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Marocco


1° giorno

Con volo Royal Air Maroc parto da Bologna destinazione Casablanca (3h), per problemi di congestione del traffico aereo ci muoviamo in ritardo ed arrivo con un’ora di ritardo, il servizio di bordo allieta il volo con pranzo dai sapori già marocchini. Dopo qualche dubbio sull’ora esatta del Marocco, l’ora legale è adottata ma non vale nel periodo del ramadan che è finito proprio in questo fine settimana, raggiungo velocemente la parte dei voli nazionali per un breve volo (40’) destinazione Marrakech, procedura lenta per entrare causa anche il contemporaneo giungere di più voli. Ritirati i bagagli che già stazionavano a bordo nastro, col transfert dell’agenzia siamo accompagnati ad un accesso della Medina dove in zona Riad Zitoun si trova il nostro alloggio, Mon Riad (200d compreso colazione, wi-fi e minipiscina, meglio grande vasca, attorno alla quale poter rinfrescare) dove prendiamo possesso di splendide camere dotate di aria condizionata fondamentale per poter abbattere il caldo intenso che non lascia le stanze nonostante la notte sia fresca e ventilata. Percorsi 8km, distanza aeroporto-entrata Medina.


Kasbah del Caid, Agdz


2° giorno

Abbondante colazione in riad e giornata dedicata alla visita di Marrakech, la principale attrattiva turistica del Marocco. Già di mattina fa caldo, ma a sentire i gestori del riad (una coppia italiana che gestisce pure una gelateria) l’annata è fresca, si balla da inizio estate sui 40° quando di solito i 50° si raggiungono. Vicino a noi sorge il palazzo Bahia (10d), sorta di piccola Alhambra che si apre su cortili freschi nei quali le decorazioni sono splendide in ogni dove, pavimenti, soffitti, pareti ecc…da qui attraversando la zona ebraica della Mellah raggiungiamo il palazzo El –Badi (10d) la cui caratteristica sono gli imponenti bastioni da cui godersi il panorama, sui quali nidifica un numero elevatissimo di cicogne per nulla disturbate da ritmi e rumori della città. Da qui con un percorso circolare la prossima tappa è uno dei luoghi più sacri della città, le Tombe dei Saaditi (10d), il cui accesso passa tra strettissimi vicoli per aprirsi al grande cortile con queste decorate tombe in ogni angolo. All’angolo sorge una moderna moschea della Kasbah, ma dopo una mattina intensa di visite puntiamo diretti alla Djemaa el-Fna, la celebre piazza del mercato attorniata da ristoranti e caffè in ogni dove. Il caldo eccessivo limita le presenze in piazza, durante il giorno la fanno da padroni gli incantatori di serpenti, i venditori di souvenir e i tanti banchetti che vendono frutta e spremute, tutti a combattere gli uni con gli altri gli stessi prodotti agli stessi prezzi, 4d per una spremuta, da provare per dissetarsi, togliendosi fin da subito le remore per i prodotti locali. Ora è tempo per inoltrarci, meglio perderci, nel celeberrimo Souq di Marrakech, non c’è un senso preciso dove vagare, basta andare a caso ed eventualmente chiedere, la quantità di mercanzia è impressionante, certo alla lunga è sovente la medesima e credere a tutti quelli che garantiscono che sia tutto fatto a mano fa ridere, ma anche questo è il fascino del Souq. Dato che qui ritorneremo e quindi potremo lasciare gli eventuali ad una prossima volta, continuiamo con le visite cercando di arrivare senza perderci alla splendida Medersa Ali ben Youssef (50d), probabilmente il luogo più incantato ed incantevole della città. Il cortile principale accoglie i visitatori e regala la vista del complesso che si specchia nella grande fontana, è possibile visitare le antiche camere degli studenti all’interno di un dedalo di piani e scale infinite, solo la moschea è preclusa a non islamici, ma poco male. Da qui, uscendo dalle mura in zona nord-ovest raggiungiamo una delle attrattive della città nuova, il Jardin Majorelle (50d), un paradiso botanico nel mezzo del deserto creato ad inizio del secolo scorso da Jacques Majorelle ed in seguito acquistato e sviluppato da Yves Saint-Laurent, da lui sistemato e donato alla città. Un po’ per volta ci siamo allegramente allontanati dal nostro riad ma poco male, antistante al giardino sosta un buon numero di taxi, dopo lunga e fruttuosa trattativa strappiamo un passaggio collettivo per 50d, risparmiandoci quasi un’ora di cammino così da rientrare in tempo per una doccia ed essere pronti ad affrontare una delle poche serate mondane del viaggio. Tappa nella piazza principale dove ci regaliamo un ristorante importante più per rimirare la folle animazione dall’alto che per il menù vero e proprio, la scelta cade sul Tac’in Marna (70d) e dopo aver rimirato e fotografato folla e fumi ci buttiamo anche noi nella baraonda, indescrivibile se non ci siete già passati. Poi per gli amanti della birra è concessa un’escursione tra i vicoli della Medina per raggiungere uno dei vari luoghi dove la proibitissima bevanda può essere venduta (nascosta in sacchi che ben poco lasciano all’immaginazione) e consumata, escursione non proprio facile da farsi in autonomia, meglio se guidati da qualcuno del posto.


