Peloponneso (Grecia)
- Luca
- 26 mag
- Tempo di lettura: 30 min

Sito Antica Messene
2 note di commento
Il viaggio si è svolto a fine aprile, il periodo migliore per il luogo, clima, colori ed odori sono nel momento ideale, ed anche il turismo appena accennato, a meno che non andiate per il mare, ancora fresco. Giornate lunghe, luce dopo le 6:30 di mattina e sole calante verso le 21, 1h di fuso orario spostato avanti rispetto all’Italia. Rimanendo nella comunità europea basta la carta d’identità, raramente richiesta nelle strutture alberghiere. Pagamenti, tutto è pagabile con carte di credito o bancomat, il contante è di fatto evitabile anche per piccoli importi, così da evitare di doverselo portare in quantità da casa e sempre al seguito. I prezzi indicati sono da intendersi a persona quando non specificato, stanze per pernotto a parte. Per godersi al meglio il Peloponneso è fondamentale avere un mezzo a disposizione, partendo in aereo per noi è stato obbligatorio il noleggio direttamente in aeroporto ad Atene. Il costo della benzina era all’epoca equivalente a quello italiano, visti distributori da 1,65€ a 1,85€, all’incirca 20 centesimi in più per la 100 ottani. Più economico il gasolio, indicativamente 1,45€ al litro. Le strade sono di ottimo livello fin quando si percorro le autostrade o le vie di collegamento principali, quando si va tra montagne e nel Mani diventano strette ed in più casi accidentate. I costi autostradali non sono di facile comprensione, in alcuni casi si effettuano alle barriere che spezzano il traffico, in alcuni casi all’uscita, in altri casi non ci sono, probabilmente c’è un senso a tutto ciò che però non ho intenso. Si può pagare con telepass, contanti e carte, in più casi allo sportello con operatore il pos è direttamente attaccato all’esterno, tariffa fissa e in un attimo si procede. Se volete liberarvi di monetine, quasi tutti gli importi sono tra i 2 e i 2,70€. Acquisti, i prezzi sono molto più bassi rispetto all’Italia per qualsiasi prodotto, per quanto riguarda i pernotti c’eravamo mossi con anticipo di quasi 3 mesi per poter accedere a prezzi in offerta. L’ingresso ai principali siti e monumenti è particolarmente costoso, direi che sia la voce più cara del viaggio, ogni sito costa sui 20€, Acropoli a parte salita a 30€, mentre qualcosa in meno costano i castelli. Visitandoli di prima mattina, indicativamente verso le 8 all’apertura potreste avere magnifici siti storici tutti per voi, sveglie anticipate che ripagano intensamente. Cibo, si mangia ovunque, molto bene ed economicamente, le abbondanti colazioni comprese nei pernotti permettono di potersi regalare pure spuntini corposi per il pranzo. Ovviamente in centro ad Atene la questione cambia, come prevedibile, rimanendo comunque con prezzi sempre onesti. Telefono, essendo comunità europea, il roaming è di fatto automatico senza costi aggiuntivi, da considerare però che nelle zone interne montane il segnale può essere assente. Monasteri, qui l’accesso è permesso anche alle donne (a differenza di Monte Athos), in alcuni casi si può programmare il pernotto presso di questi, adeguandosi alla vita del posto, va definito in anticipo. Per i nomi dei luoghi ho usato la traslitterazione da carta Michelin, sorta di codice comune internazionale. Alcuni luoghi si trovano sulle carte italiche con nomi all’italiana che potrebbero quindi risultare diversi, ad esempio, Ναύπλιο in greco si trova come Nauplia sulle carte italiane ma Nafplio su quelli internazionali. In alcune feste comandate, come da esempio la domenica di pasqua o ferragosto, tutto è chiuso, ristoranti a parte, pure le chiese non sono visitabili, quindi in giornate del genere meglio prevedere escursioni all’aria aperta.

Vista di Nafplio dalla fortezza Palamede
1° giorno
Nonostante sia il sabato di pasqua, la fila al controllo bagagli dell’aeroporto di Bologna è velocissima, così l’attesa tra gente ovunque è complessa pure nel trovare un posto per sedere a terra. Poco male, il volo Aegean per Atene è puntuale, 2h su Airbus A320-200, niente schermo né presa di ricarica, però ad un prezzo minore dei low cost è possibile portare al seguito un trolley fino ad 8kg (che nessuno pesa), uno zainetto e servono pure cibo e bevande, oltre al fatto che il biglietto preso 3 mesi prima era anche flex. Servizio ottimo, arrivo puntuale, in un attimo sono all’uscita, da qui in nemmeno 5’ siamo al noleggio auto di Avance. Le pratiche son rapide, avendo sottoscritto tutte le assicurazioni possibili i controlli son veloci e possiamo così lasciare immediatamente Atene per la prima tappa all’antica Corinto. Percorso tutto autostradale, prevede 3 stop per pagamenti (in totale 6,9€), non ci si accorge nemmeno del passaggio sul canale di Corinto, poco male poiché lo prevediamo come sosta per il ritorno. Ci attendono all’Iris Garden (65€ per camera da 2 compresa colazione che potrà essere servita anche nella terrazza antistante, wi-fi, acqua in bottiglia a disposizione ma ci avvisano che pure l’acqua del rubinetto è ottima), dove ci accoglie un risoluto addetto col quale cerchiamo di anticipare la colazione del giorno seguente, pasqua. Lui vorrebbe tirar tardi, mediamo per le 8:30, nel frattempo è scesa la sera e di vigilia l’unico posto per cenare è il grande Marinos (12€), nemmeno troppo frequentato. Tutti i ristoranti si trovano nelle immediate adiacenze dell’ingresso al sito dell’Antica Corinto (oggi non operanti), che però già sappiamo essere chiuso per pasqua, anche se ben visibile dall’esterno, ci penseremo l’indomani. Notiamo subito come la temperatura rispetto a casa sia ben diversa, pare già essere nell’assaggio dell’estate. L’Antica Corinto è un deserto quando usciamo da Marinos, giusto gatti e cani, che saranno una compagnia costante di tutto il viaggio, cani che, grandi e piccoli siano, son sempre mansueti e di compagnia. Percorsi in auto 117km

