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Isole Egadi e Sicilia occidentale


Saline di Nubia, mulino a vento

2 note di commento

Il viaggio, impostato come escursione di trekking, si è svolto in agosto, periodo non ideale date le alte temperature, ma dettato da esigenze di ferie/vacanze. Svolto nell’estate contraddistinta dalla pandemia Covid19, ha comportato prenotazioni anzitempo per qualsiasi struttura e visita, lasciando in alcuni momenti spazio per improvvisare solo per cena. Per accedere alla Sicilia nulla di obbligatorio ma consigliata la registrazione a SiciliaSiCura, anche se nessuno ci ha mai chiesto un riscontro. I percorsi nelle isole sono segnati, per farsi un’idea precisa abbiamo comunque utilizzato un’app denominata Wikiloc (gratuita, con possibilità di attivare la versione premium gratuita per 15gg), direi utile a Marettimo, le altre isole e la Riserva della Zingaro hanno percorsi quasi obbligati. A parte a Levanzo, ci sono bancomat sulle isole, compresa Marettimo, i pagamenti con carte di credito accettati a volte anche per cifre minime (OK pure colazione, per dire), in alcuni casi come per i pagamenti di biglietti turistici pure previlegiate. Unica annotazione, pagando in contanti, pare che gli isolani non abbiano mai il resto ed insistono per ricevere i soldi contati, quando invece son sempre pieni di monetine per il resto. A fronte di un diniego ad un acquisto, magicamente la soluzione compare improvvisa.

La ricettività a Levanzo e Marettimo è molto limitata, occorre muoversi per tempo, Favignana non risente di questo problema ma al contrario della forte presenza turistica, facendo da base per escursioni in giornate alle altre isole, considerate però che Formica e Maraone non sono visitabili. Per gli amanti del mare lo “scoglio” di Marettimo è sconsigliato, mentre sarà apprezzato per gli appassionati di passeggiate in montagna, a parte una spiaggia adiacente al cimitero, tutte le altre sono raggiungibili dopo percorsi che prevedono passaggi in montagna, a meno che non abbiate a disposizione una barca.

Il caldo del pomeriggio, anche se ventilato, induce ad evitare cammini eccessivi, questo comportata sveglie quotidiane all’alba, un sacrificio che sarà compensato dalla minor presenza lungo i sentieri o nelle prime cale raggiunte.

Ad agosto i prezzi lievitano oltre il doppio, appartamenti da 4/5 persone passano da 90€ a giugno a 190€ ad agosto, per il cibo invece meno problemi, anche se in alcuni casi abbiamo trovato sistemazione per dormire che comprendevano forzatamente la cena in ristoranti convenzionati, scelta obbligata. I prezzi riportati, quando non specificato, sono da intendersi a persona.

Tra la documentazione a supporto, poco utili le guide che comprendono tutta la Sicilia, comode alcune vecchie pubblicazioni come Favignana in tasca (Dario Flaccovio Editore) o Egadi Perle del Mediterraneo (Edizioni Affinità Elettive), mentre una mappa dell’isola si trova quasi ovunque.

Trapani, torre Lichy e golfo


1° giorno

Svolto il check-in on line in anticipo, a poco serve poiché la fila al desk del deposito bagagli è lunga, sarebbe stato meglio non averlo effettuato per disporsi ad una cortissima fila del check-in tradizionale del volo Alitalia Bologna-Roma. Lunga la fila all’ingresso come prevedibile, anche se i controlli sono i medesimi del periodo pre-covid19, con un Airbus A320 puntualissimo raggiungo Roma dopo nemmeno 60’, dove senza ulteriori controlli ha il volo Alitalia per Palermo, sempre a bordo di un A320, raggiunta dopo circa 60’ di volo. Il recupero dello zaino è veloce, da Punta Raisi con un trasporto privato fissato in anticipo raggiungiamo Trapani dopo 50’ (il minivan costa 80€, divisibili per più persone, alla fine più conveniente del trasporto pubblico, costo 10€ ma con poche corse e “consegna” presso stazione di Trapani e non albergo prenotato). Lasciato lo zaino presso Casa Vacanze Fardella Centrale (35€) ne approfitto per visitare la cittadina, il capoluogo di provincia più occidentale della Sicilia che nell’area centrale sorge su di una fattispecie di falce nel mare. La città pare deserta, il caldo che pian piano mi avvolge mi fa capire senza tante parole perché, percorro le Mura di Tramontana passando dalla piazza del mercato del pesce fino al forte che chiude la spiaggia delle mura di tramontana, al momento deserta. Continuo il percorso che rientra in città per riaffacciarmi sul mare verso la Torre di Lichy e da lì ancora oltre verso la zona, non visitabile che prevede a nord il Villino Nasi ed a sud l’isola della Colombaia. Nella parte nord di via Lutazio la vista sulla città è di quelle da cartolina, poi sempre sotto ad un sole che tende a cuocere, visito la parte centrale approfittando così dell’ombra delle costruzioni tra cui svettano palazzi storici di solito nei paraggi delle vie principali, via Vittorio Emanuele e via Giuseppe Garibaldi. Per rifiatare mi fermo ad assaggiare una prima delizia locale, gli arancini, presso la Taverna dei Pazzi (2 arancini, acqua e caffè 6,2€) per riprendere la visita alla città che pian piano si ripopola così come la spiaggia, compreso di anziani intenti a giocare a carte. Da questo lato delle mura il tramonto ha una resa non male, così ripercorro il tratto fino alla torre Lichy col mare che prende i colori del fuoco. Per cena, a orario posticipato optiamo per un locale in pieno centro, Hostaria Siciliana (20€), all’aperto nella parte terminale di una via solo in quel tratto pedonale. Rientriamo in hotel per predisporre zaino ed abbigliamento per l’indomani già pronto al primo percorso di trekking.