Marrakech, piazza Djemaa el-Fna di sera, tra i suoi numerosissimi ristoranti


3° giorno

Colazione di buon mattina in riad e poi caricati gli zaini si parte col pulmino a disposizione verso gli Alti Atlanti. Attraversiamo la Zat Valley verso il passo Tizi n’ Tichka da cui prendiamo per Telouet dove sorge la Kasbah dei Glaoui (20d, trattabili) costruita in mattoni rossi di fango. Avventuratevi fino al tetto dove si scruta il panorama della vallata ma anche decorazioni di coppi verdi tipici, non ci sono segnalazioni, la conservazione non è al massimo ma con un po’ di attenzione nel muoversi lo spettacolo è garantito. Nei paraggi sorge qualche ristorante per ristorarsi o riprendersi dal caldo, la via principale sterrata è battuta dal mezzo più comune, l’asino. Da qui continuiamo per una delle mete più scenografiche del paese, teatro di posa per più opere cinematografiche, la kasbah patrimonio dell’Unesco di Aït-Benhaddou, sorta nell’XI secolo. L’imponente Kasbah sorge sulla pendice di una collina dolcemente appoggiata ad un uadi con le palme a custodirne l’entrata, insomma non fosse vera parrebbe finta! Dopo aver lasciato gli zaini all’antistante riad Maktoub (200d con cena, colazione, wi-fi e piscina), rinfrescati con un tuffo in piscina è tempo per visitare la kasbah (10d) risalendo pian piano le varie costruzioni ancora in parte abitate fino alla sommità da cui rimirare lo scenario unico ed incredibile. Da un lato le montagne che si mischiano al deserto, dall’altra la grande ed imponente kasbah, si fa sera e si attende il tramonto dalla vetta. Per cena affrontiamo il primo tajine, specialità locale che deve il nome alla forma del contenitore in cui viene cotto solitamente il pollo accompagnato da svariati tipi di verdura, a mio personalissimo giudizio non questa prelibatezza per cui è spacciato ma ammetto di non amare il pollo. Dalla terrazza del riad cerchiamo di prendere un po’ di fresco anche se in realtà non ne scorgiamo traccia. Percorsi 206km.


Marrakech, mercato di strada


4° giorno

Colazione nel riad e partenza con sosta volante agli studio’s di Skoura, ma la prima tappa vera e propria è presso la Kasbah di Amridil (20d), più che una kasbah un museo della civiltà del XVI secolo perfettamente conservato. Una guida che sciorina un italiano invidiabile racconta vita morte e miracoli del luogo perfettamente conservato, kasbah raffigurata sulla cartamoneta da 50d. Da qui si prosegue per la gola del Dadés punteggiata da palmeti rigogliosi, facendo tappa per un te alla menta che diventa un tutt’uno col territorio, con meta finale presso Todra Gorge. Questa gola dalle elevatissime pareti rosa si presta meglio ad una visita di mattina, così dopo aver preso possesso di un alloggio al Dar Ayour (200d con cena, colazione, wi-fi e piscina anche se inutilizzata per questioni di tempo) partiamo subito per una piccola escursione del luogo passando per il palmeto ed i campi coltivati dove principalmente le donne lavorano la terra e trasportano enormi covoni sulla testa mentre gli uomini sono più propensi a discutere dei destini del mondo al bar sorseggiando deliziosi te alla menta. Attraversando il piccolo fiume si può visitare la kasbah locale, decadente e non paragonabile a quelle viste di recente ma con un fascino maggiore dato dalla mancanza di avventori e dal mistero che pervade ogni passaggio, poco illuminato e pieno di sinistri rumori. Per cena oltre alle solite insalate abbondantissime spiedini misti, pollo ed una carne che dal colore assomiglia al manzo, ma molto più gommosa, che si rivelerà dromedario, di difficile digestione. Dalla terrazza dell’hotel, un toboga di scale che si dipana sul palmeto, ci godiamo la nottata particolarmente calda anche perché qui nel mezzo delle gole le camere non sono dotate di aria condizionata ed il caldo la fa da padrone. Percorsi 238km.


Telouet, Kasbah dei Glaoui

5° giorno

Colazione all’alba in hotel e poi a piedi raggiungiamo le gole del Todra quando i colori sono al meglio e le bancarelle dei souvenir ancora chiuse perché la ressa dei turisti non è ancora giunta. Lottando contro la difficile digestione del dromedario percorro la piccola strada che si snoda tra le elevatissime pareti di roccia rosa come un viandante alle porte del tempio, a parte qualche avventuriero che ha passato la notte in tenda nell’uadi non c’è nessuno e l’impressione di essere un microbo tra i giganti prende corpo. Arrivati al lato opposto si dipanano sentieri che porterebbero alla sommità della gola, viste le condizioni non così brillanti evito di andare a cerca guai e mi godo il lento ritorno tra queste pareti gigantesche che pian piano prendono vita quando i venditori iniziano a sistemare i precari negozietti volanti. Da qui partiamo spediti in direzione est con rapida sosta per i graffiti rupestri a Erfoud e stop a Rissani per visita quanto mai gradita dall’autista al santuario Zawiya Moulay ali ash-Sharif, fondatore della dinastia alawita. Santuario di recente costruzione che regala al suo interno il fresco del cortile in una zona particolarmente calda, ma in realtà la vera meta di giornata sarà Merzouga e finalmente il deserto vero e proprio con le dune di sabbia. A Merzouga, avamposto marocchino verso l’Algeria, si fa tappa per intraprendere le piste del deserto, ci appoggiamo presso Kasbah Le Tourism dove sistemare gli zaini con lo stretto necessario per il deserto e poi secondo la scelta si parte per l’Erg Chebbi, il deserto di dune. L’opzione può essere a dorso di dromedario (circa 1h) oppure in jeep (15’), in entrambi i modi si raggiunge un campo tendato dove passare la notte ammirando tramonto e alba nel mezzo del nulla, anche se va detto che il campo è attrezzatissimo, per chi è abituato al deserto pare di essere in un hotel vero e proprio dove si è serviti e riveriti con tanto di servizi igienici funzionanti (date le temperature in pratica solo acqua calda), letti veri e propri da poter disporre all’aperto perché all’interno delle tende berbere il caldo è soffocante, la cena è servita come se fossimo in riad e quindi rimane il tempo per gustarsi la notte stellata in tranquillità. Nonostante ci troviamo in un erg (che significa deserto di sabbia) senza rocce che trattengano il calore la notte la temperatura non abbandona di molto i 30°, l’unico inconveniente è il vento che porta sabbia in ogni dove con qualche problema di troppo agli apparati fotografici, zoom in primis. Finisco di litigare definitivamente col dromedario e cerco di sistemare lo stomaco con del riso in bianco, soluzione risolutiva anche se non appetitosa con quanto ci sarebbe a disposizione anche qui nel mezzo del nulla. Percorsi 230km.


