come 2 bife de chorizo a Salta!!)con 20’ di ritardo a causa della congestione dell’aereoporto di Madrid (Barrajas era grande prima della costruzione dei 2 terminal nuovi,ora è gigantesco), e dopo lunga e sfiduciosa attesa arriva anche lo zaino.Visto il poco tempo a disposizione immaginavo che gli inservienti di Madrid avrebbero faticato a far arrivare lo zaino,invece gli spagnoli continuano a stupire.La Spagna sta facendo passi da gigante in tutti i campi,anche l’efficienza aereoportuale lo conferma.A Bologna ci sono 8° quindi non incontro nemmeno uno sbalzo termico pazzesco,se non fosse che c’è una nebbiolina mista a pioggia schifosa e che alla 17 è già buio…….
Fenicotteri alla laguna Pozuelos
2 note di commento
Il viaggio si è svolto all’inizio dell’estate australe,quindi giornate lunghe gran caldo ma anche possibilità di piogge,che in alta quota possono facilmente trasformarsi in nevicate.Tutti i prezzi riportati,quando non specificato si intendono a persona.In Argentina la moneta corrente è il peso, un euro equivale circa a 4 pesos,in Cile vige il peso (ovviamente cileno)ed un euro equivale a circa 680 pesos. E’ sempre possibile prelevare con Cirrus/Maestro/Visa,e quasi ovunque (ed esclusione dei mercati) è possibile pagare con carta di credito senza tasse aggiuntive.Per gli spostamenti in bus c’è possibilità di scelta tra le infinite compagnie,qualsiasi spostamento su larga scale è coperto.Sembra strano ma un Rio Gallego-Jujuy (4.000km)lo trovate sempre,mentre per spostamenti tra piccoli puebliti diventa più complesso e bisogna appoggiarsi ai Remis (una sorta di taxi) oppure andare con agenzie di viaggi che vi personalizzeranno i vostri itinerari (ma questo comporta spese molto più elevate).Non cercate il “realismo magico” in Argentina,al massimo nei luoghi più remoti delle Ande,assieme al Cile questo è lo stato più avanzato di tutto il continente e forse anche per via delle discendenze europee di quasi tutti i suoi abitanti pare più uno stato europeo che sudamericano.La gente ha però ancora quel gusto di fermarsi a parlare di tutto che da noi è andato perduto.Fate però attenzione a parlare della famigerata Guerra Suzia con persone che abbiano più di 40 anni perché possono portarne ancora ferite aperte e grosse contraddizioni al loro interno perchè potrebbero aver sostenuto il golpe o servito l’esercito in quel periodo(quando fu cacciata Isabelita Peron i militari furono sostenuti dalla popolazione civile,non si verificò qui la situazione cilena), mentre i giovani universitari saranno contentissimi di parlarvi di quei fatti che vengono studiati nei loro programmi scolastici. Ad occhio,o parlando con la gente,il ricordo del crack di fine 2001,inizio 2002 è solo un ricordo od un monito per i futuri governi.Nel 2007 in Argentina ci saranno le elezioni,in tanti amano parlare di politica quindi lanciatevi pure in commenti e battute.Abbiamo notato che quelle sul ritorno di Menem sono solitamente molto amate soprattutto dai giovani.La classica è : ma perché vuole tornare Menem,ha già venduto tutto,cos’altro vi è rimasto da vendere?!
Incisore a Salinas Grande