Lungo il tragitto del treno a cremagliera Diakopto-Kalavryta
2° giorno
Nell’attesa della colazione faccio un salto a verificare se effettivamente il sito sia chiuso, e così è, purtroppo. Fortunatamente più parti sono visibili anche dall’esterno, così possiamo goderci la vista che spazia lassù fino da Acrocorinto, oltre ai teatri greco (praticamente qualche sasso e poco più) e romano (in migliori condizioni, ma ben poca cosa rispetto a quelli che vedremo in seguito). L’addetto dell’Iris è puntuale, la mattinata splendida così la colazione è all’aperto in terrazza, abbondantissima in modo da far scorta per il pranzo. Saliamo comunque ad Acrocorinto, chiusa pure la grande fortezza che domina il panorama, ma da dove si godono ottime viste. Da qui partiamo per Nafplio per strade interne che tagliano montagne tappezzate da olivi ed aranceti, se degli olivi si sapeva abbondantemente poiché un po’ tutto il Peloponneso è Kalamata, gli aranceti invece sono una sorpresa, soprattutto per il numero elevato con svariati baracchini che vendono montagne di arance. Nafplio è una meta nota, cittadina particolarmente caratteristica, dominata in alto dalla fortezza di Palamede e dal mare dalla fortezza Bourtzi. Non solo questo, scopriremo in seguito, come prima tappa saliamo alla fortezza Palamede da dove si apre la vista su tutto il grande “scoglio” che ospita l’antica Nafplio, ovviamente la fortezza oggi è chiusa, ma lo sapevamo, poco male. Ridiscesi percorriamo il sentiero che gira attorno allo “scoglio” passando dal faro di Arvanitia per arrivare di fronte alla fortezza Bourtzi. Il sentiero sarebbe chiuso pericolo crollo massi), ma dell’indicazione nessuno presta nota, così passando tra qualche arco naturale arriviamo in centro paese, non potendo navigare fino a Bourtzi. L’antico borgo è molto caratteristico ma anche molto turistico in una giornata come l’odierna, soprattutto assaliti i ristoranti, all’ora del pranzo facciamo quindi un giro tra le strette viuzze cercando il museo del Komboloi, chiuso pure questo. Però un negozio (Antimisio) gestito da una gentilissima signora ci illustra la storia di quest’antica tradizione e di altri “talismani” locali. Il Komboloi è una specie di rosario dai mille benefici, non proprio per Nikos, il titolare del negozio, prematuramente scomparso, e a cui si deve lo splendore dei tanti komboloi esposti. Un altro luogo che ha fatto la storia di Grecia si trova presso la chiesa di Agios Spyridon, in pieno centro, pure questa chiusa. Qui fu assassinato Ioannis Kapodistrias nel 1831, primo presidente della Grecia indipendente ad opera di un padre e un figlio originari del Mani, sud del Peloponneso. Non era Sparta-Atene, ma gli scontri campanilistici dettano legge anche qui, nonostante la raggiunta indipendenza. Tempo per un rapido pranzo al sacco rigorosamente all’ombra (la temperatura va verso i 28°), sfruttando al meglio le delizie della colazione. Prendendo un po’ a caso una delle tante scalinate, saliamo ai resti della fortezza Akronafplia, di cui resta ben poco, più interessante la parte che da verso la chiesa di Agios Anargyroi, da cui si posso ammirare viste su di un mare superbo e sulla fortezza Palamede. Abbiamo tempo a disposizione, così percorriamo il sentiero lungo la costa per porta alla spiaggia di Karathonas, 3km pianeggianti ma quasi tutti al sole, che non essendo ancora abituati, picchia forte. Bel giro, la spiaggia in realtà niente di che, un’ampia baia raggiungibile anche in auto, molto meglio alcune piccole spiagge lungo il sentiero. Ripartiamo per la meta finale della giornata, lontano da qui, Diakopto, che raggiungiamo tagliando le montagne fino a Vrachati che si trova sul golfo di Corinto. Appena usciti da Nafplio si può vedere una parte della fortificazione di Tirinto, nel caso la recupereremo al ritorno. La strada sulla costa attraversa anonimi paesi, diviene lentissima, così optiamo per l’autostrada 8 fino a Diakopto, con pagamento di 2,7€. Pernottiamo proprio di fronte all’antica ferrovia a cremagliera in centro, presso Ellis Boutique (67€ per camera doppia, acqua minerale ma anche qui acqua di rubinetto ottima, wi-fi ma niente colazione). La titolare ci indica alcuni ristoranti per la cena, ma essendo pasqua son tutti chiusi, troviamo però posto da Lilith’s Ethnic Street Food, che a dispetto del nome è gestito da una giovane coppia greca. Piatti vari, ma entrati nel mood etnico, lì restiamo, cenando bene (11€) e terminando come di dovere con un caffè greco. Una passeggiata a piedi ci porta in riva al mare dove un ristorante turistico aperto c’è (anche affollato, con grande fantasia chiamato Puerto), ma sembra che la stagione turistica debba ancora iniziare, hotel ed affittacamere sono ancora chiusi. Quelli che non mancano sono i tanti canestri, l’avevo già notato a Nafplio, ne ho la conferma a Diakopto, sono ovunque. Rientriamo in camera dopo aver percorso 183km in auto (la parte tra Nemea e Vachati su viottoli stretti e accidentati) e 18,7km a piedi. Pasqua è passata, da domani i siti saranno aperti. Riguardo a pasqua, va segnalato come nell’annata la pasqua ortodossa coincidesse con quella cattolica.