Kasbah di Aït-Benhaddou, patrimonio Unesco


6° giorno

Sveglia puntata prima delle 6 per non mancare l’alba magica del deserto, si sale sulle dune e si rimira il sorgere del sole guardando laggiù verso l’Algeria ed ancora più in là, lungo quel percorso che in 51 giorni porta (meglio, portava) a dorso di dromedario verso l’antica città carovaniera di Tombouctou ora posta nel controverso Mali, ma anche il sud dell’Algeria non può più dirsi tranquillo come lo trovai a fine 2008. Terminato lo spettacolo è già ora di rientrare verso la Kasbah Le Tourism di Merzouga dove abbiamo a disposizione una stanza per lavarci e sistemarci (all’ultimo piano, per chi avesse intenzione di passarci la notte segnalo il caldo impossibile) e dove ci lanciamo in una sontuosa colazione a bordo piscina (causa tempi inutilizzabile). Il costo dell’appoggio presso questa struttura è "trattabile" a seconda dei partecipanti tra i 50 e 100d. Rientriamo a Rissani dove visitiamo un Ksar gestito da un intraprendente locale (ex giocatore di basket con nel palmares 12 presenza in nazionale) che ci illustra ogni dettaglio del posto da generazioni appartenente alla sua dinastia e che chiede al termine una cospicua offerta per la ristrutturazione per poi immergerci nei costumi locali che oggi cadono nel mercato del bestiame. Divisi in separate sedi si trovano gli spazi per gli asini, le pecore, le capre oltre al solito souq dove le spezie la fanno da padrona, la cosa più caratteristica è però il parcheggio dei visitatori, un grande spazio dove ognuno lascia al custode il proprio asino che viene parcheggiato in precisi posti designati. Già, qui il mezzo per muoversi è proprio l’asino, mentre la mitica R4 che ha fatto la storia delle strade marocchine è rappresentata su di un piedistallo al primo luogo di ristoro della strada che conduce verso N’Kob e successivamente di nuovo a est verso il deserto a Zagora, dove giungiamo non prima di aver rimirato dall’alto la sua celebre palmeraia. Facciamo tappa al Zagora Hotel Palmerie (150d con cena e colazione, wi-fi, piscina a disposizione), la temperatura al nostro arrivo quando il sole non ha ancora salutato il giorno è piuttosto elevata (oltre 40°) tanto che per asciugare il bucato bastano pochi minuti. Cenato alla maniera tradizionale che mischia tajine a couscous solitamente con verdure o pollo, approfittiamo della serata cittadina per una vasca lungo l’imponente via che rappresenta la città, alle spalle delle costruzioni che vi si affacciano compare il nulla, o meglio il deserto. Senza tirar tardi è possibile far serata in uno dei tanti caffè che sorgono sulla via, certo si viene guardati con curiosità, i prezzi sono alquanto contenuti, tra immancabili tè alla menta, caffè o bibite si sta tra i 4 e 7d. Ovviamente di alcol nessun traccia. Percorsi 347km.

Le dune a Tinfou


7° giorno

Colazione in hotel con sorpresa, presenza di croissant e pain au chocolat nemmeno fossimo nel cuore del quartiere latino, partiamo in direzione sud-est con sosta a Tamegroute per visitare la Zawiya Nassiriyya, celebre biblioteca all’interno della medersa coranica. Nell’attesa che ci aprano la biblioteca visitiamo l’adiacente ksar immergendoci nei suoi vicoli alcuni dei quali coperti e di dimensioni minime per finire ad una fabbrica di mattoni e souvenir, la Cooperatve des Poiters, celebre perché proprio sul retro della fabbrica è posta la rappresentazione della traversata a doro di dromedario verso Tombouctou. Quando rientriamo alla biblioteca ci attende un imam che con un francese particolarmente fluente e velocissimo espone in meno di 15’ tutta la storia degli oltre 4.000 volumi presenti, dalle scienze alle religioni. Tinfou è vicina, come non far tappa alle sue dune per una veloce ascensione alla vetta dove spaziare verso il mare di sabbia giallo? Scalare queste dune è un piacere, certo pare un parco giochi più che un vero e proprio deserto ma è tutto originale ed autentico. Risaliamo la valle del Dràa conosciuta per le vaste produzioni di datteri che scorgiamo ovunque in quantità impressionanti, per concederci uno stop a Agdz. L’autista ci scarica nel centro città per andarsene a pranzare nel solito ristorante di un conoscente, noi prendiamo un tre ruote e caricati sul retro (20d per il trasporto) ci facciamo accompagnare alla Kasbah del Caïd (trattati 15d) per una visita con guida. L’antica costruzione è molto suggestiva, il dedalo di scale e piccole stanze regala viste che coi giochi di luce si fanno interessanti, così come i racconti delle guide che non mancano di segnalare la lunga presenza in questo luogo di Brad Pitt e Cate Blanchett al tempo del film Babel, qui girato. Lungo il percorso nei dintorni del villaggio di Siroua abbiamo tempo per una visita ad una cooperativa tessile che produce gli immancabili tappeti ma che offre anche un delizioso tè alla menta, forse la cosa migliore del posto perso e dimenticato dove 2 ragazzini di Marrakech sono stati mandati a passare le vacanze dai nonni, non propriamente felici alla lunga del regalo ricevuto. La meta serale è lontana, direzione sud nel mezzo del nulla, passato l’avamposto di Foum Zguid troviamo l’hotel Bab Rimal (320d con cena, colazione favolosa piscina ma niente wi-fi). Siamo nel mezzo del nulla, un caldo che cuoce anche quando il sole ha già fatto capolino, questa volta impossibile non approfittare della piscina, fa però impressione essere in una vera e propria cattedrale nel deserto senza nessuna presenza. La cena è particolarmente ricca e servita a bordo piscina, dove passiamo la serata e parte della nottata visto che i bungalow a disposizione emanano un caldo invivibile, nonostante sia belli e caratteristici. Percorsi 323km.


