Turchia
- Luca
- 10 feb
- Tempo di lettura: 30 min
Aggiornamento: 12 feb

2 note di commento
Il viaggio si è svolto alla fine dell’anno, niente caldo inaffrontabile in Cappadocia, ma tempo grigio e pioggia costante a Istanbul, variabile in seguito con mattinate sottozero e temperatura sopra i 10° solo verso la costa. Giornate “corte”, luce dopo le 8 di mattina e dalle 18 tutto buio, 2h di fuso orario spostate avanti rispetto all’Italia. Per entrare in Turchia può bastare la CI, ma col passaporto i passaggi di frontiera e gli accessi in aeroporto sono più rapidi. Pagamenti, bagni pubblici a parte, tutto è pagabile con carte di credito o bancomat, il contante è di fatto evitabile, in ogni caso i cambi sono un po’ ovunque, sovente l’€ è accettato, soprattutto a Istanbul. Può divenire un problema il resto che è restituito in moneta locale, ma capita anche che ristoranti o bar cambino l’€ molto volentieri. Al momento del viaggio il cambio era indicativamente 1€=36,5 lire turche. I prezzi indicati sono da intendersi a persona quando non specificato. Nei luoghi turistici l’inglese è ampiamente parlato, più si esce da quelli e più si fatica, ma la predisposizione al commercio e le intense migrazioni con cui molte famiglie hanno o hanno avuto a che fare facilità la comprensione. In più casi le persone stesse utilizzano il traduttore vocale sul cellulare per comunicare, solitamente impostato in inglese, quindi da parlare con dizione lenta e corretta. Istanbul è una megalopoli da oltre 15m di abitanti, ma spostarsi è molto semplice coi mezzi pubblici (tram, metro, Marmaray, battelli, funicolare, gli economici taxi), e pure a piedi avendo tempo per gustarsi al meglio la città, poiché regala scorsi incredibili in ogni dove. Per i mezzi pubblici si può acquistare una card (130lt) ricaricabile, permette di accedere ad ogni corsa al prezzo di 20lt, mentre la singola corsa pagabile al tornello direttamente con cc costa 30lt. Quindi se pensate di effettuare oltre 13 corse, la card è conveniente. Solo la metro a lungo raggio Marmaray necessita per le fermate fuori dal centro della card. Acquisti, ovviamente tutto è contrattabile, pur pagando con cc, fa parte della consuetudine del posto, avviene pure per i piccoli ristoranti locali, quando, uno a fianco dell’altro, son proprio loro a spingere proponendo soluzioni di risparmio. Per quello che riguarda gli spostamenti del tour, c’eravamo appoggiati ad un’agenzia locale, Allegro Tour, per esplorare la Cappadocia e raggiungere la costa passando per vari siti interessanti, è necessario avere a disposizione un mezzo, ed i km non sono pochi. L’ingresso ai principali siti e monumenti è particolarmente costoso, si possono pagare singolarmente (ancora più costoso) oppure comprare una card che comprende alcuni monumenti e musei di Istanbul (ma non Ayasofya, Yerebatan Sarnıcı o Basilica Cisterna, la Cisterna Şerefiye, la Chiesa di Chora) e buona parte di tutto quanto da visitare in Turchia (a parte il castello di Uçhisar) al presso di 165€. La card è acquistabile on line o in una qualsiasi biglietteria dei monumenti da visitare. Cibo, si mangia ovunque, molto bene, ed economicamente, poi se volete regalarvi una cena in uno dei tanti ristoranti da turisti sul Ponte di Galata (Galata Köprüsü) è un altro costo. Per il bere, chi non può far senza alcol dovrà cercarselo, si trova ma son poche le strutture che lo vendono, a volte nemmeno bar belli e di moda a Istanbul. Telefono, la Turchia non fa parte del roaming europeo, quindi occorre sottoscrivere un abbonamento a parte o procurarsi una e-sim, ma nei luoghi pubblici ci si può sempre collegare al wi-fi pubblico, hotel e ristoranti son sempre connessi, per quanto io in viaggio ne faccia un uso sporadico (risultati Virtus a parte…) nel dare consigli in merito, direi che questo sia ormai un problema superato.