Trapani, giocando a carte nei pressi della spiaggia


2° giorno

Nel deserto di Trapani alle ore 6:30 solo il Caffè Mirò è aperto (2 cornetti e cappuccio, 3,7€), da lì a piedi raggiungiamo l’imbarco dell’aliscafo di Liberty Lines con 30’ di anticipo, destinazione Marettimo (17,82€, circa 1:30’) con coda particolarmente lunga. L’aliscafo fa da navetta tra tutte le isole, quindi faremo scalo tra tutte e questo comporta un tempo maggiore ma soprattutto un affollamento totale fino a Favignana, primo stop. Nessun distanziamento tra le poltrone, mascherina obbligatoria, i trasgressori (che ci sono…) subito redarguiti dagli inservienti. A Favignana l’aliscafo si vuota, tappa anche a Levanzo con poche salite/discese ed infine meta raggiunta a Marettimo, dove circa 30 persone approdano verso le 10. Qui lasciamo i bagagli presso l’abitazione privata di Mimma Perrone, che all’arrivo ci offre un caffè (80€ per dormire e cena presso ristorante convenzionato, oltre al caffè sempre offerto), per partire quanto prima all’escursione giornaliera, un orario non proprio comodo visto il caldo che incontreremo da mezzodì in avanti. La maggior parte dei sentieri sale a Case Romane (circa 40’ in forte ascesa), da lì si dipanano i vari percorsi, lato sud verso Semaforo e lato nord verso Monte Falcone, la vetta più alta delle Egadi. Dato il clima lasciamo quest’ultima per l’indomani e prendiamo per Semaforo, in realtà una costruzione nel punto più alto del versante sud che fa da riferimento per i naviganti. Raggiungibile dopo circa 60’ da Case Romane, in ascesa ma il più era già fatto. A Case Romane sorgono i resti di abitazioni ed una chiesta in buono stato di conservazione, una volta giunti a Semaforo la vista è a 360° sull’isola e sull’arcipelago, ottimo luogo per riposarsi sfruttando l’ombra della decrepita costruzione, Si scendono gli ultimi 250 metri di sentiero e si può scendere a sud per raggiungere la parte finale dell’isola, con bivio in un luogo denominato Carrello, dopo 40’ di discesa. Da qui a Punta Libeccio si percorre una carrabile in discesa, una lunga protuberanza nera nel mare che si avvista da un faro dismesso sopra Cala Nera, ove è possibile, ma non comodissimo, fare il bagno. A nord le montagne paiono una sorta di Tre Cime di Lavaredo al mare, ma il caldo e la distanza dal paese non permettono di continuare. Per chi vuole rilassarsi, c’è possibilità di farlo all’ombra presso una pineta che si attraversa prima di arrivare al faro. Il rientro da Cala Libeccio prende quasi 3h con soste per viste su cale e sul bel promontorio di Punta Basano. Il rientro in paese avviene da sud, per un giro di circa 16km, con bella vista sul porto e sulle bianche case che lo accerchiano. Necessaria tanta acqua al seguito, non se ne trova lungo il percorso ed il caldo del pomeriggio ne richiedere svariati litri. In paese è possibile comprare anche frutta, oltre che panini o quanto si desidera, immancabile al termine una granita siciliana, scopro da Baia del Sole quella al limone e basilico (3,5€), decisamente rinfrescante. Dopo una doccia ristoratrice è tempo di cena, saliamo al Carrubo, convenzionato con Mimma, fuori dai locali sul mare, meno affollato ma con un menù fisso praticamente infinito, tra cui una capponata di mare di alto livello. Impossibile terminare tutto, dolci compresi, tempo per rientrare, ci aspetta l’ennesima levataccia.