Mercato a Rissani


8° giorno

Ritmi lenti da queste parti, ci presentiamo prima noi per colazione che gli inservienti per prepararla nonostante fossimo stati indirizzati da loro, superata questa prova si parte con sosta a Tissint (significa sale in lingua locale) presso le cascate che assomigliano più ad un orrido che a cascate vere e proprie utilizzate dalle gente locali come lavanderia a cielo aperto. Il vento che porta in circolo la sabbia del deserto dona un aspetto giallognolo a tutto l’orizzonte mentre il caldo monta veloce e inesorabile. Giungiamo a Tata che presenta una larga ed anonima periferia destinata alle tante famiglie dei militari di stanza qui, per passare alla grande palmeraia attraversata la quale saliamo, non senza difficoltà nel trovare la via, al bianco marabut, un mausoleo che domina la città. Scesi al centro facciamo tappa al decadente caffè Clichy che serve un corroborante tè alla menta con stoviglie preziosissime (5d) e qui cerchiamo una guida che ci possa condurre ai graffiti rupestri della zona, i più celebri del Marocco. Trovata la guida (250d compreso il taxi che dovrà cercarsi per il rientro in città) veniamo indirizzati verso gli antichi graffiti di Oum el-Alek. Scendiamo dal mezzo che sosta al di sotto dell’antico argine del uadi, la temperatura sorpassa senza timidezza i 50°, l’ascesa non è difficile ma il caldo si fa sentire, solo sulla cresta si respira e lì, seguendo attentamente le indicazioni della guida scorgiamo innumerevoli graffiti raffiguranti i più svariati animali, alcuni identificabili altri probabilmente estinti. Le bottiglie di acqua che provvidenzialmente si era portato appresso non servivano per evitare qualche svenimento ma per rendere meglio visibili le incisioni. Questo punto è la rappresentazione estrema del deserto, miraggi tutto attorno, un sole che acceca ma tanti piccoli ritrovamenti che affascinano alla vista, o lo ami o lo odi, qui le mezze misure sono impossibili. Il caldo accumulato lungo il camminamento sulla cresta lo si sconta una volta risaliti sul pulmino, dobbiamo affrontare alcune piccole salite e quindi l’aria condizionata non è sfruttabile se non al minimo, fortunatamente torna utile una bottiglia di acqua gelata che sistemata sul poggiatesta irrora fresco dal collo in ogni dove. Serve avere al seguito tanta acqua, per ogni minuto di cammino in questo luogo occorre ripristinare quanto prima i liquidi. Rientriamo nella civiltà verso Akka con sosta per l’ennesimo tè alla menta e saluti alla guida, da qui prendiamo l’ennesima via verso il nulla per far tappa nei paraggi di Icht al Borj presso lo splendido hotel Biramane. Avevamo fissato tende berbere per risparmiare, ma il caldo le rende di fatto inaffrontabili, così paghiamo la differenza e prendiamo possesso di stanze che assomigliano a miniappartamenti nel deserto dotate di ogni confort. Il posto è gestito da francesi, è possibile finire la giornata in piscina con idromassaggio serviti di bevande, birra e vino compresi. Nel mezzo del nulla attendiamo la cena tipica marocchina ma dai gusti occidentali con preziosissime portate nel caldo della sera (350d con cena e colazione, piscina e wi-fi, sì, anche qui nel niente più niente) scambiandoci impressioni con altri viandanti stranieri, situazione fino ad ora mai occorsa. Percorsi 333km.


Palmeraia a Zagora


9° giorno

Colazione in hotel e partenza verso Bouzakarne anonima cittadina contraddistinta da un colorito mercato lungo la strada principale, donne vestite al modo tradizionale arabo che paiono arrivate dirette dalla Mauritania piuttosto che quelle incontrate fino ad ora in Marocco, angurie su tutto e tutti, anche se la parte del leone la fanno le tante macellerie dove teste di dromedario mozzate fanno a gara con quelle di capre e pecore. Ma in vendita su di un banchetto mobile c’è anche una quantità industriale di menta, la preziosissima menta che non può mancare in nessun tè, consumata in maniera così corposa che deve essere importata per soddisfare le ingenti richieste. Luogo mai citato ma piccolo ed interessante spaccato della dura vita del sud del paese. La tappa seguente si trova ancora più a sud, Guelmine, ad un passo da quel confine conteso che viene identificato come territorio del Sahara Occidentale, per i marocchini roba loro. La prima visita è al mercato dei dromedari, oggi non così affollato perché non giornata di punta, ma comunque presenti circa una cinquantina di animali pronti per essere acquistati, scambiati o semplicemente osservati per affari futuri, usciti da qui visitiamo il centro città immergendoci nelle vie del mercato molto ampio che mischia prodotti alimentari a tutto il resto, con una quantità incredibile di abiti tutti identici, che vengano realizzati a mano come ogni venditore è pronto a giurare vien dura da credere, l’invasione cinese è qui ben presente. Sosta al bar sport per il solito ed ormai immancabile tè alla menta (6d), bar tradizionale dove come quasi ovunque sosta una quantità numerosa di avventori che non consumano praticamente nulla, situazione classica soprattutto nel sud del paese. Del resto qui fa particolarmente caldo, meglio starsene all’ombra al bar, anche senza consumare nulla. Ed infine si parte per il mare a Sidi Ifni, antica enclave spagnola, ceduta al Marocco solamente nel 1969, dove troviamo alloggio presso Logis La Marine, gestito da un marocchino inventore di giochi di società ma la proprietà è di una compagnia belga. Gestione familiare che più non si può, camere piccole fa confortevoli dotate di ogni cosa compresa una importante coperta, già perché dopo aver sofferto il caldo appena arrivati al mare questo scompare. Sidi Ifni è costruita sulla parte alta della collina, edifici in stile coloniale bianco ed azzurro, pare più Caribe che Marocco, dall’alto si domina un mare scuro ed agitato frequentato solo in un’unica posizione e controllato dai bagnini locali, la temperatura ed il vento ne sconsigliano l’immersione, i numerosi surfisti dimostrano che la condizione ideale per loro rende difficile quella per gli abituè della riviera adriatica…Scesi in spiaggia perlustriamo la costa in direzione nord oltrepassando la montagna, lo scenario è bello ed inquietante, occorre fare bene i conti con le maree per non trovarsi in un punto isolato e non più raggiungibile, ma la lunga passeggiata è valsa la pena, al rientro ci spingiamo verso il porto per risalire in prossimità del centro cittadino dove sorge nella zona dell’ex aeroporto il mercato. Più interessante il mercato alimentare dove si possono gustare ottime prelibatezze, alcune frittelle deliziose costano 1d. Rientrati in hotel ci godiamo il tramonto dalla terrazza che da sul mare laggiù colorato di giallo col vento che inizia a farsi sentire. Per cena il gestore ci propone di affidarsi alla sua fantasia culinaria che qui significa pesce dell’oceano, svetta su tutto uno sparago delizioso, ma tutta la cena è degna di nota. Il costo del pernotto (compreso di colazione, wi-fi e servizio lavanderia, con possibilità di cambiare le più svariate monete a ottimi valori) è di 220d, la cena è trattabile, spuntato un 100d compreso di tutto. La sera ci immergiamo nella movida lungo il sentiero che corre sulla spiaggia e delimita l’area dei camper, la vita pulsa qui, un andirivieni di giovani tra posti dove bere ed improvvisare qualche ballo, siamo oggetto di curiosità ma oltre a quello nessun disturbo, anzi finiamo per animare noi qualche locale con pretese da balera sulla spiaggia, unico problema è che occorre essere particolarmente coperti data la temperatura che mista al vento fa dimenticare in un battito di ciglia il caldo dei giorni passati. A tarda notte fa piacere coricarsi sotto ad un elevato strato di coperte e panni, chi l’avrebbe mai immaginato. Percorsi 205km.