Monastero di Prodromos
3° giorno
Colazione nel bar sottostante gestito dalla sorella della proprietaria, Agora (5€), costoso e di qualità rivedibile, in pratica alla stessa cifra che altri hotel o b&b servono colazioni superbe ed infinite, qui una pasta riscaldata ed un caffè. In attesa del treno, un giro al porto dove sparuti pescatori stanno sistemando le reti poi è tempo del celebre treno a cremagliera Diakopto-Kalavryta. In 1h si sale dal livello del mare ai 765 metri di Kalavryta, luogo simbolo della resistenza greca durante l’offensiva nazista nella 2° guerra mondiale. Si potrebbe salire anche in auto, ma il treno s’inerpica lungo la spettacolare gola di Vouraikos, altrimenti non visibile. Biglietti acquistati con largo anticipo per avere posti ottimi a rimirare il panorama (9,5€ a tratta), tutto esaurito e mentre si sale scorgiamo persone che lo fanno a piedi (22,5km totali), lo teniamo a mente. Tra passaggi tra le rocce, su ponti sospesi, a fianco di grotte e sorpassando più volte il fiume e le relative cascate, il tratto centrale è veramente splendido, in questa parte il treno cammina lento servendosi della cremagliera per avanzare. L’ultima parte è nella verde valle ed all’arrivo il paese è invaso dal turismo locale, già intento a trovar posto per mangiare, come suggeriscono le enormi griglie pronte ad arrostire anche 20 agnelli per volta. Ma la vera attrattiva di Kalavryta è data dal passato terribile durante la guerra, come ben dimostrato dal piccolo ma imperdibile museo dell’Olocausto (4€) nei pressi della stazione. Molto i cimeli e le foto dell’epoca, tutte le note sono riportate anche in inglese, nell’ultima sala la terribile ed esplicativa riproduzione fotografica delle 465 vittime della follia nazista, tutti gli uomini maggiori di 13 anni furono fucilati non distante da qui, sulla collina che domina il paese, e lì lasciati. Nella notte le donne, recuperando coperte e teli, li riportarono in paese per una degna sepoltura. Un’installazione artistica ne riproduce sforzi e dolore nel giardino esterno. Per i dettagli, solo 13 uomini rimasero vivi, seppelliti dalla massa dei 465. Il movimento di resistenza greco proprio su queste montagne si rafforzò fino alla cacciata finale degli invasori, tra i quali a lungo ci furono gli italiani, non possiamo dimenticarlo. A questo punto non si può non salire al luogo della tragedia, il Monumento ai Caduti, sormontato da un’anonima croce bianca in calcestruzzo, con scritto a sassi tutto attorno la data 13-12-1943, quella dell’eccidio. Nel punto di accesso dal basso, si può visitare una piccola cripta. Rientrando in paese si nota come d’inverno Kalavryta sia un importante centro sciistico, ancora presenti negozi che vendono e noleggiato attrezzature relative. Le vie del centro sono stipate di turisti a mangiare, colazione-pranzo, senza soluzione di continuità, nell’attesa del treno per il ritorno facciamo veloce tappa da Γύρο Γύρο Όλοι (7€) per un ottimo gyros ripieno di tutto. Riprendiamo il treno, ma decidiamo di scendere a Triklia, 9,5k€ prima di Diakopto, per percorre a piedi il tratto più spettacolare. Ci guardano quasi sconvolti i vacanzieri da pasquetta saliti a mangiar agnello alla griglia, ma così è. Il percorso è però tutto in discesa con passaggi splendidi su ponti e cascate, ma pure con l’incrocio dell’ultimo treno di giornata che sale proprio nel punto in cui passa tra montagne scavate e gallerie (mai illuminate). Non ne incontreremo più alle spalle, in ogni caso la velocità è limitata, non ci sono pericoli, e non siamo soli lungo il cammino, altre persone avevano iniziato il percorso pure prima di Triklia. Le fermate lungo la tratta sono molteplici, però di fatto a richiesta, l’unica sempre effettuata e a Mega Spilaio, da dove si può raggiungere l’omonimo monastero, va considerata però una camminata di quasi 90’ per giungervi. Rientrati a Diakopto sempre seguendo i binari, tempo giusto per riempire la borraccia di acqua fresca dalla fontana di fronte alla stazione e si parte in auto. Ci attende un viaggio non particolarmente lungo ma tutto tra le montagne ripassando per Kalavryta fino a Stemnitsa. Passiamo tra scenari completamente diversi, si abbandonano gli olivi per montagne sassose che portano a enormi spianate disabitate. Incrociamo paesi interamente costruiti con pietre locali, come Dimitsana, che si attraversa unicamente dal centro su passaggi millimetrici, per arrivare a Stemnitsa dove faremo tappa alla G.H. Gartagani (82€ per doppia con colazione, wi-fi, acqua minerale ma possibilità di utilizzare senza problemi quella di rubinetto e succo&biscotti di benvenuto), situata nella parte alta del villaggio, in antica costruzione di pietra. Per cenare occorre scendere in centro paese, o meglio precipitare, prendendo viuzze pedonali con mille scalini, usurati dal tempo, quindi alquanto lisci, ma con un minimo d’illuminazione. Ceniamo in centro alla Sarakiniotis Tavern (9€), che ha spazi in piazza all’aperto o interni, sceso il sole la temperatura consiglia l’interno, cibo ottimo e vario. Terminata la cena ci attende l’ascesa per il rientro, una volta giunti alla GH si può rimirare la vista di Stemnitsa illuminata dalla terrazza posta dietro l’ingresso principale, che volge verso il locale dove sarà servita la colazione. Percorsi 127km in auto e 17,5km a piedi.

Spiaggia di Voidokilia e laguna di Gialova
4° giorno
Anticipata la colazione rispetto a quanto proposto dal proprietario, ci aspetta di tutto e di più, quindi situazione perfetta per far scorta in vista del pranzo. Spostamento corto, ma su strade strette e poco battute fino al parcheggio antistante la chiesa Moni AgiouIoannon Prodromou, non visitabile poiché chiusa, ma da cui si può ammirare la vista sulla valle delle gole del Lousios, parte del cammino di 6 giorni denominato Menalom Trail. Da qui a piedi scendiamo al monastero vero e proprio, un gioiello incredibilmente incastonato nella montagna, da cui sporge una parte non più larga di 2 metri, costruito scavando nel corso del tempo nella montagna per recuperare all’esterno non più di 2 metri, costruiti tra mattoni e assi di legno (che paiono pericolanti, ma reggono da anni), per creare tra le altre costruzioni, le minuscole celle dei monaci. Piccoli cavalli si muovono in libertà sul sentiero, sono i mezzi di locomozione dei monaci