Verso la Moschea Moschea Süleymaniye, Istanbul
1° giorno
In piena notte da Bologna in auto giungiamo all’MXPark di Somma Lombardo (70€ per 10 giorni), pratiche veloci e con la navetta arriviamo in aeroporto, dato l’orario quasi deserto. Check-in effettuato on line, nulla cambia come pratiche, giusto la sicurezza di evitare overbooking. Pratiche celeri, così come ai controlli, ci rimane molto tempo per attendere il volo Turkish che sarà effettuato con un Boeing 737-900. Servizio e dotazioni di ottimo livello, schermo personale a disposizione, servito pranzo e bevande (anche alcoliche) con giro finale per caffè e tè. 3h e giungiamo all’aeroporto internazionale di Istanbul, dove date le gigantesche dimensioni, dal momento dell’atterraggio a quando finalmente si giunge al terminal passeranno almeno 15’. Pratiche di accesso rapidissime, e bagaglio già che gira sulla cinghia delle consegne. Al punto stabilito fuori dagli arrivi c’è puntuale il trasfert prenotato, in circa 1h siamo a destinazione, Otel Fuar, posizione comoda a ridosso della fermata della metropolitana Yenıkapı. Registrazione immediata, lascio lo zaino in camera (wi-fi non pratico qui, camera nell’angolo, per il resto sempre funzionante, acqua minerale fornita gratuitamente, caffè e tè a disposizione con bollitore, colazione a buffet compresa) e parto in perlustrazione della città. Mi muovo comodamente a piedi sotto una leggera pioggerella con primo stop alla Moschea Laleli. In parte in ristrutturazione, visitabile senza biglietto d’ingresso, a differenza di altre si entra da un unico accesso, islamici e turisti. Continuando per l’arteria principale di Ordu cd. si giunge al grande complesso universitario a cui si accede dall’imponente porta principale che sorge a fianco della Torre Beyazit e della Moschea omonima. Nella piazza attigua, un tempo chiamato Foro di Teodosio, s’iniziano a scorgere le tante bancarelle di ambulanti, a fianco uno degli accessi al bazar. Ma la visita la terrò per il prosieguo, da qui salgo all’imponente Moschea Süleymaniye, visitabile senza biglietto, così come le splendide tombe di Solimano e della moglie Rossellana, anche queste come tutte le moschee visitabili lasciando le scarpe all’esterno o in scarpiere predisposta all’interno (non in queste tombe). Sono un tripudio di maioliche e intarsi in legno, uscendo dal cimitero si accede alla grande terrazza che regala una grandiosa vista su Istanbul. Peccato che il clima sia particolarmente avverso, a fatica si scorge il Corno d’oro, la Torre di Galata s’immagina tra le nuvole, dispiace. Scendo per gli stretti cammini tagliando verso la zona del bazar fino ad una piccola ma molto particolare moschea, alla quale si accede da un ingresso di non facile collocazione, in pratica si sale al secondo piano per la Moschea Rüstem Paşa. Il porticato è interamente decorato da maioliche di İzmir, gli spazi son molto più ridotti di quelle celebri in città, ma emana comunque un grande fascino, con viste che vanno direttamente sul bazar. Ma prima di perdermi tra le sue viuzze mi spingo più a est sul Ponte di Galata (Galata Köprüsü) il più celebre sul Corno d’Oro, sorta di vero e proprio bazar nel sottopasso per accedervi, ristoranti costosissimi a filo acqua e pescatori a vendere esperienze ittiche ai turisti. Sì, avete letto bene, i pescatori locali (o quelli che lo erano un tempo) affittano l’attrezzatura ai turisti per provare questo antico rituale lavorativo, ci s’inventa di tutto da queste parti. Rientro a piedi immergendomi nelle vie del bazar (non quello delle spezie), diviso come un tempo da noi per corporazioni, oro (tantissimo), tappeti (immancabili), tessuti, pelli, abiti ed oggetti di uso comune, luogo frequentatissimo sia dai turisti che dalla gente del posto. All’interno ci sono vari servizi di ristoro, ma soprattutto i venditori di cay (tè) e caffè (turco ma non solo) a prezzi astronomici, per un caffè 150lt, quando in un bel bar non si paga più di 80lt. Ma il servizio in giro per il bazar ha un suo costo. Rientro in hotel per incontrarmi con amici giunti in un secondo tempo, continua la pioggia e a quel punto decidiamo di cenare vicino all’hotel, scegliendo un posto molto local, Kebapist (330lt per panino gigante e bibita) dove per pagare è preferita la carta al contante, pos direttamente sul bancone. Anche al rientro piove, le previsioni non sembrano dare speranze di rapido cambiamento, peccato. Percorsi a piedi 16km

2° giorno
Colazione a buffet all’ultimo piano dell’hotel da dove sbirciare un panorama della città, poi con una guida parlante italiano c’inoltriamo nella città risalendo a piedi la centrale Ordu cd. C’imbattiamo in rovine bizantine ancora da sistemare, pezzi di storia della città sono ovunque, sotto una leggera pioggia giungiamo a Sultanahmet Meydanı, la celebre piazza che rende Istanbul celebre come non mai. Prima opzione, l’acquisto del biglietto cumulativo per alcuni monumento in città ed in Turchia, recuperabile in uno dei tanti distributori automatici, e con quello direttamente al Topkapı Sarayı il palazzo che ospitava il sultano ottomano, la sua corte ed il suo harem, progettato dall’architetto Sinān nel XV secolo. Si accede passando i tornelli ed i raggi X, per proseguire tra le sue corti e le sue innumerovoli stanze. Se la sala più importante è quella del diwan dove si radunava il consiglio imperiale, da lì si apre l’intricato harem per accedere successivamente alla terza corte, quella privata del sultano. Nel centro l’edificio delle udienze per poi giungere alle sale del tesoro, oltre alla quali si aprono le terrazze panoramiche, che oggi sono bersagliate da pioggia e vento, la vista sul Corno d’Oro e sul Bosforo praticamente invisibile. Uscendo accediamo ad una delle costruzioni più incredibili della città, la Yerebatan Sarnıcı, ovvero la Basilica Cisterna. Serve un biglietto apposito (900lt), fila sotto pioggia battente, ingresso pure qui con tornelli e raggi X per accedere alla vista dall’alto dell’incredibile struttura. 336 colonne sorreggono questo spazio che serviva come deposito dell’acqua, ora visitabile lungo un percorso su passerelle, intervallato da installazioni artistiche, luci che cambiano colore e 2 enormi basamenti con la testa della medusa. Luogo fuori dall’immaginario che richiede del tempo nella visita, non c’è nulla di simile, quindi l’esperienza va goduta con tutta calma. Usciti, ritornati sotto una pioggia incessante, sosta per cibo (e speranza che rallenti l’intensità) da Lale Rest (280lt), sorta di self-service con piatti tipici o volendo il classico kebab. Sempre in zona si trova l’enorme Ayasofya, conosciuta anche come Hagia Sophia o Santa Sofia, ora divenuta nuovamente moschea, con tanti cambi d’uso nella sua storia che parte dal VI secolo. Chiesa, moschea, museo per volere di Mustafa Kemal Atatürk, il padre della patria turca, di fatto smentito da Erdoğan che l’ha trasformata nuovamente in moschea. Si paga un biglietto dedicato (960lt) e dopo lunga fila e controlli si accede al secondo piano dall’accesso posto di fronte a quello del Topkapı, questo dal 2020 da quando appunto è una moschea. Il piano terrà è riservato ai musulmani, ma fortunatamente la si può comunque ammirare tra le sue enormi cupole con quelle