Rissani, parcheggio mezzi di locomozione a 4 arti motrici

10° giorno

Dopo esserci gustati una ricca colazione partiamo per un’escursione a Mirlef poco più a nord lungo la costa, cittadina che oggi propone un vasto mercato per poi rientrare fermandoci a Legzira Plage, probabilmente la spiaggia più celebre del paese non fosse per gli enormi archi che la contraddistinguono. Ovviamente il posto è intasato di gente, la piccola strada che si dirige verso la zona alta è difficile da percorrere col nostro pulmino, dopo numerose manovre optiamo per continuare a piedi fissando un ora ed un luogo di ritrovo per il rientro, gli archi sono visibili appena si mette piede in spiaggia in direzione sud, non sembrano nemmeno imponenti fino a quando non si decide di avviarsi verso il primo al quale non si giunge mai. La prospettiva inganna e pian piano ci si rende conto dell’imponenza e dell’enorme lavoro compiuto dall’acqua e dal vento per modellarlo, quando si arriva al primo si scorge anche il secondo, ed essendo meno frequentato non si può non raggiungerlo. Il bello è che arrivati qui si scorge ancora oltre una specie di grotta ed allora si continua fino a quando la formazione rocciosa non si fa padrona assoluta del territorio bloccando del tutto il passaggio. Ma proprio qui dentro c’è un piccolo pertugio, una specie di terzo arco e così in un’immagine sola se ne intravvedono ben 3, all’interno di questo quando un’onda di dimensioni maggiori si infrange pare di essere nel mezzo di un terremoto, la natura padrona assoluta del luogo. Lentamente si rientra anche perché la giornata è coperta, impareremo che qui fino a metà pomeriggio è sempre così per aprirsi verso sera cogliendo ogni volta tramonti mozzafiato. Ritorniamo a Sidi Ifni dove passiamo una seconda notte per intraprendere un giro perlustrativo del luogo che emana un fascino trasandato di tempi che furono. Nel centro di piazza Hassan II (già piazza di Spagna che poi è il nome con cui i locali la identificano) mentre provo a capire a che guerra faccia riferimento la lapide posta al centro, un anziano del posto mi si avvicina e comprendendo che parlo spagnolo si lancia in ricordi infiniti, narrandomi storie e guerre citando orgoglioso come negli anni ’60 lui era sempre presente proprio in questa piazza alle adunate che venivano salutate dalla presenza del caudillo Franco. Quando provo ad intervenire per spegnere il suo panegirico capisco che non è tanto la figura di Franco che lo esaltava quanto l’appartenenza ad un mondo ritenuto molto più evoluto e riconosciuto a livello mondiale a dargli questa carica ed anche il solo parlare con me lo rende felicissimo del poter espletare tale "onorificenza". Dopo aver testato una pizza locale nemmeno male da Eddib (35d) ci concediamo una sosta di relax dalla nostra terrazza per rimirarci l’ennesimo tramonto che come immaginabile avviene quando le nuvole se ne sono scappate. Per cena testiamo un ristorante locale, Mar Pequeño (125d), qualità buona ma tempi di attesa interminabili anche perché con un solo fuoco dove preparare qualsiasi richiesta si fa lunga. Arriviamo allo struscio serale già sul tardi, locali che iniziano a chiudere e freddo imperante, la movida ha già salutato la compagnia. Percorsi 60km.