residenti. Il monastero di Prodromos, nome completo Monastero di San Giovanni Battista, ci accoglie come primi avventori, nessuno all’orizzonte, rispettiamo i dettami indicati di muoversi solo dove permesso, accedendo alle parti comuni tra cui una splendida chiesta scavata nella roccia e dipinta in maniera spettacolare, con l’ingresso a sua volta dipinto sulla roccia non lavorata. Qualche giovane monaco lo incrociamo, ma son presi dalle loro funzioni e non ci considerano, nemmeno come possibili acquirenti dei prodotti in vendita. Vedremo al ritorno, ora ci aspetta il percorso vero e proprio per il nuovo Monastero Panagia Philosophou. Lo si raggiunge scendendo al ponte sul Lousios e risalendo, oggi il clima è variabile, niente sole ma per il momento niente pioggia, tutto sommato non male dovendo camminare tra salite e discese. Passato il fiume, con ponte proprio sopra alle gole, s’incontra un sentiero che conduce al vecchio monastero, che però è chiuso, segnato come pericolante. Arriviamo quindi al nuovo monastero, visitiamo l’attigua chiesa, decorata in ogni dove in maniera superba, e qui ci accoglie un monaco che parla fluentemente inglese, così mentre qualche goccia di pioggia par cadere nella vallata, lui ci ragguaglia sul monastero e su quelli attigui. Qui vivono in 2, lui da 6 mesi, prima abitava a Kalamata, pare più uno che abbia affittato casa sua e si sia fatto ospitare che un monaco vero e proprio, insiste nell’offrirci un caffè o un tè, preferiamo quest’ultimo trovandoci una tisana che possiamo accompagnare con svariati biscotti. Ci apre ogni porta di quella che potremmo definire una reception, ci tiene a mostrare la veduta sulla valle del Lousios, e ci ragguaglia sui monasteri che da qui si vedono. Quello di Prodromus ospita ad oggi 9 monaci, può dar ospizio ai viandanti che vi arrivano a piedi, stando però alle loro regole, quindi sveglia alle 5 per le funzioni religiose e a dormire alle 21, dopo aver espletato altrettante funzioni ovviamente. Gli chiediamo del vecchio monastero, e ci dice che possiamo salire, stando solo attenti a non danneggiare nulla, così facciamo una volta congedati, lasciata un’offerta e ripreso il cammino. Il vecchio monastero era completamente diverso dal nuovo (che è pure raggiungibile in auto), costruito abbarbicato contro la montagna sfruttandone ogni piccolo anfratto. Restano poche cose, ma altamente suggestive ed evocative della dura vita monastica del tempo. Ripercorriamo lo stesso sentiero dell’andata, ora incontriamo avventori, molti però fanno solo tappa al monastero di Prodromos che presenta un aspetto diverso dalla mattina, con tanta gente nei dintorni, l’ultimo tratto in salita ci riporta al parcheggio, dove ci cibiamo con le delizie recuperate a colazione. Il tutto è durato poco più di 3h, visite comprese. In auto prendiamo la via dell’Antica Olimpia, strade interne tra le montagne per visitare l’antico sito che diede i natali alle attuali olimpiadi moderne. Ampio parcheggio disponibile, ma ne troviamo uno appena spostato però all’ombra, qui il caldo la fa già da padrone, biglietto unico (20€) che permette l’accesso al sito vero e proprio, al museo archeologico ed al museo della storia dei Giochi Olimpici dell’antichità. Iniziamo da sito vero e proprio, con alcune parti ancora in ottimo stato (gymnasium, theokoleon), altre meno, tra cui forse quello più deludente è l’enorme stadio, di cui in pratica resta solo il marmo che segnalava la linea di partenza e arrivo. Domina l’area il grande tempio di Zeus, quello che maggiormente impressiona è pensare che queste strutture risalgono fino al VII secolo a.c. Ed allora, se anche molto va immaginato, prende un’altra considerazione. I musei meritano uno sguardo soprattutto se si amano i particolari o le storie che portarono alle olimpiadi, alle guerre interne che in parte proprio le Olimpiadi stemperavano, dopo un passaggio lasciamo l’Antica Olimpia per la destinazione di serata, l’Antica Messene, da non confondere con Messene, i 2 centri distano non poco. Arrivando da nord, il percorso non è affatto comodo, occorre tagliare tra le montagne e più strade portano al nulla, tra indicazioni di passanti e consigli non sempre centrati dal navigatore, entriamo in paese passando per l’imponente porta dell’Arcadia, In un primo momento ci fermiamo, non ci sembra possibile passare nel mezzo di un monumento così imponente, ma visto che lo fanno anche gli autoctoni, passiamo anche noi. Si scrutano le possenti mura che cingevano la città, visita che impostiamo per l’indomani, ora tappa serale allo splendido Messana Hotel (67€ per camera doppia, senza colazione ma con 5€ si può inglobare, wi-fi, acqua minerale ed acqua di rubinetto, che proviene dalla fonte che sgorga pure nella fontana in centro, prelibatissima per la gente del posto), che sorge sull’unica strada del paese con vista sulle rovine. Non c’è un parcheggio interno, ma si può parcheggiare senza problema lungo la via principale, dopo una certa ora di fatto il deserto dei tartari. Una gentilissima proprietaria ci illustra ogni dettaglio della camera e del piccolo paese, poi a piedi raggiungiamo l’unico ristorate che pare aperto, la taverna Ithomi. Il proprietario ha fretta, alle 21:30 c’è gara1 di playoff Eurolega del Pana con l’Efes, e lui non può perdersela. Indossando io una felpa Virtus, non si può non finire a parlare a lungo di basket (premessa, sostiene che vinceranno e facilmente l’Eurolega, gli andrà male, ma non malissimo perché non vincono gli arcinemici dell’Olimpyacos) e dopo una corposa mangiata ci regalerà anche uno sconto (15€). Una sosta alla fonte che sgorga nella fontana in pieno centro è un obbligo, facciamo scorta di acqua, in realtà l’avremmo pure in hotel, ma prenderla dalla fonte ha tutto un altro gusto. Ad Antica Messene, o son tutti rinchiusi a guardare il Pana o son tutti a letto, pare appunto un deserto, la temperatura precipita una volta che il sole è scomparso da più di un’ora, così rientriamo in hotel dopo aver dato conferma alla proprietaria per la colazione dell’indomani. Qui ritroviamo la coppia padre e figlio che avevamo incrociato a cena, col figlio che parla un ottimo italiano, stessa situazione che incontreremo l’indomani, pochi avventori, stessi posti, per un luogo che si rivelerà veramente sorprendente. Percorsi 200km in auto, 12km a piedi.