semicircolari di supporto, chiedendosi comunque come tutto quel peso riesca e restare in cielo. Nei sui tanti cambi d’uso qualcosa è andato perso, fortunatamente alcune opere riguardanti immagini sacre non sono state cancellate ma nascoste da teli, immagini che si possono vedere dal piano dei turisti passando per la parte a destra della struttura. Usciti, ancora sotto la pioggia, ci aspetta l’attraversamento della piazza per accedere ad un’altro dei gioielli dell’area, ovvero la Moschea Blu, ufficialmente chiamata Sultanahmet camii, opera dell’architetto Sedefkâr Mehmet Ağa nel XVI secolo. Accesso gratuito dopo lunga fila, ovviamente i musulmani hanno un accesso dedicato senza fila, non necessitano di biglietto né di far file. Deve il suo nome alle oltre 21000 maioliche di İzmir che le danno questo colore blu, affollatissima per essere luogo di preghiera ed aperta senza biglietto al pubblico, va messo in conto in qualsiasi momento una lunga fila. Non lontano si trova l’enorme bazar contraddistino dalle porte numerate (comodo per non perdere la direzione) e dalle imponenti arcate, visita che si prolunga nei tanti meandri e viuzzine dove riparati dalla pioggia condividiamo la visita con un numero elevatissimo di turisti e genti locali, notando come il russo sia una delle lingue più diffuse, essendo la Turchia (in questa fine di 2024) uno dei pochi luogi accessibili senza problemi per quella popolazione. Rientro a piedi in hotel percorrendo l’ormai abituale Ordu cd. con la pioggia che non termina mai, ragion per cui a seguire si cerca un ristorante in zona per evitare di ricoprirsi d’acqua dopo una benifica doccia calda e ristoratrice. Così optiamo per un altro ristorante local, Mega Star Kokoreç (230lt) con bevande offerte dai proprietari. Percorsi 15km, a parte quelli all’interno dei monumenti, tutti sotto la pioggia che non lascia un attimo la grande città.

3° giorno
Nuovamente colazione a buffet all’ultimo piano dell’hotel con vista di una città ancora buia, sotto le nuvole e l’immancabile pioggia. Seguendo la guida che anche oggi ci fa da Cicerone nella gigantesca città, prendiamo a piedi in direzione della Moschea Süleymaniye, lasciando la grande Aksaray cd. per immergerci in vie minori dove si trovano alcune tipiche costruzioni ottomane con bovindo in legno. Saliamo quindi alla moschea che visitiamo solo dopo ampia spiegazione, opera dell’architetto Sinan, che svetta su di un alto colle dominante il Corno d’Oro, coronata da 4 minareti a testimoniare come Solimano fu il quarto sovrano ottomano. Se possibile il clima è ancora peggiore dei giorni precedenti e dall’ampia terrazza la vista, ritenuta magnifica, resta per me di nuovo invisibile. A quel punto, per dirigerci verso la collina Pierre Loti, scendiamo un’area in larga parte lasciata andare in prospettiva di una ristrutturazione edile importante, dove si vedono scene arcaiche, come ragazzi che distribuiscono tè caldo offrendolo agli abitanti che calano un cesto appeso ad una lunga corda. Ci viene descritta come zona pericolosa, ma in realtà tutto è tranquillo, arriviamo così sul Corno d’Oro ove saliamo sul tram fino alla fermata di Eyüpsultan, dove attraversata la grande arteria stradale saliamo sulla funicolare che porta alla collina di Pierre Loti, Pierre Loti Tepesi. La salita in funicolare richiede più tempo d’attesa che di percorrenza, si potrebbe tranquillamente andare a piedi, ma la pioggia non agevola il percorso, così anche per provare un nuovo mezzo di trasporto saliamo con la funicolare. Lo scrittore francese si era innamorato di questa collina e del bar che fa bella mostra in vetta da