Isola di Marettimo, vista da Monte Falcone


3° giorno

Prima dell’alba ci prepariamo una veloce colazione con caffè (lo prepariamo noi, Mimma dorme ancora) e merendine comprate il giorno prima così come tutto quanto da portarci al seguito. Saliamo nuovamente a Case Romane col sole che spunta per un’alba magica in collina, partenza ore 6:30’, da lì prendiamo il sentiero per Monte Falcone, 686 metri, la Cima Coppi dell’arcipelago. Sentiero semplice, a parte l’ultima asperità su grandi massi segnati da enormi frecce rosse, meglio seguirle che scivolare per vie sconosciute. La cima la si raggiunge in meno di 2h, da quassù la vista è spettacolare, montagne ricoperte di verde, mare blu con nuvole che vanno e vengono, ed immancabile visione su Punta Troia, il promontorio nel mare con in vetta un castello. Visione da anticipare il più possibile, perché come noteremo ovunque in Sicilia, le cale ed il mare attiguo alla terra ferma, durante il giorno divengono un parcheggio per natanti, facendo perdere gran parte del loro fascino. Da qui per raggiungere il castello di Punta Troia ci sono 2 opzioni, una semi-diretta, ovvero scendere dal lato nord e prendere il sentiero per il promontorio, un cammino non semplicissimo, tra arbusti, pietre, discesa in certi casi con forte pendenza e a strapiombo sul vuoto, oppure rientrare in paese, con chilometraggio che si moltiplica. Optiamo per la prima possibilità, il castello pare sempre lì ad un tiro di schioppo ma il percorso è lungo, si aggira la parte nord, si ritorna verso sud e solo dopo aver passato la punta non più visibile s’incrocia il sentiero. Lì, ai piedi del castello c’è possibilità di fare il bagno nelle 2 cale, oppure fare qualche passo in più ed accedere all’ingresso del castello, la visita va prenotata in anticipo. Si può anche fare il giro dell’isola con la barca, il tutto va fissato il giorno precedente, il barcaiolo può prelevare chi ha prenotato direttamente da qui e, una volta circumnavigata l’isola, far scendere in paese. Il rientro, circa 2h, prevede la risalita del sentiero fino al bivio precedente e la lunga ma leggera discesa fino in paese, da cui si entra dalla parte del porto commerciale, lato opposto di quello di approdo con l’aliscafo. Rifornimento di acqua obbligatorio, anche dopo averne bevuta svariati litri, il caldo del pomeriggio è il male peggiore della camminata di circa 15km. Doccia e via al Carrubo, ultima minima ascensione quotidiana, ancora una cena infinita con svariati assaggi di piatti tipici, poiché il menù è definito nel “pacchetto” non serve ordinare nulla, anzi, va limitato date le quantità proposte. Rientro a riposare per attendere l’ennesima sveglia prima dell’alba.