Vista di Essaouira dalla Skala du Port


11° giorno

Colazione in hotel e dopo saluti come fossimo bambini che lasciano la casa materna per la colonia estiva partiamo in direzione nord con prima sosta a Tiznit, antica città fortificata già sede di un importante mercato di gioielli d’argento della popolazione berbera. Buona parte delle antiche costruzioni sono in ristrutturazione così non è possibile visitare la grande moschea e le antiche mura sono visibili ma non percorribili, ci facciamo un veloce giro del souq dove svettano le botteghe artigianali per la realizzazioni di sandali e borse, il marchio (a dire loro originale) di Louis Vitton svetta immancabile in ogni magazzino. Il mercato locale è animato ma quello che manca, o è presente in numero limitato, è l’argenteria berbera, che si trova qui come in ogni altro luogo del Marocco. Dopo l’immancabile tè alla menta gustato in un bar pieno di genti locali solitamente molto abili nel captare quello dove un alito di vento rallegra la permanenza, ripartiamo verso i monti dell’Anti Atlas con strada che si inerpica, caldo torrido ma viste splendide con sosta più per raffreddare il motore che altro al Col de Kerdous dominato da un ksar rimesso a nuovo e trasformato in hotel di prestigio. Tafraute ci attende nel mezzo delle montagne ma prima di arrivare c’è la visione del cappello di Napoleone, una grande montagna che il vento ha lavorato ad immagine del copricapo del celebre corso. Occorre trovare l’angolo giusto per apprezzare ed identificare tale forma, ma se non sarà il cappello di Napoleone ad impressionare la visione delle attigue montagne non è da meno. Tafraute, tappa finale della nostra giornata dista pochi km, arrivati prendiamo possesso dell’hotel Salama (110d senza però cena&colazione, disponibili wi-fi e terrazza panoramica dove gustarsi il tramonto dell’Anti Atlas) ma l’obiettivo è recuperare un mezzo adeguato per raggiungere le pietre blu, grandi massi che l’artista belga Jean Verame dipinse appunto di blu nel lontano 1984. Dopo lunga trattativa troviamo un taxista disponibile a stiparci in numero adeguato all’interno del suo mezzo per questa escursione (150d fino a 8 persone), si prende verso sud-ovest lungo la R104, passati circa 3km si lascia l’asfalto per salire le dolci montagne e ad un certo punto questi enormi massi blu si fanno padroni della zona. Quello che pareva più una boutade d’artista si rivela invece un’idea avvincente, sarà per la totale mancanza di avventori, i contrasti che le colorazioni accostano, odori e luci ma questa vallata rende bene quell’idea di luogo di energia terrestre per il quale viene identificato. Capiamo perché il taxista era così titubante sui tempi, la distanza è minima ma una volta sul posto non ci stacchiamo più immergendoci nell’energia positiva che emana, così ci presta perfino l’auto da posizionare comoda per scatti prolungati e da tempi lentissimi. A quel punto ci porta a zonzo per i dintorni e rientriamo a Tafraoute giusto in tempo per il tramonto con montagne che sembrano prender fuoco. Per cena su consiglio di genti locali ci dirigiamo al rest. La Kasbah (100d) dove poter gustare qualche piatto differente dai soliti couscous e tajine e per gli avventori dell’alcol ci sono scelte diverse dal solito, tra vino e birra (solo calda). Percorsi 211km.


Edifici coloniali a Sidi Ifni


12° giorno

Colazione al bar Atlas (25d) poi prendiamo la via delle montagne dove si alternato antichi villaggi con ksar più o meno interessanti come ad Argd e viste che spaziano per valli lontane con la bella notizia per me che lo zoom della macchina fotografica ritorna a funzionare dopo grandi problemi causati dalla sabbia del deserto. Siamo in montagna ma il caldo anche di mattina è già intenso, Sidi Ifni un lontano ricordo. Prima di entrare a Tiote sorge l’antica Kasbah di Alì Baba, o meglio la kasbah che fece da scenario per l’omologo film di produzione francese. Ora il complesso è trasformato in grande ristorante mentre sul retro la ristrutturazione non è ancora arrivata e si gira tra ruderi ed animali come quelle capre che salgono sugli alberi così caratteristiche della zona, visibile in lungo e largo. Giungiamo in anticipo a Taroudannt nella valle del Souss dopo una breve sosta ad una cooperativa locale che lavora l’Argania spinosa, magico albero da cui si estrae l’argan per l’olio utilizzato sia per cosmetici che per usi alimentari, fonte di sostentamento per larga parte degli abitanti del sud del Marocco. La nostra sistemazione fissata in precedenza è fuori città nel villaggio di Nouayl, lo splendido Riad El Aissi (300d con cena&colazione, wi-fi, piscina favolosa con tanto di servizio bar compreso a bordo vasca) nel quale ci riprendiamo immediatamente in piscina. Visitiamo la città celebre per i bastioni che la circondano per ben 7,5km dei quali vale la pena visitare le porte principali scegliendo bene gli orari per godere dell’illuminazione migliore. La kasbah è il solito vivacissimo mercato immancabile in una città di queste dimensioni, il caldo non lascia tregua, si cercano i vicoli più stretti per non cuocersi prendendo spunto dalla gente del posto bravissima nel posizionarsi al dolce far nulla di un tè alla menta nei posti migliori. All’interno della città il taxi più utilizzato è il calesse, i piccoli taxi che percorrono il centro città non si avventurano fuori dalla mura, ma all’uscita della porta a sud staziona un numero impensabile di taxi, con gli autisti trattiamo una corsa verso il riad x 50d dove terminare la giornata nel fresco della piscina in attesa della cena servita nel giardino. Qui l’escursione termica è maggiore e finiamo i racconti serali con la necessità di recuperare una felpa. Percorsi 240km.