Particolare dal castello di Pylos
5° giorno
Poiché non compresa, integriamo comunque la colazione in hotel (5€ a testa) dopo aver chiesto un anticipo sull’orario, accordato. Colazione abbondante e di ottima qualità, illustrata in ogni singolo prodotto dalla proprietaria (larga parte di quanto proposto fatto a mano in casa), anche qui far scorta per il prosieguo quasi un atto dovuto. La prima visita di giornata è proprio in fondo alla valle, ben visibile anche dall’hotel, il sito dell’Antica Messene (15€). Risalente al IV secolo a.c., fondata in seguito alla sconfitta di Sparta grazie ad un nome celebre della storia greca, Epaminonda, alle 8 di mattina si offre totalmente libera, nessuna persona nel grande spazio in ottimo stato, dove su tutto emerge il grandioso stadio in perfetto stato conservativo. Teatri, santuari, fontane, templi, c’è di tutto nel degradare verso lo stadio di questa grande e splendida città che fu, 2h sono quasi obbligate per girarsela al meglio e rientrare (considerate che si estende in leggera discesa, quindi al termine occorre risalire) e poi andare all’imponente Porta dell’Arcadia, da dove si dipanano le possenti mura delle fortificazioni. Queste si possono rimirare ancora più imponenti un km ad ovest, poi lasciamo le montagne con destinazione costa ovest della penisola della Messenia. Si scende a Messene (che nulla centra con l’Antica Messene) per prendere la strada destinazione Voidokilia, considerata una delle più belle spiagge di Grecia. Si parcheggia nei paraggi dopo circa 90’ di trasferimento, la via d’accesso è molto stretta, battuta da vari camper, di conseguenza occorre tempo per gli ultimi km, una volta arrivati sulla via sterrata il parcheggio è comodo. La spiaggia è una sorta di mezzaluna incastonata in uno stretto passaggio di mare, con dietro la laguna di Gialova e sul promontorio che la troneggia, alcune antiche tombe micenee. Si può facilmente salire per godere di un’immagine intensa, con mare e laguna a scambiarsi colori immaginifici e le verdissime montagne a far da contraltare. Qualche avventore si lancia già in acqua, la temperatura lo permette, la brezza che spira un po’ meno. La sterrata costiera permetterebbe di girare tutta la baia, ma è in pessime condizioni e dobbiamo rientrare sulla statale per giungere alla spiaggia di Perasma Sykias, dopo un tratto di oltre un km a piedi. Il sentiero che porta al vecchio castello di Navarino sarebbe chiuso, si può comunque percorrerne una parte per godersi una vista mozzafiato tra mare e montagne, entrambi con colori che sembrano una forzatura di programmi di correzione fotografica, invece sono reali. Da qui in auto prendiamo per Pylos, dove prima di visitare il castello terminiamo le scorte di cibo del buffet mattutino. L’ingresso al Neo Castro costa 10€, salendo in cima si arriva alla fortezza vera e propria da cui si godono belle viste sul mare, soprattutto sull’isolotto di Tsichli Baba e del suo gigantesco arco naturale denominato Trypito. All’interno del complesso del castello sorge anche una chiesa che a suo tempo fu edificata come moschea, cromaticamente perfetta per scenario fotografico, all’interno invece il nulla. Riprendiamo il viaggio spingendoci nel punto più meridionale della penisola, destinazione Methoni. Proprio sulla penisola al termine della cittadina sorge il grande complesso del Kastro (5€) che ha visto un po’ tutte le dominazioni spartirselo e costruirne parti, così da lasciare un’idea di multicultura terrena e marittima. Con parti veneziane, bagni turchi, chiese, cisterne e fortezze, il clou è riservato all’isolotto finale dove la piccola ma massiccia fortezza veneziana di Modoni sorge sul mare, collegata con un passaggio rialzato. Pare una specie di Mausoleo di Teodorico più alto nel mare, scenografico ma proprio come il mausoleo ravennate, praticamente vuoto ad oggi al suo interno, dove si può raggiungere il primo piano. Tutto il complesso è molto esteso, occorre tempo per visitarlo, il luogo in cui si trova regala scenari splendidi e quindi va considerato tempo per visitarlo dettagliatamente. Questo ci preclude un passaggio da Koroni, scendiamo direttamente verso il Mani, la penisola centrale del Peloponneso, quella più chiusa, tradizionale e caratteristica di tutte. Occorre passare da Kalamata, aggirabile con un passaggio autostradale, poi la strada sale e scende alternando passaggi sul mare ad ascese in montagna, le brulle ed imperiose montagne del Mani non sono di facile accesso. Dopo non pochi sali e scendi giungiamo sul mare a Neo Oytilo, con destinazione Lithos by the Sea (65€ compresa colazione, wi-fi, acqua in bottiglia e piscina), dove però l’organizzazione latita. Fatichiamo ad avere la camera, forse il gestore non aveva avvisato l’addetta che non parla inglese, c’intendiamo un po’ a gesti un po’ col traduttore di google, non tutto riesce al meglio, ma abbiamo comunque un posto dove stare, magari non tutto sistemato ma poco male, peccato solo per il tempo perso. Il centro del villaggio si raggiunge a piedi, un villaggio di mare fuori stagione, tutto sommato carino. Per cena ci affidiamo alla taverna Karavopetra (16€), dove poter mangiare in veranda sopra al mare, aperta o chiusa, nella parte interna del ristorante solo gli aficionados e gli amici del titolare, nell’attesa della partita dell’Olimpyacos col Real, gara1 di playoff Eurolega di basket, i ragazzi si scaldano con AEK-Nanterre e a seguire Paok-Bilbao, coppe minori di basket, decisamente il mio posto. Olive di Kalamata offerte senza nemmeno dover chiedere, così come un ottimo pane e l’olio (manco a dirlo, eccelso), cena squisita assaggiando più specialità e finalmente un’autentica moussakà. All’uscita, sul mare spira una brezza a cui occorre porre rimedio almeno con un k-way, insolito fino ad ora. Percorsi 244km in auto e 17km a piedi.

Le case torre di Vathia, Mani
6° giorno