Isola di Marettimo, Punta Troia e castello omonimo


4° giorno

Ben lontani dall’alba tempo di caffè e merendine, poi a piedi raggiungiamo l’imbarco dell’aliscafo verso le 6:00, in realtà non servirebbe un grande anticipo, ma così c’è tempo per vedere il porto e le case attigue che s’illuminano. La tratta Marettimo-Favignana (10,4€, 45’) prevede tappa a Levanzo, pochi i posti occupati e distanziamento obbligatorio, strano, ora che non c’è troppo passaggio è indicato, quando c’è possibilità di far cassa no, mascherina sempre. Sbarchiamo e cerchiamo un luogo per colazione, trovando nella piazzetta principale Bar Europa, al momento il solo aperto (3,5€ x 2 minicornetti e cappuccio). Da qui ci interfacciamo col referente del Residence Favignana (190€ per appartamento da 4/5, con angolo cucina, frigo, aria condizionata, uso lavanderia e spazio esterno) che carica gli zaini nel van fissandoci appuntamento alla reception. Tempo per regolarizzare la presenza, lasciare i bagagli e con le bici a nolo del residence (5€ x 24h) iniziamo a perlustrare la prima ala della farfalla. Favignana ha un disegno che pare una farfalla, dopo aver fatto scorsa di acqua e cibo al Punto Simply partiamo per l’ala destra passando da San Giovanni, Punta e Cala San Nicola fino alle grotte di tufo di Scalo Cavallo, dove si scorgono antiche abitazioni troglodite. Qui si ha il primo contatto con l’isola di tufo, una sorta di abitazioni rupestri primordiali dentro cui perdersi o al momento ripararsi dal sole, capendo come la base dell’isola sia puro tufo in ogni dove. Dopo una sosta tra questi luoghi, è di prossimo approdo la zona più turistica dell’isola, che sta tra Cala Rossa e Bue Marino, luoghi dove parcheggiare anche una bicicletta può essere complesso. A loro favore il fatto che qualche rivendita di bibite si trova nel caldo sempre più incipiente. Per chi come me non ama troppo il mare e la calca, da questo lato dell’isola c’è la possibilità di ammirare le cave di tufo, perfettamente divise tra un blocco e l’altro, ma soprattutto l’architettura delle abituazione locali, costruite al primo piano con case che si aprono nei sotterranei, tra corridoi naturali ed ambienti ricavati dal tufo, così da avere sempre una temperatura mite senza dover ricorrere ad aria condizionata o altro. L’area che sta lungo la strada provinciale punta Marsala e la Tunisina ne è un esempio esemplare. Da lì un salto a Burrone poi rientro per essere in orario perfetto alla visita degli Stabilimenti Florio. Se Favignana è universalmente nota, lo deve al tonno, alle tonnare ed alla mattanza, il tutto lavorato già da fine ‘800 in questi stabilimenti. I Florio, glorie locali a cui tutto è dedicato anche se lasciarono lavori e impresa prima di metà ‘900, resero immortale questa lavorazione, da qualche tempo si può visitare lo stabilimento con guida, ovviamente al momento sempre e solo su prenotazione. Il turno è alle 19 (6€, durata 60’, ridotta rispetto a quella un tempo completa di 90’), misurata la temperatura, dotati di mascherina, si accede alla visita dove poter apprendere storie, segreti ed in parte leggende di quest’antica tradizione che dal 2008 non è più perpetrata poiché la vecchia maniera non è più redditizia. Ma la storia dell’isola passa da qui e perdersi questa storia non avrebbe senso. Lo stabilimento si trova nella parte ovest del paese, non lontano del centro, che raggiungiamo in seguito per notare come l’affollamento sia totale, un mondo a parte rispetto a Marettimo, così dopo aver capito che la situazione non è di comodo ripieghiamo su di un ristorante fuori dal centro, vicino al residence con cui stringiamo di fatto un patto anche per poter avere colazioni ai nostri tempi e prezzi certi. Da Zanzibar un menù non c’è, specializzato in pasta tipica locale, busiata, e pesce del giorno, si va a voce con quel che c’è. Ma quel che c’è, compreso il salame di tonno (nome locale, ficazza, una prelibatezza, leggermente piccante) è ottimo, i tempi sono rapidi (in linea col nome pasti veloci) anche perché gli addetti mandano in preparazione subito gli antipasti per evitare di far perdere tempo con le ordinazioni a seguire. Per 23€ un ottimo risultato, ora è tempo di relax per avere qualche ora di sonno in più. Percorsi in bicicletta indicativamente 20km.