dove si dilettava a scrivere, nelle giornate di bel tempo la vista sarebbe magnifica sul Corno d’Oro e sulle moschee che contraddistinguono i colli della città, oggi molto meno, poi c’è tempo per perdersi tra i vialetti del grande cimitero, luogo scelto da molti abitanti come ultima dimora (da prenotare in largo anticipo rispetto alla dipartenza...). Scendiamo a piedi per giungere alla moschea Eyüp Sultan situata in una vivacissima piazza, riprendiamo il tram con destinazione dello stracolorato quartiere di Balat. E’ il cuore della Istanbul ebraica, in realtà la presenza non è così copiosa, svettano invece le coloratissime abitazioni, e perdersi nei suoi meandri è spettacolare, potendo contare su innumerevoli luoghi dove mangiare, tra self service, taverne o forni. Da Borekcisy (115lt) mangio abbondantemente spendendo pochissimo e molto velocemente, per girarmi a piedi il quartiere al meglio, poi si scende verso la zona storica di Fener (da non confondersi con l’area della celebre polisportiva, che ha sede nella parte asiatica della città), contraddistinta da abitazioni di legno, scale colorate, monumenti ortodossi e tanto, tantissimo turismo richiamato dai tanti ristoranti e negozietti. Clima tranquillo ed appunto la celebre scala colorata con un’installazione di ombrelli anch’essi colorati nel cortile attiguo, Fener Parkı. L’area è dominata dall’austero liceo greco-ortodosso, non si visita poiché ad oggi è un riservatissimo liceo, da qui in tram andiamo nell’area di Galata per accedere alla celebre torre da dove si domina la città. Situata tra il Corno d’Oro e il Bosforo nella chiccosa zona di Beyoğlu, è tutto un fiorire di bar, ristoranti e negozi, visto che piove copiosamente, anche di venditori ambulanti di ombrelli ed impermeabili. La visita alla torre è compresa nel biglietto cumulativo della card musei, la fila per accedervi lunga, sotto la pioggia perché non ci sono protezioni (amati portici bolognesi quanto sareste stati utili in questa visita turca…). Si sale solo in ascensore e si accede a 2 piani, dove nel primo è ricostruita la storia della torre e della città, nel secondo dove rimirare le viste più grandiose, sui tre mari, il Corno d’Oro, il Bosforo ed il mar di Marmara. Diciamo che oggi s’intravvedono, come le grandi moschee sui colli, si scende a piedi e da lì una via imperiale, İstiklal Cd, porta fino alla celebre Piazza Taksim, luogo simbolo delle proteste nei confronti del governo di alcuni anni fa, proprio dietro all’altrettanto conosciuto Gezi Parkı, dove a lungo hanno stazionato i manifestanti. La piazza non ha nulla di particolare, se non rappresentare un simbolo di resistenza e celebrare le gesta di Mustafa Kemal Atatürk e della repubblica laica, tanto richiamata a parole, quanto poco nei fatti. La via che congiunge Galata a Taksim è percorsa da un antico tram che passa ogni 20’, molto caratteristico, permetterebbe di evitare che la scrosciante pioggia abbia la meglio, ma è strapieno, con gente aggrappata anche all’esterno. Completamente fradicio, dalla piazza rientro in hotel in metro, collegamento veloce Taksim-Yenikapı, per ristorarmi con una bollente doccia dopo svariate ore di acqua fredda caduta dal cielo. Sempre a causa del clima infelice, non ci spostiamo troppo dall’hotel per cena, nei paraggi ci sono piccoli ristoranti uno a fianco all’altro, e vedendoci fanno a gara ad offrici le loro specialità. Optiamo per il piccolo Agam Ocakbaşı che ci offre gratuitamente le bibite (no alcol, 250lt), serviti velocemente con ottima qualità. Un rapido giro della zona prima di rientrare, dopo aver percorso 17km a piedi in giornata.