Gli intendimenti con la signora che ci ha accolto non son funzionati al meglio, la colazione non è pronta all’orario richiesto e improvvisiamo qualcosa al volo, dobbiamo essere alle 9 alle grotte di Diros e non possiamo attendere a lungo. Occorre recuperare il biglietto allo sportello ben prima dell’ingresso (17€), in auto conviene scendere ulteriormente, essendo la visita al primo turno della mattina c’è spazio per parcheggiare. L’ingresso delle 9 in realtà è sulla carta, ci fanno entrare dopo le 9:20, scendendo qualche gradino ci troviamo direttamente “all’imbarcadero” per la visita delle grotte. Piccole barchette da 8 posti mosse da un addetto con un unico remo ci faranno da mezzo di locomozione per inoltrarci in questo dedalo marino. Stalagmiti e stalattiti in ogni dove, si è dotati di giubbotto di salvataggio ma non elmetto, e in alcuni passaggi non farebbe schifo, così come protezioni sulle braccia. Le grotte sono magnifiche, un susseguirsi di passaggi sempre più emozionanti, ben illuminate anche se per forza di cose i grandi riflettori un po’ tolgono magia al luogo, ma alternative non ci sono. Peccato solo che l’addetto (solo pescatori del posto possono portare turisti nelle grotte) non parli una parola che non sia greco a parte “attention”. Nessun problema, i 20’ di giro lasciano comunque parlare il silenzio e le emozioni, una volta sbarcati c’è un ultimo tratto a piedi lungo una comoda passerella che si alterna a parti su roccia. Quando si sbuca alla luce, sul mare, termina la magia, ma resta un’escursione consigliatissima. Ci dirigiamo alla penisola di Tigani, facendo prima tappa al piccolo villaggio di Mezapos, una chiesa, tre case e poco altro, immerso tra scogliere elevate e barche ancora da mettere al mare. Per arrivare al punto di partenza per Tigani, si passa da piccolissimi villaggi dove s’iniziano a vedere alcune costruzioni caratteristiche, ovvero case torri, vedi Fimalotos e Episkopi. Arrivati al cimitero di Agia Kiriaki lo sterrato diviene inaffrontabile, oltre al fatto che c’è spazio per parcheggiare, da qui proseguiamo a piedi scendendo la penisola per risalire ai resti dell’antico castello di Tigani. Resta proprio poco, forse più bello a vederlo da Agia Kiriaki che sul posto, ma l’escursione merita, passando tra fiori e vegetazione dai colori e dagli odori intensissimi. Mi pare perfino di odorare il condimento del souvlaki della sera prima…Risaliti all’auto, dopo circa 90’ tutti sotto al sole, sosta a Kitta al Super Market Μπεκάκος per un robusto panino (3,6€, doppio panino ampiamente imbottito), poi da qui parte la parte di strada più spettacolare del Mani, che sale e scende passando da Gerolimenas fino al villaggio simbolo di Vathia. Le soste fotografiche si susseguono, Vathia la si scorge già da lontano, dal mare o pure dalla montagna, domina la penisola in un concentrato di case torre incredibile. Una volta raggiunta, la si oltrepassa e ci sono più opzioni di parcheggio lungo la strada, proprio dove la vista è quella da cartolina, case torre un’accostata all’altra con sullo sfondo il mare. Aggiungo che poco sopra sorge pure un campo da basket, e da lì la vista è perfetta e totale, anche se stranamente son l’unico a salire per coglierla. Se si azzecca il momento giusto, non c’è nemmeno troppo affollamento, l’ora del pranzo è perfetta, i turisti scelgono di fare un passaggio e via poiché al momento Vathia presenta qualche b&b in divenire ma niente di aperto. Un villaggio in sviluppo, tra rovine e ristrutturazione, meglio andarci prima che tutto sia sistemato e tra hotel, ristoranti e case tradizionali per esperienze all-inclusive perda la sua magia. Tra viuzze strette, sentieri che salgono a ruderi crollati ma ancora capaci di trasmettere la storia di com’era la vita al paese, è bello perdersi qui in mezzo, ci sarebbe anche l’opportunità di percorrere sentieri verso villaggi ancora più remoti, ma avevamo già individuato altre mete e non ne abbiamo tempo. Ripartiamo tagliando l’ultimo lembo di terra, verso Kokkinigia, termine della strada, un ristorante, un’agenzia viaggi ed una chiesa. Ma da qui parte il sentiero per il faro di Capo Tenaro, il punto più meridionale della Grecia Continentale. Una bella escursione che parte costeggiando un mare d’incanto per salire alla cresta e prendere a sud per il faro, passando a fianco dell’antico sito di Tainaron, porta al faro, un promontorio citato da Omero nell’Iliade. Da quello che un tempo era una sorta di fine del mondo si rientra lungo lo stesso cammino, spira un forte vento che mitiga un sole già molto intenso, non a caso alcune persone ne approfittano per un bagno in mare. Ripartiamo costeggiano la parte est del Mani, con varie deviazioni presso piccoli villaggi, spiagge da sogno e paesi incantati tra le loro case torre. Si susseguono così Porto Kagio, proprio sotto l’arcaico villaggio di Paliros, Lagia e Agia Kiprianos per arrivare alla piccola ma incantevole Alipa, con la spiaggia di ciottoli bianchi ed un mare verdissimo. L’ultimo passaggio in villaggio caratteristico è a Rizeakos, poi dobbiamo prendere per Sparta che dista oltre un’ora da qui. Avevamo fissato un air’bnb, Appartamento di Vasiliki (60€, senza colazione ma con uso cucina e tutto quello che un appartamento possa offrire), se dimentichiamo l’inteso odore di benzina per le scale, tutto bene. Il nome Sparta riporta alla memoria le guerre del Peloponneso tra tante città del luogo ed ovviamente contro Atene, ma a Sparta di storico non v’è praticamente nulla, di sera non facciamo troppa strada per cenare da Leonidas (7,5€), prezzo contenuto anche per il fatto che acqua e pane sono offerti ed il servizio non si paga. Si può scegliere tra interno ed esterno, pure qui dopo una giornata particolarmente calda, di sera una brezza rinfresca, e cenare all’interno non è male. Al rientro in appartamento, avendo a disposizione del caffè nella dispensa, me lo preparo alla greca fatto da me, prima volta, nemmeno male. Percorsi 170km in auto, la parte nel Mani su strade strette e non sempre asfaltate, oltre a 13,5km a piedi

Grotte di Diros
7° giorno
A piedi raggiungiamo il forno pasticceria Mazis, dove 2 ottime e grandi paste accompagneranno la colazione (3,2€) al rientro in appartamento, il tutto macchiato dal caffè alla greca, che ormai mi preparo con quotidiana normalità. La prima visita della giornata dista poco, Mystras, antica cittadina bizantina, abbarbicata sui circostanti monti del Taigeto. Vi sono 2 accessi, dal basso e dall’alto (20€), in realtà poco cambia, poiché in un verso o nell’altro lo stesso percorso va sviluppato a piedi, noi partiamo dal basso così da goderci una vista che prenda tutte le costruzioni, palazzi, chiese, monasteri, porte ed un convento ancora abitato da 4 monache, ovviamente operative di prima mattina. Il sito, patrimonio Unesco, è completamente diverso dai celebri siti dell’antica Grecia, si parla di edificazioni che partono dal 1200 d.c., mentre i siti che riportano alle leggendarie guerre del Peloponneso sono di svariati secoli a.c. Le chiese conservano dipinti ancora in ottimo stato di conservazione su pareti non sempre sistemate, le più interessanti all’interno del convento di Pantanassa, assieme ad innumerevoli voti alla vergine. Le 4 monache sono intente alla pulizia, attorniate da un numero spropositato di gatti. Il grande palazzo dei Despoti è ancora in ristrutturazione, per il resto tutto è visitabile, anche più luoghi in condizioni simil rovine, ma forse questo ne rappresenta il fascino maggiore. Arrivati all’ingresso superiore alla porta di Nauplia si possono visitare le ultime 2 chiese, a questo punto decidiamo di scendere per riprendere l’auto e salire alla parte alta. Si parcheggia lungo la strada, con lavori in corso, si sale al Kastro, il castello con fortificazioni che domina il complesso, in realtà questa parte è deludente, le viste non permettono