Isola di Favignana, area di abitazioni rupestri nella zona di Scalo Cavallo

5° giorno

Per chi vuole salire al Castello di Santa Caterina è consigliato farlo di prima mattina, quando nell’assolata salita il caldo non la fa da padrone, unico inconveniente, la formazione di nubi che limitano la vista. Al termine della notte (per modo di dire visto l’orario), in bici si giunge fino alla strada dietro agli stabilimenti Florio, poi da lì a piedi (45’) un sentiero a gradini porta al castello, al momento non visitabile, in stato di degrado non di poco conto. Immerso nelle nubi riacquista una parte di fascino perduto da così vicino, nubi che però chiudono le viste sull’isola e sul Mediterraneo, peccato. Rientrati alla base, colazione da Zanzibar che fornisce anche cibo per la giornata, tutto comodamente pagabile con carta di credito, poi via verso l’ala ovest della farfalla favignanese. Usciti dall’abitato si sale verso il lungo tunnel che attraversa il Monte Santa Caterina, percorribile in bicicletta solo sul marciapiede separato dalla via dal guard-rail, circa 800m in leggera ascesa. Una volta oltrepassato il tunnel ci si trova in una Favignana decisamente diversa da quella est, meno frequentata e percorsa quasi esclusivamente da scooter o bici elettriche, o da vecchie auto da parte dei proprietari di case in zona. Meno assembramento, possibilità di visitare più cale, dopo un passaggio a Cala Rotonda prendo per Punta Sottile contraddistinta dall’unico faro dell’isola, purtroppo di proprietà militare, non visitabile ed in ristrutturazione. Qui l’ombra è sconosciuta, così ritorno sui miei passi (meglio dire pedalate) e prendo per la punta nord di Punta del Faraglione, raggiungibile in ogni caso su sentiero non asfaltato ma in buone condizioni. Qui si aprono più cale e luoghi da visitare, anche se le grotte nella montagna sovrastante di Montagna Grossa non sono visitabili, ma la parte sul mare regala ottime viste, di fronte c’è Levanzo in bella evidenza, a sinistra più lontano il profilo di Marettimo. Sul faraglione si riesce a salire per godersi una vista ancora migliore, tra i sentieri c’è pure spazio per sosta all’ombra, luogo di cui approfitto ove rilassarsi tra viste non di poco conto. Nella bella baia di Cala Faraglione ovviamente il traffico si fa intenso tanto da trasformare il mare nell’ennesimo parcheggio, anche se in teoria la zona attorno al faraglione non dovrebbe essere percorribile. Riparto per rimirare i tanti muri a secco che hanno permesso all’isola un minimo di coltivazioni, ora dividono prevalentemente proprietà con abitazioni di pregio, con quel poco di vite bassa piantata in attesa della vendemmia tra qualche mese. Passato il tunnel esploro Punta Lunga che si potrebbe ribattezzare Punta Brulla o Bollente, da lì il centro paese è ad un passo così ne approfitto per visitare Villa Florio (visita gratuita) dove oltre a rimirare la costruzione neogotica con interni liberty, si può ammirare un bel panorama su porto e Punta Campana, la montagna a fianco di Monte Caterina. C’è tempo per testare una granita siciliana, ma il Caffè Mazzini in piazza Europa per 4€ mi comporta una delusione. Tempo di rientrare per una doccia quanto mai fondamentale dopo oltre 25km in bicicletta sotto al sole e ottima cena da Zanzibar (25€) ad un orario un attimo anticipato per fare un giro in paese, tra piazze sovraffollate e ricerca di bancomat, trovato e funzionante. Favignana, sicuramente, non è Marettimo come presenza turistica, pieno in ogni dove, uso mascherina anti covid19 molto limitata.