Mirlef, pausa nella giornata di mercato

13° giorno

Sveglia tra le nebbie, nemmeno fossimo in un romanzo di Simenon, nebbie che scompaiono appena saliamo verso Ait Baha ma che ritornano quando giungiamo ad Agadir alla quale dedichiamo un veloce passaggio sul lungomare ed un giro alla kasbah sulla collina dove i dromedari sono avvolti tra le brume di una mattinata uggiosa. Agadir non si differenzia di molto dai classici luoghi di mare a forte incremento turistico massificato, colate di cemento sottoforma di hotel e casino per un divertimento omologato, riprendiamo il nostro mezzo e puntiamo verso la città degli hippy, centro culturale della nazione, la Saint Malo del Marocco, ovvero Essauoira. Chiaro che la città pulluli di gente, non solo i tanti turisti stranieri passano da qui ma anche i tanti locali e la priorità è trovare una sistemazione per le 2 notti che vi trascorreremo. La soluzione la troviamo affidandoci ai facchini che fanno la spola dentro-fuori dalle mura coi loro carretti, troviamo posto al Riad E. Wind Palace (200d con colazione in terrazza panoramica e wi-fi compresi, oltre a spa interne a pagamento) situato sulla via principale del centro fortificato. La città colpisce positivamente fin da subito, certo occorre convivere con una quantità di persone elevatissima, ma poco male, la sola visione dei bastioni tali e quali a quelli della città bretone è qualcosa di fuori luogo ed affascinante soprattutto col contrasto delle costruzioni tipicamente bianche di qui. Avendo quasi 2 giorni a disposizione c’è la possibilità di vagare a piacimento anche se prima della chiusura della Skala du Port (10d, chiusura ora 17) un salto è da farsi, la più celebre vista sulla città e sui bastioni dal foro della fortificazione non lascia indifferenti. Ma è tutto il complesso a destare meraviglia, la vista sul porto con le innumerevoli imbarcazioni piccole ed azzurre incanta, i pescatori che sistemano le rosse reti paiono un effetto cromatico degno del miglior Photoshop, i cannoni, i pertugi, la roccaforte, insomma questo è un luogo non da perdere per godersi la vista della città non fosse per un vento stile bora triestina. Caratteristici anche i tanti banchetti di pesce in vendita in "taglie" oceaniche inedite ai più. Sempre da queste parti tanti piccoli ristorantini volanti sono sempre operativi con pesce fresco esposto all’ingresso opzionabile a piacimento dopo lunghe trattative riguardo ai costi. Dopo aver vagato nella zona della medina con passaggi sotterranei ed esserci riscaldati con un quanto mai prezioso tè caliente è già ora di identificare un ristorante e data la temperatura possibilmente al chiuso. Non è tanto il fresco della sera che colpisce quanto il vento, lo spettacolo dei numerosi gabbiani che si librano in cielo lo testimonia, così dopo trattative di un certo peso facciamo serata in un piccolo rist. della zona a fianco del mercato del pesce (sono numerosissimi, con prodotti analoghi, si finisce per scegliere in base alla simpatia dei gestori) dove ci gustiamo più prodotti dell’oceano con ottimi risultati (150d). Sazi ed appagati c’è tempo per rigirarsi vicoli, gallerie e caffè come fossimo in una qualsiasi città, abitudine persa da tempo visti i nostri pernotti desertici. Percorsi 349km.


Essaouira, il porto


14° giorno

Splendida colazione dalla terrazza dell’hotel che regala una vista a 360°, poi con tutta la giornata a disposizione c’è tempo per visitare, fare acquisti (e qui c’è l’imbarazzo della scelta) e pure per una puntatina in spiaggia in un attimo di vento calante. I bastioni che corrono dalla Skala de la Kasbah alla Skala del la Ville sono visitabili come il punto di vedetta dove però il vento è fortissimo, al di sotto di questi si aprono infinite botteghe dove si può trovare di tutto, dai prodotti di alto artigianato e piccole opera d’arte a montagne di manufatti che difficilmente sfuggono al made in China vista le ripetitività, la quantità ed il costo esiguo. Anche nelle migliori botteghe artigianali è possibile trattare in modo incredibile, con sapienza, tempo e faccia tosta praticamente ovunque abbiamo strappato quello voluto al nostro prezzo, a volte addirittura sotto a quanto ci pareva insensato. Se sulle prime pare sembrare un brutto modo di fare alla fine sono spesso i negozianti che in gara col cliente "competente" non smettono di controbattere, quindi niente paura. Se alcune zone appaiono eccessivamente commerciali e banali in altre, come nella zona delle vie coperte della medina si possono trovare piccole e preziose chicche. La giornata si può spezzare a piacimento visto che ovunque si può bere e mangiare, come cibo mi faccio tentare da un sostanziosa crepe salata (da 15 a 30d a seconda dell’imbottitura), di bar in bar, negozio in negozio, dal porto ai bastioni abbiamo pure tempo per una toccata della spiaggia che oggi è vivibile col vento non protagonista e dove contrariamente a quanto si pensi gli usi e costumi delle donne indigene non distano poi troppo dalle occidentali, segno di una certa tolleranza della popolazione. La città storica però richiama tutte le attenzioni, nella zona della Mellah trovo il per me ormai obbligatorio spaccio di All-stars (100d) nel quale non posso non cadere, cortili pieni di ogni mercanzia dove finiamo per perderci e rientrare da un passaggio fuori dai bastioni. Dalla terrazza del riad il tramonto ha un suo perché, qualche scatto in più è dovuto. L’appuntamento serale fissato in anticipo è presso un ristorante sul porto a bordo mare che ci è stato caldamente consigliato, forse troppo pretenzioso e poco battuto anche se la qualità non lascia a desiderare ed il prezzo non varia di molto dalle bancarelle di pesce nella zona antistante. Rest. du Port Le Coquillage (130d), rientriamo in città attraversando Place Orson Welles (a lui dedicata perché vi girò l’Otello), uno dei grandi artisti che fecero per qualche tempo tappa qui, come Jimi Hendrix e c’è chi sostiene di aver incontrato pure Bob Dylan, per passare la serata tra voci, odori, genti e musiche, il tutto mischiato dal vento che mai abbandona la città, definita appunto la città del vento africana.