di rimirare al meglio Mystras, forse sarebbe meglio affrontare questa parte come prima visita per poi gustarsi al meglio Mystras, ne rimarrà un ricordo molto più intenso. La visita ci impegna per 3h, ripresa l’auto ci aspetta il trasferimento per Monemvasia, l’isola rocciosa con città incastonata nella fortezza che sorge nella parte est della penisola orientale, circa 90’ di auto dove un forte acquazzone rinfresca la giornata. Ma una volta giunti a Gefyra, la cittadina sulla terraferma di fronte a Monemvasia, il sole torna a farla da padrone ed i colori dell’Egeo esplodono al loro meglio. Un ponte a livello del mare congiunge le 2 cittadine, troviamo parcheggio appena l’oltrepassiamo, si può sperare in qualcosa di meglio lungo la strada che conduce all’ingresso, ma facciamo tappa qui anche per un veloce spuntino con quanto recuperato in precedenza, a piedi raggiungiamo la porta d’ingresso (1km) dove si accede solo a piedi. L’antico borgo medioevale del Kastro è una sorta di piccola fortezza, ora turistico all’ennesima potenza, ma non certo privo di fascino. Vista la ressa, percorriamo la via lungo le mura sul mare, dalla piazza principale si può uscire a est fino al faro di Monemvasia, costruito con le pietre e le rocce del luogo, rientriamo nel Kastro per perderci per le viuzze interne, tra bar chiccosi e ristoranti presi d’assalto, ma anche costruzioni tipiche e non sempre ristrutturate, così da rimandare al fascino di un tempo. Per evitare le troppe presenze saliamo alla città alta fino a Agya Sofia da dove si rimirano viste mozzafiato sulla cittadina ed il mare dai tanti colori. Si potrebbe salire anche al punto più alto del grande scoglio, ma lo evitiamo per verificare se ci fosse la possibilità di vedere la cittadella con meno afflusso, ed in effetti terminato il periodo del pranzo molta gente inizia a defluire e girare per le viuzze diviene un piacere. I tanti alberghi e b & b sono raggiungibili solo a piedi, e si vedono turisti arrancare sui percorsi, a volte su pietre scivolose, con gigantesche valige, vien da domandarsi se stiano trasferendosi qui. Ci concediamo anche noi un attimo di relax da Volax, comodamente seduti all’ombra (dopo la pioggia, il sole batte forte) per una limonata con limoni rigorosamente a km zero (5€). In un posto del genere una limonata costa più che una cena nei luoghi visti in precedenza, ma è ovvio, quindi non ci si stupisce. Per chi vuole souvenir, il centro di Monemvasia è un luogo peccaminoso, terminata la visita e ripresa l’auto, ci aspetta un lungo trasferimento verso nord, destinazione Micene (Mykens) che raggiungiamo dopo quasi 3h, compreso un tratto autostradale. Ripassiamo per luoghi toccati in avvio viaggio, terra d’olivi e aranceti, Micene è una specie di deserto, giungiamo all’hotel Le Petit Planet (59€ per camera doppia, wi-fi, acqua minerale poiché ci sconsigliano di bere quella di rubinetto, a cui si può aggiungere 7€ per la colazione, consigliatissima) accolti come fossimo in una delle più casalinghe pensioni della riviera romagnola. Nonostante la struttura sia enorme e non proprio modernissima, ci trattano come se non vedessero l’ora del nostro arrivo, info dell’hotel, del piccolo paese e del sito che visiteremo l’indomani. Le opzioni per la cena, scartata quella in hotel per farci un giro in paese, sono scarse, in pratica è tutto chiuso, qualche luce s’intravvede in alcuni posti, ma paiono comunque chiusi o non frequentati. Ci salva Alcion Taver, che pare un ritrovo dei pensionati del posto, ma gode pure di ottime recensioni. In un ambiente anni ’60, dove c’è chi va per guardare una vecchia televisione che pare ancora a tubo catodico, si mangia proprio bene a prezzi ridicoli per tutto quello che ci servono (8€). Gestito da madre e figlia, fortunatamente la figlia parla un fluente inglese, quindi si può scegliere anche fuori dal menù con quanto propone di special. Sceso il sole, il rientro in hotel è sotto scorta di alcuni cani che ci adottano e tengono lontano altri cani ed eventuali malintenzionati (in realtà a parte i pensionati intenti a bersi birra e giocare a carte non si vede anima viva), Micene è un vero e proprio deserto, evidentemente nessuno programma una sosta qui per poi procedere alla visita del sito storico. Intanto è già possibile effettuare il check-in online per il volo di rientro, operazione velocissima con Aegean. Percorsi 297km in auto, su strade in buone condizioni e 15,2km a piedi.

Castello di Methoni
8° giorno
La colazione, che avevamo chiesto possibilmente anche prima delle 8, è un buffet infinito, la proprietaria ci spiega ogni singolo prodotto, la provenienza e di alcuni anche la realizzazione, le marmellate sono superbe (e detto da uno che poco le apprezza…), far scorta per il pranzo è atto dovuto. In auto raggiungiamo il parcheggio antistante il sito dell’Antica Micene (20€), datato tra il 1.600 ed il 1.200 a.c. Avete letto bene, occorre andare indietro a quella data, quindi il fatto che molte delle costruzioni siano solo costituite da poche pietre non deve trarre in inganno sulla sua importanza. La cultura micenea iniziò il declino proprio attorno al 1.200 a.c., quindi parliamo che le parti più recenti datano oltre 3.000 anni fa. Su tutto svetta la gigantesca porta dei leoni, ancora in ottimo stato, si sale alla cittadella fortificata dove sorgeva il palazzo di Agamennone. Impressionano le gigantesche tombe interrate, cupole di mattoni ad alveare ancora in ottimo stato, nella parte posteriore del complesso ancora visibili le cisterne per l’acqua. Si può visitare anche il museo, ed una volta usciti non va persa la tomba di Agamennone, che dista 300m a destra dalla strada principale. Un imperiale ingresso porta alla tomba vera e propria, denominata il tesoro di Atreo, il padre di Agamennone, nonostante gli storici non vedano grandi collegamenti tra questo luogo ed il vero tesoro di Atreo. Avendo in programma la visita ad Epidauro, un passaggio alla fortezza di Larissa dominante Argos è d’uopo. Si sale fino all’ingresso in auto, stranamente non si paga, forse perché non ancora ristrutturata, ma una veloce visita la merita. Viste su Argos ed alcuni monasteri moderni dell’area si scorgono da quassù, con nessun viandante incontrato, poi proseguiamo per Epidauro, il cui sito archeologico (20€) è celebre per 2 ragioni, le miracolose cure (leggenda narra dovute al veleno dei serpenti) ed il teatro, patrimonio Unesco. La massima popolarità l’ebbe nel IV secolo a.c. ai tempi di Asclepio, del quale rimane l’omonimo santuario dedicato al dio della medicina. I resti non versano in ottime condizioni, ma quello per cui tutti fanno tappa qui è il teatro. La parte del santuario ha subito nel tempo modifiche dovute al periodo romano, fatto comune nei siti dell’antica Grecia, una volta visitata questa parte si sale al teatro che poteva contenere fino a 15.000 persone. Ma