Isola di Favignana, da Punta Faraglione vista su Levanzo


6° giorno

Zanzibar per noi apre prima delle 7 così da permetterci di far colazione (4,5€ x 2 connetti enormi e cappuccino), consegnate le biciclette alla reception col van i bagagli sono consegnati al porto che raggiungiamo a piedi per prendere l’aliscafo destinazione Levanzo. L’anticipo sulla partenza è sempre minore, abbiamo compreso come 30’ siano inutili, poca è la gente che sale alle 8:10 (che col ritardo diverranno le 8:30) per la velocissima attraversata (10’, 5,8€) con posti distanziati e mascherina obbligatoria. All’arrivo giusto il tempo per lasciare gli zaini preso Albergo Paradiso (80€ per dormire, cena e colazione) e partenza immediata con destinazione alla meta più celebre della piccola isola, la Grotta del Genovese. Dal centro paese si prende un sentiero in salita che taglia l’isola fino alla carrabile che prosegue a centro isola. All’unico vero e proprio bivio si svolta a sinistra, dritto si prosegue per il faro di Capo Grosso, visibile dopo nemmeno 300 metri dal bivio, in splendido isolamento. La grotta si trova al di sotto di una picchiata di almeno 10’, per chi vuole prendersela comoda c’è la possibilità di arrivare anche in barca, con attracco che varia a seconda delle maree La visita va obbligatoriamente prenotata (10€), si entra lasciando zaini nell’atrio antistante la grotta, s’indossa il caschetto e in questo periodo la mascherina e con le info della guida pian piano si viene edotti delle pitture e delle incisioni rupestri che la grotta contiene. C’è solo una sala e nemmeno grande (30 metri), quindi poco da camminare, molto da ascoltare e da osservare per una particolarità quasi unica in luoghi del genere : convivono incisioni di 10.000 anni a.c. con pitture dal 7.000 al 3.000 a.c. situazione che non si trova comunemente, dove gli ultimi arrivati tendevano a ricoprire quello elaborato precedentemente. Le incisioni raffigurano prevalentemente animali, le pitture anche ominidi, in moti casi difficile distinguerne il sesso, in alcuni casi evidentemente ripresi durante danze. Va detto che soprattutto per le incisioni, senza la torcia e le indicazioni della guida non sarebbe agevole distinguerle, quindi ben venga la visita solo con guida al seguito, anche per evitare eventuali danni volontari od involontari all’interno della grotta. Da qui, si risale l’erta che porta al sentiero che compie il periplo del lato ovest e sud dell’isola passando dal Faraglione e dalle sue affollatissime cale, non tanto sulle spiagge, non proprio comode da terra, ma nel mare, il solito disdicevole parcheggio. In 10’ si rientra in paese passando dal porto, quello celebre per le immagini simbolo dell’arcipelago, con barche colorate, mare trasparente e case bianche, imperdibile. Il centro ora è affollato, tempo per granita (ma a Levanzo le scelte sono ristrette, limone o gelso) al bar Romano (2,5€) per poi esplorare l’altro lato di Levanzo. Dal centro ripercorro il sentiero del mattino e da lì trovo un sentiero per la parte est che però rientra verso Cala Fredda che deve il nome non alla temperatura ma alla vista dell’area, avendo come riferimento il cimitero la vista è per forza di cose fredda. Dopo un attimo di relax all’ombra continuo per Punta San Leonardo e Cala Minnola, proprio sotto ad una vasta pineta utilizzata anche per picnic, sosta con amache e relax generale. Da lì il sentiero continua ma ancora per poco, passata Punta Minnola si giunge a Cala Nuccida e stop, così con qualche sosta rientro alla base per recuperare i bagagli e prendere possesso di una stanza, con doccia immediata obbligatoria. Prima di cena velocemente ritorno alla zona antistante il faraglione per godermi il tramonto verso Marettimo, anche se qualche nube di troppo smorza i colori. L’hotel dove facciamo base funziona anche da ristorante, per gli avventori di quest’ultimo c’è posto in terrazza, per noi nella sala interna, molto distanziamento, molto caldo. Cena discreta a menù fisso, abbiamo trovato di meglio. La scarsissima ricettività di Levanzo fa sì che con l’ultima nave se ne vada la gran parte dei villeggianti, il paese col buio si presenta ben poco folto di persone, un giro fino al porto ci rivelerà un luogo completamente diverso da quanto visto alla luce del sole. Prima del tramonto il luogo “di tendenza” pare essere la Panetteria La Chicca, specializzato in kabucci, ma anche qui col buio il distanziamento è assicurato. Levanzo non presenta difficoltà escursionistiche come quelle di Marettimo, paesaggi meno mozzafiato, ma spiagge più accessibili anche a piedi dal porto, per questo è molto battuta di giorno, mentre di sera diviene vivibilissima. Fuori dal paesino di Levanzo, uno schizzo bianco a persiane blu tra mare e montagna, poche case sparse in giro collegate da una strada carraia, rare auto con alcune perle di vecchie 126 da museo.