Bouzakarne, in macelleria


15° giorno

Colazione in terrazza e poi recuperiamo gli zaini per trovarci al punto prefissato fuori dai bastioni con l’autista per ritornare a Marrakech al riad dei primi giorni, Monriad. Parlando con la titolare delle esperienze vissute nel viaggio notiamo che tra quelle culinarie ci è mancato il kebab, che certo è turco, ma che ci saremmo aspettati anche qui. Ci consiglia quindi il rest. Etoile sulla rue de Bab Agnaou nei dintorni della piazza dove testarne una versione locale, il shawarma (50d), simile ma servito senza la combinazioni di salse e verdure tipiche del kebab. Non lontano da qui sorge la moschea Koutoubia (accessibile solo a chi professi fede islamica) dove ci rechiamo a visitare i giardini e gli scavi e per ammirare al meglio il minareto che fa da riferimento geografico in città, oltre ad essere stato preso a modello per la realizzazione della celebre Giralda di Siviglia (ora campanile della chiesa cattolica, al tempo dei mori minareto della moschea). Data la temperatura rimanere al sole è un suicidio quindi ci ributtiamo per l’ultimo giro del souq dove investire gli ultimi dirham, tenendo da parte giusto lo stretto necessario per la cena serale. Rientrati al riad abbiamo l’opportunità di concederci un assaggio del gelato che la moglie del proprietario produce e vende in una gelateria da poco aperta qui in città, risultato eccellente ma prezzo da centro Europa (2 gusti 30d). Dopo averne colto solo gli odori percorrendo la magica piazza serale Djemaa el-Fna, per cena non dobbiamo far altro che scegliere uno dei tantissimi banchetti che affolla la piazza. Tutti i proprietari fungono da buttadentro ed ognuno si inventa promozioni, complimenti e autocelebrazioni di ogni tipo, scegliamo ovviamente lasciandoci andare al caso un banchetto venendone ricambiati molto piacevolmente sia per qualità che per quantità che per prezzo (50d). Immagino sia la medesima cosa ovunque, il bello è star dentro a questo mare e lasciarsi andare, tutto fluttua in piazza avvolti tra i fumi che salgono dalla miriadi di braci, un magma perenne che dura ore ed ore. A bordo piazza spettacoli improvvisati, souvenir, luci ed ombre, di tutto e di più, se al primo passaggio tutta questa moltitudine mette in soggezione, basta poco per lasciarsi andare e sentirsi parte dello spettacolo, riconosciuto anche dall’Unesco che ha dichiarato la piazza "capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell’umanità". Non ancora terminati i lavori di ristrutturazione del ristorante Argana che si affaccia sulla piazza in seguito dell’attentato compiuto nel 2011 da parte degli integralisti che non apprezzavano, e vedendo gli usi e costumi attuali maggiormente non apprezzeranno, l’ospitalità, il commercio e l’integrazione che porta la popolazione marocchina nei confronti di stranieri, turisti o commercianti che siano. Ma manca poco per completare anche questo tassello e ridare alla Djemaa el-Fna il suo aspetto terminale. Come gran finale ci concediamo un’ultima uscita in un caffè nei dintorni dell’Istitut del Formation aux Carrieres de santé (il nome era riportato solo in lingua araba a me sconosciuta…) dove si può bere di tutto appoggiati su accoglienti ma caldissimi divani, molto meglio le più scomode sedie che danno verso le terrazze dove facciamo il punto finale del viaggio. Percorsi 189km.


Gli archi a Legzira


16° giorno

Colazione di prima mattina nel riad dopo pochissimi ore di sonno, trasbordo a piedi appena fuori dalle mura del centro per prendere il bus (con ultimo saluto all’autista non propriamente entrato in simbiosi con noi) che ci accompagna all’aeroporto Ménara dove dopo pratiche lentissime al check-in saliamo sul volo Royal Air Maroc diretto a Casablanca in perfetto orario (40’). Una volta atterrati occorre spostarsi dalla parte dei voli nazionali a quelli internazionali ma è tutto molto veloce, il volo sempre Royal Air Maroc per Bologna puntuale (3:20’) ed arrivo dopo l’ultimo pranzo marocchino servito in volo in una estate ad intermittenza, le temperature sono decisamente diverse e par quasi di essere rientrati in autunno nonostante si sia appena oltrepassata la metà di agosto. Percorsi 8km, in totale col mezzo a nostra disposizione son stati 2.947 su strade sempre in buono stato senza nessun problema di sorta.


Essaouira, riparando le reti


2 note di commento

Il viaggio si è svolto in agosto seguendo un itinerario fuori dalle città imperiali, comprendente montagne dell’Atlante e dell’Anti Atlante, deserto e sud del Marocco. Per entrare è sufficiente il passaporto in corso di validità per 6 mesi senza visto, da giugno 2014 non occorre più la "famigerata" marca da bollo. La moneta in uso è il Dirham ma l’€ è accettato quasi ovunque e spesso preferito (1€=11d), possibile utilizzare anche $ ma il minor utilizzo complica la questione coi resti (1$=8D), mentre si può pagare misto €/Dirham. Bancomat diffusissimi, ma altrettanto i cambiavalute che hanno il vantaggio di non richiedere nessuna commissione. Tutti i prezzi riportati sono a persona quando non specificato, in € o moneta locale. L’inglese è lingua corrente nei posti turistici, ovviamente il francese è diffusissimo così come lo spagnolo, tutti riportano alcuni detti italiani ma in realtà ben pochi lo parlano fuori dal discorso di guide turistiche specializzate. Le temperature sono ovviamente molto elevate in città e in montagna, dove i 40° sono la normalità mentre nel deserto si toccano i 50° ma molto meno fastidiosi dei 40° in città, notti calde, l’escursione termica c’è ma dai 50° si dimezza la temperatura permettendo di dormire sotto un cielo di stelle. Sulla costa la temperatura precipita, col vento costante si hanno giornate fresche e notti fredde, a sud il mare rimane uno spettacolo da ammirare e non toccare, anche per via di correnti importanti, è oceano senza barriera corallina. In Marocco l’ultimo dei problemi è di rimanere a parte degli accadimenti del mondo, il wi-fi è ovunque, spesso libero a parte nei Riad o Hotel dove però la password viene fornita prima ancora della chiave per entrare in camera, ed ovviamente la copertura telefonica è di pari passo. Per compiere il percorso che avevamo anticipatamente identificato ci siamo avvalsi dei servizi dell’agenzia Essaouira Travel Services, ma a parte le soste durante il viaggio per rifornire il minibus e rifocillarsi a scelta del conducente (aspetto negativo al quale abbiamo dovuto trovare una mediazione durante il viaggio) il resto è stato lasciato alla nostra volontà, con pernotti in larga parte prenotati anticipatamente, soprattutto nei luoghi più dispersi tra montagne e deserto dove le alternative scarseggiano. Indicativamente il costo del gasolio con cui rifornire il mezzo è di 10d scarsi al litro. Le indicazioni stradali sono spesso nel doppio alfabeto, nelle zone più remote ovviamente questo non avviene proprio sempre.

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