non è questo a richiamare i tanti turisti, sebbene sia conservato in ottime condizioni ed ancora utilizzato per rappresentazioni, a renderlo unico è la perfetta acustica. Se si sussurra anche una sola parola ove sorgeva il palcoscenico, sarà possibile ascoltarla ovunque, fino all’ultima fila in alto della “piccionaia”, e questo pensato circa 2.500 anni fa, impressiona. Nel biglietto è compreso anche il museo. All’uscita diamo fondo alle provviste intascate a colazione, non siamo gli unici, anche altre persone parcheggiate nei dintorni ci copiano. Da qui, scegliendo la strada che porta sul mare, prendiamo destinazione Corinto, o meglio un salto a vedere il canale che taglia in due la Grecia. La strada sale e scende lungo la costa, dove nel Golfo Saronico si vedono le omologhe isole. Seguendo la strada normale e non l’autostrada, si giunge al parcheggio di Corinto (indicazione per il locale “Canale”) dove poter accedere al ponte e vedere al meglio l’incredibile taglio operato per far passare le imbarcazioni in questo canale evitandone così un lungo periplo. Il nuovo ponte ha passaggi pedonali su entrambi i lati ma pure nella parte centrale, si può accedere anche al vecchio ponte sottostante da dove, prenotando in anticipo, è possibile fare bungee jumping. Proprio al nostro passaggio, una ragazza si sta preparando per il lancio, fa impressione quando si butta non tanto per l’altezza ma perché le pareti laterali paiono vicinissime, ed il rimbalzo non essendo perfettamente perpendicolare l’avvicinano a queste. Un grande applauso l’accoglie quando l’impresa termina con successo, non abbiamo visto passare nel canale nessuna imbarcazione, ma un lancio dal ponte sì. Ripartiamo per l’ultima tappa, la consegna dell’auto in aeroporto, stessa autostrada dell’andata, sosta all’ultimo distributore di benzina che però è chiuso, così ci tocca una deviazione nei paraggi per raggiungere uno Shell a 10km dall’aeroporto. Una nota, l’aeroporto si chiama Eleftherios Venizelos, ma i cartelli stradali riportano ancora la vecchia denominazione di Marco Polo. Espletata quest’operazione, giungiamo in aeroporto, le pratiche di consegna son rapide, da qui andiamo direttamente alla fermata della metropolitana per il centro (numero 3), il biglietto a/r costa 16€, una tratta sola 9€, impiega circa 50’ per giungere nel centro a Plateia Syntagmatos, la piazza del parlamento, cuore nevralgico della capitale ellenica. Il nostro albergo dista 2 fermate di metro numero 2 per Sygrou/Fix, non distante dall’Acropoli, Hotel @ Sygrou/Fix (107€, con colazione, acqua minerale ma acqua di rubinetto potabile, wi-fi, deposito bagagli, volendo possibilità di stamparsi documenti aeroportuali). Per cena, dopo tanti luoghi scovati più per scelta obbligata che per altro, questa sera ci trattiamo bene nei dintorni dell’Acropoli da Liondi (25€), per farci un giro serale nei dintorni dell’Acropoli illuminata lungo Dionysou Areopagitou, che alterna autorevoli ambasciate a case in decadenza. L’Acropoli illuminata fa una grande impressione, così come il teatro di Erode Attico. Tempo di rientrare, anche l’ultima sveglia sarà mattutina per poter essere all’ingresso dell’Acropoli all’apertura. Percorsi 251km in auto, tutti su buone strade, 13,5km a piedi.

Il Kastro di Monemvasia
9° giorno
Piove, e non lievemente durante il tempo di un’abbondante colazione in hotel tra pochissimi avventori di prima mattina, forse ad Atene solo chi si è prenotato per il 1° ingresso all’Acropoli è sveglio così presto. L’intensità cala leggermente mentre a piedi, dopo aver lasciato i bagagli nel deposito dell’hotel, ci rechiamo all’ingresso in 10’, nell’attesa dell’apertura dei cancelli ci sono già almeno 50 persone in coda prima delle 8, tutte munite di biglietto acquistato online per il primo accesso a fasce orarie giornaliero, ma solo dopo il 1/4 con le nuove tariffe, 30€ ingresso per Acropoli e pendici nord-sud. Magicamente, aperte le porte la pioggia smette, certo, il sole non brilla e il cielo non regala l’azzurro intenso dei giorni precedenti, ma almeno ombrelli ed impermeabili si possono riporre. Il percorso in salita è obbligato, già nelle pendici si scorgono monumenti importanti, ma preferiamo salire il più velocemente possibile per avere meno persone sul luogo. Dalla porta Beulè si entra nella parte alta, dove si trova il monumento più celebre, il Partenone, passando tra il tempio di Nike e il monumento ad Agrippa, il Partenone già s’intravvede tra impalcature che lo sorreggono nel frontale principale ed anche al suo interno. Desta comunque impressione ugualmente, la vista è nettamente meglio sul lato opposto privo d’impalcature, anche se il frontale è meno imponente, molto bello anche il santuario di Zeus, in condizioni nettamente migliori. Pian piano la zona si riempie di avventori, come ovvio che sia a fronte di uno dei monumenti più noti al mondo, da quassù si gode una splendida vista della città che spazia ovunque, dal Pireo alla collina del Licabetto, pian piano scendendo ci concediamo soste presso altri luoghi d’interesse, tra cui i teatri di Erode Attico e quello di Dionisio. Terminata la visita, con ancora un po’ di tempo a disposizione, ci rechiamo all’antica Agorà romana che si raggiunge bordeggiando la collina dell’Areopago. L’Agorà la rimiriamo solo dall’esterno, per perderci tra viuzze e scalinate che si trovano tra qui e l’Acropoli, passando tra case fatiscenti, murales e abitazioni di pregio senza soluzione di continuità, e gatti, un numero incredibile di gatti. Rientriamo in hotel sempre a piedi, tra qualche ultima goccia di pioggia per ritirare i bagagli e prendere la destinazione dell’aeroporto, col medesimo percorso del giorno precedente, metro 2 per Plateia Syntagmatos e a seguire metro 3 destinazione aeroporto, col biglietto a/r comprato il giorno prima e valido 30gg. Occorre oltre 1h, tra attese e 2 metro per giungere a destinazione, una volta entrati, controlli rapidissimi, nell’attesa in aeroporto si può sfruttare un’ora di connessione wi-fi gratuita. Il volo per Bologna non trova un gate, lo comunicano all’ultimo, qualche problema con i posti, me lo cambiano alla porta d’imbarco, meglio così, nella fila delle uscite d’emergenza con più spazio a disposizione. L’aereo è un moderno Airbus A320neo (possibilità di ricaricare i vari device in più rispetto a quello dell’andata) che si muove con 15’ di ritardo, a seguire attendiamo altri 30’ lungo le piste di rullaggio, accumulando quindi 45’ di ritardo totale, ritardo che in volo non recuperiamo. Volo che come all’andata è allietato da un veloce pranzo e bevande di ogni tipo, oltre alla canonica caramella che Aegean da sempre offre al momento di mettere piede sull’aereo.

Il Teatro di Epidauro
Luca, aprile 2025

Monaco al nuovo Monastero Panagia Philosophou
Spettacolare come sempre!!!!👍👍👍👍👍Grande Luca: non ti invidio neanche un po'!!!!!