In memoria di Mustafa Kemal Atatürk, il padre della patria
4° giorno
Abituale colazione in hotel per poi andare a piedi alla meno celebre ma altrettanto splendida basilica cisterna di Şerefiye Sarnıcı, o Cisterna di Teodosio o Costantino, costruita nel V secolo. Ritrovata solo in seguito a lavori di ristrutturazione nel 2012, ora è restaurata e visitabile (650lt) scendendo una moderna scala e girando su larghe passerelle. Meno grande ed imponente della più celebre Yerebatan Sarnıcı, offre però uno spettacolo multimediale proiettato su tutti i lati e sulle innumerevoli colonne. Vi è narrata la storia della Turchia per immagini e suoni, quindi di facile comprensione a tutti, lo spettacolo dura 10’, tempo non eccessivo, che permette di assistere dall’inizio se si è entrati a proiezione in corso. Completo il giro in zona, procedendo nell’area del bazar verso la nuova e moderna moschea Yeni per rimirare la grande volta Hünkar Kasrı che collega la piazza antistante il bazar delle spezie col ponte di Galata. Sempre in zona si può visitare la Tomba delle Valide, Hatice Turhan Valide Sultan Türbesi, tomba imperiale decorata da maioliche di İzmir e legno intarsiato in madreperla, per poi concludere il tutto presso il rustico e pratico Hünkar Cafe & Restaurant, dove un ottimo caffè turco con acqua minerale a parte ed un’abbondante fetta di torta al cioccolato costa solo 160lt. Ricaricati, è tempo per visitare l’attiguo bazar della spezie (chiamato anche bazar egizio, Mısır Çarşısı), dove immergersi in odori e aromi di ogni tipo, dalle spezie disposte in maniere le più scenografiche possibili con colori brillanti, ai vasetti piccoli e costosissimi di zafferano dell’Iran, 3 grammi 1500lt. Non solo spezie ovviamente, ma quelle sono la caratteristica principe del luogo, di questo bazar ampio e scintillante che si dipana a forma di croce con porte ben identificate dai numeri, ed accessi controllati col metal detector. Poi è tempo di rientrare in hotel, lasciare guide e cartine per darsi al basket. Dalla fermata della metropolitana Yenikapı, con la linea Marmary (serve la card trasporti) faccio il trasferimento alla successiva stazione Kazlıçeşme prossima al modernissimo Basketball Development Center, che altro non sarebbe che la ristrutturata vecchia arena Abdi İpekçi. Istanbul ha numerose squadre di basket nella massima serie nazionale, 2 di queste giocano in Eurolega (la massima competizione continentale), in questi giorni non ci sono partite in quel torneo ma c’è una partita del campionato. L’Efes, la squadra nazionale più titolata nel basket, conosciuta come “i birrai di Istanbul”, gioca in casa contro il Pinar Karşıyaka, fino a quei giorni squadra di alto profilo (dopo pochi giorni per mancati pagamenti ci sarà una diaspora totale), come non chiedere un accredito stampa per assistere all’evento? Gli addetti dell’Efes mi forniscono pure l’accesso all’hospitality vip, così per far vedere che gradisco deve mangiare e bere, prima della partita e pure nell’intervallo, fatica che faccio per soddisfare i padroni di casa. Per l’immensa città questo palasport è “piccolo”, 10.000 posti meravigliosamente disposti attaccatissimi al campo, nulla a che vedere con la gigantesca struttura che per anni ha ospitato la squadra, sempre nella parte europea, mentre un’altra grande struttura sorge nella parte asiatica, l’Ulker Hall, casa tra le altre del Fenerbahce, la polisportiva più celebre della Turchia. La partita è tirata ed avvincente, vincono sorpassando negli ultimi secondi i padroni di casa. Quello che m’impressiona maggiormente, è il disinteresse del pubblico per le partite del campionato nazionale, pochissimi presenti, quando in Eurolega i 10.000 posti vanno esauriti appena i pochi biglietti per i non abbonati son posti in vendita. Ricevuto il ringraziamento dall’addetto stampa per aver assistito alla loro partita, tempo per rientrare, sempre con la metro Marmaray raggiunta sotto una pioggia torrenziale, attesa minima poiché le corse son numerose, e rientro in hotel dove mi ritrovo con gli amici. Cena nei dintorni, al solito poca voglia di affrontare la pioggia, così optiamo per il validissimo Daşoğuzum (340lt), piatti tradizionali a fianco di alcuni ricercati e qualità ottima. A seguire, una veloce passeggiata per arrivare a vedere illuminata la moschea Pertevniyal Valide Sultan, sempre ovviamente accompagnati dalla poggia, con una domanda che ormai mi sorge spontanea, siamo a Istanbul o in Blade Runner? Percorsi 16km a piedi.