Isola di Levanzo, al porto


7° giorno

Sveglia quasi comoda, il primo aliscafo per Trapani salpa alle 8:25, così abbiamo tempo per colazione presso Bar Arcobaleno (convenzionato con l’albergo Paradiso, in teoria per 4€ ma non sono particolarmente rigidi, 3 consumazioni sono ammesse), e pur riducendo i 30’ di anticipo sulla partenza attendiamo a lungo, il traghetto è in ritardo. La traversata per Trapani è diretta (30’, 9,32€), posti distanziati e mascherina obbligatoria, segnalo che nemmeno questa volta è indicata un’anomalia col bagaglio. Nel biglietto è ammesso un solo collo da 60x40x20, anche con 2 zaini nessun problema, va detto che lo spazio dove riporre i bagagli più ingombrati c’è, non si rubano posti a sedere. All’arrivo a Trapani gli addetti del noleggio auto ci stanno già attendendo (tutto definito anticipatamente e confermato telefonicamente il giorno precedente), ci consegnano l’auto con pratiche velocissime eseguite sul marciapiede, indicativamente per un’auto tipo Skoda Fabia 2gg tutto compreso (salvo carburante, ovvio) di kasco 100€. Partiamo immediatamente per visitare le saline di Nubia appena a sud della città, iconografia della zona. Nello specifico andiamo alla Salina Calcasia dove si trova anche il Museo del Sale (3€) che permette di accedere ad uno dei mulini compresa la terrazza dove ammirarne le pale e la vista spettacolare su saline, isole e città. Il titolare spiega nei dettagli storia e presente delle saline, valore aggiunto della visita di non poco conto, poi c’è tempo per immergersi nel luogo passando per gli stretti sentieri che dividono una salina dall’altra fino alla Torre di Nubia. Nonostante sia mattina, il sole inizi a far capolino tra le nubi solo a mattina inoltrata, il caldo è intenso, torna alla mente camminando qui quanto la guida ci ha detto, per poter lavorare (tutto lavoro manuale per una qualità di sale riconosciuta ed in alcuni casi anche pagata per questo) in questo luogo occorre iniziare a farlo da bambini, altrimenti iniziando dopo gli studi il fisico non regge al gran caldo. Tra colori psichedelici e aromi inebrianti è tempo per andare oltre, rientriamo a Trapani con sosta nel parcheggio di partenza (1,5€ x 3h) della funicolare per Erice (9€ a/r) che si raggiunge in nemmeno 10’. Lassù a 750 metri il clima cambia, avvolta dalle nuvole e col vento che la spazza, Erice è una pausa freschissima tra luoghi sempre calienti, ma non solo questa è la sua particolarità. Borgo medioevale che si rifà al mito di Venere, da cui prende nome il suo castello, discendenza dichiarata dall’eroe troiano Enea, tra i suoi vicoli, giardini, chiese e viste mozzafiato è una tappa imperdibile. Che poi il mito ne risalti a più non posso alcuni aspetti ci sta, come ben dichiarato anche all’ingresso del castello (4€), che uno non si aspetti di vedere troppo!!! L’arte culinaria sta prendendo il sopravvento, ovunque si mangia, e dove non ci sono ristoranti ci sono botteghe per street food, ovvero arancini in ogni dove, Le Millevoglie (arancini e bibita 6,5€) ha il vantaggio di poter offrire come seduta i comodi gradini di San Giuliano. Perdersi per i tanti vicoli è un piacere, tanto a Porta Trapani ci si arriva comunque, è quella più in basso tra la cinta muraria, da dove si riparte con la funicolare per la prossima meta. I primi ad arrivare in Sicilia furono i greci, e se anche le zone più celebri sono in altri angoli lontani dell’isola, Segesta non dista troppo, in 40’ giungiamo al parcheggio scambiatore (5€ ad auto) dove una navetta compresa nel biglietto del parcheggio accompagna ogni 15’ all’ingresso. Biglietto 6€, per raggiungere l’area del teatro e dei ruderi di castello e moschea c’è una navetta per 1,5€, essendo un km in salita per chi vuole evitare di perdere tempo e sudare oltremodo (tutto al sole, zero ombra) c’è questa possibilità. L’area si trova in pessimo stato a parte il teatro, quello ancora in perfette condizioni, tanto che è utilizzato per spettacoli serali come appunto oggi. Le visite quindi qui terminano anzitempo e così optiamo per la navetta ed il teatro da subito, da quassù si vede, immerso nella natura, lo splendido tempio dorico del 430 a.c. Il percorso attraverso castello, moschea ed acropoli trova un senso se effettuato con un archeologo, altrimenti al momento si tratta di basamenti e sassi, non così interessanti. Scendendo a piedi la vista del tempio riempie gli occhi ad ogni passo, ma per giungervi occorre ritornare alla reception e salire i 250 metri sul lato opposto. Nulla in più del tempio si trova, ma il perfetto stato conservativo di questa enorme struttura di 36 colonne nel nulla toglie il fiato, dedichiamo qualche momento in più in totale ammirazione di questa chicca greca.

Particolare del tempio dorico di Segesta

Navetta per parcheggio scambiatore e poi via per San Vito lo Capo, dista oltre 50km di strada non fluida, aggiungiamo anche una sosta ad un supermarket lungo la strada per avere cibo e acqua per l’escursione dell’indomani. Giungiamo così presso l’albergo Torre Salina a Macari (51€ per dormire e colazione) dove il proprietario ci prende la temperatura, ci fa riempire 2 moduli e poi si dilunga in spiegazioni dettagliatissime di ogni particolare della struttura dotata di wi-fi. Raggiungiamo la vicina San Vito per cena, notiamo che il parcheggio è un problema non da poco, optiamo per un parcheggio a pagamento esterno, La Piana (5€) aperto 24h fino all’una (incongruenza non comprensibile) per poi cercarci un posto per cenare. Incontriamo il Rist. Trinacria, uno dei pochi non tutto esaurito, servizio lento ma qualità buona (23,5€), dato l’orario e la levataccia prossima rientriamo appena terminata la cena e la passeggiata per raggiungere il posteggio.

Tra le saline di Nubia



8° giorno

Dati i nostri tempi non c’è possibilità di far colazione nella struttura che ci ospita (tratteremo a sera la differenza), colazione prima dell’alba in camera con quanto acquistato il giorno precedente al market e conservato nel frigo in dotazione delle camere, poi via verso l’ingresso nord della Riserva della Zingaro che dista 16km, per circa 30’. La riserva apre alle 7, consta di 3 sentieri, quello costiero per raggiungere le varie cale ed i musei, quell’intermedio panoramico e quello superiore tra le cime delle montagne. In questo periodo occorre informarsi alla biglietteria quali siano possibili percorrere in base al caldo ed al vento di scirocco. La nostra idea è quella di optare per l’intermedio panoramico all’andata e rientrare per quello costiero, evitando quello montano che porta alla cima del monte Speziale ad oltre 900 metri, troppo caldo in questo periodo. Ma alla biglietteria impariamo che anche l’intermedio oggi non è fattibile, le temperature non ne consentono l’accesso, così dovremo fare andata e ritorno lungo lo stesso cammino di circa 7,5km per l’accesso di Scopello, e identico discorso al ritorno. Alla biglietteria si è invitati a pagare (5€) con carta di credito, è fornita una mappa e l’indicazione che non ci sono fonti d’acqua certe durante il percorso, solo all’uscita meridionale, alcune possibilità ci possono essere presso qualche museo ma non garantiscono. All’ora di partenza il sentiero non è battuto, non incontriamo praticamente nessuno, passiamo dalle grotte dell’Uzzo e via via lungo tutto il cammino con poche soste, quelle le terremo per il rientro. Raggiungiamo così l’ingresso sud quando il caldo non è ancora intenso, c’è possibilità di riempire borracce e bottiglie e appena fuori anche un furgone che funge da ristoro, il rientro è intervallato da soste a cale per eventuali bagni in mare e visite ai musei, tra cui quello della manna, dell’intreccio, quello naturalistico, di per se non proprio imperdibili, ma fonte di preziosissima ombra. Al rientro il sentiero è molto più trafficato da chi è qui per accedere alle cale, e dover fare il medesimo cammino del mattino con caldo e gente toglie fascino al luogo. Presso il museo della civiltà contadina c’è la possibilità di trovare acqua, ha una temperatura che soddisferebbe il più esigente argentino alle prese col mate, ma in mancanza d’altro si può provare. Da cala Beretta si può percorrere un sentiero a ridosso del mare così da rientrare nel percorso costiero a cala dell’Uzzo, giusto per variare un attimo la via, da lì l’uscita è a pochi minuti, dove è giunto anche un furgone ristoro con qualche tavolino. In auto rientriamo all’albergo, doccia quanto mai necessaria e via a visitare San Vito lo Capo sfruttando come sosta il più centrale parcheggio Aldo (5€, aperto 24h fino alle 23). Celebre più per il mare e la sua spiaggia a mezzaluna che per architettura e storia, la cittadina è da tutto esaurito nelle vie da festa paesana, non tanto da movida, l’unica particolarità è il santuario di San Vito che più che una chiesa pare un fortino normanno. La nostra meta è il ristorante Il Mare all’Angolo, dove deliziarci per l’ultima cena sicula, così da dar sfogo ad ogni voglia e desiderio culinario residuo. Le nostre intenzioni sono però in contrasto coi tempi della cucina, dopo quasi 2h siamo a fine giro antipasti, e così tra problemi di orari nel parcheggio e ripartenza della mattina seguente, pian piano tagliamo ordinazioni, anche se ci rifocilliamo per bene e soprattutto ottima è la qualità (30€). Ritiriamo le auto da Aldo dopo averlo avvisato del ritardo e rientriamo in albergo per sistemare gli zaini pronti all’ultima partenza. Percorsi 120km.

In montagna, Erice


9° giorno

Nuova colazione volante in camera prima di partire, anche oggi l’orario non ci permette di usufruire di quella dell’albergo, poi in auto raggiungiamo l’aeroporto di Punta Raisi (85km, 1:15’) con poco traffico nella prima mattinata domenicale. Lasciata l’auto dove indicato, fila per il check-in, fatto on line ma senza nessun senso poiché c’è un’unica fila senza distinzione tra chi ha già effettuato e chi no (unico vantaggio l’autocertificazione covid19 che fatta una volta on line vale per entrambi i voli), lunga anche causa guasto alla stampante delle targhette per il bagaglio da imbarcare. I controlli sono veloci, il volo con A320 per Roma puntuale e dopo circa un’ora atterro a Fiumicino, nella stessa area dove si trova il gate per il successivo volo per Bologna. Attesa limitata, altro volo puntuale sempre con A320, ora però con la scusa del covid19 non viene più servito nulla durante i voli anche dalle compagnie non low-cost. Atterro al Guglielmo Marconi pure in anticipo, procedure di ritiro bagagli celeri ed in un attimo sono a casa, Egadi e Sicilia Occidentale sono un ricordo ormai, anche se un bel “caldo” ricordo.

Nuvole in viaggio a Levanzo

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