Museo a Cielo Aperto di Zelve, Zelve Açık Hava Müzesi
5° giorno
Partenza ora 5:30, niente colazione, ma in hotel ci preparano un kit panino+succo di frutta da utilizzare in seguito. Con un pulmino raggiungiamo la stazione dell’alta velocità Söğütlüçeşme YHT Yüksek Hızlı Tren İstasyonu posta nella parte asiatica della città. Grandi arterie stradali deserte a quell’ora, così arriviamo in circa 30’, entrando in una stazione che in realtà è un cantiere vero e proprio. Il controllo dei bagagli al metal detector porta via più tempo per arrivarci lungo passerelle poco stabili, ostacoli da aggirare o saltare che il tempo vero e proprio del controllo. Anche la salita ai binari è improvvisata, mentre il treno alta velocità è già presente. Preso possesso dei posti assegnati, segnalo che il deposito bagagli in testa alle carrozze è minimo, meglio arrivare con un po’ di anticipo per evitare di doversi tenere zaini/trolley/valigie in scomode posizioni. Il viaggio che ci porta alla capitale, Ankara, dura 4:30, velocità massima indicativa sui 250km, alcune indicazioni si trovano sui monitor, non sempre funzionanti. Non è un collegamento diretto, le fermate sono numerose, alta velocità ma non altissima. Giungiamo puntuali alla grande, direi perfino grandiosa, Ankara Tren Garı dove ci attende un pulmino con autista che ci scorrazzerà per i restanti giorni in giro per la Turchia. L’autista non parla inglese, ma da subito è gentile e cordiale, in un attimo si parte per uno stop in città, presso la Citadel, Ankara Kalesi o hisar, la parte più interessante di una capitale che non ha un grande richiamo. La guida propone la visita al museo Etnografico, io preferisco girarmi la Cittadella che presenta un ingresso turistico dalla Parmak Kapısı, la porta d’ingresso. Le prime costruzioni ospitano bar, ristoranti e negozi di souvenir, poi pian piano inoltrandosi verso le 2 piccole ma caratteristiche moschee si nota come il degrado si stava prendendo la zona prima delle corpose ristrutturazioni. Si sale al castello Ankara Kalesi, chiuso, così come la torre, per proseguire nel mezzo dei lavori di ristrutturazione di gran parte delle bianche abitazioni fino alla Ak Kale, la fortezza bianca, chiusa e ancora da ristrutturare. Molte sono le costruzioni interessanti, e da quassù si gode un ottimo panorama, ma è già tempo di ripartire, la meta finale è distante. Partiamo per la Cappadocia, primo stop nella zona di Yazıçayırı in una sorta di Autogrill alla buona (240lt, compreso il tè finale, non certo indimenticabile, meglio il pasto). Tappa al grande lago salato Toz Gulu non distante, la caratteristica è data dal fatto che in estate lo si possa attraversare a piedi quando le acque si ritirano e il sale emerge. Ora non è il periodo giusto, la colorazione prende intensità in un rarissimo momento di sole, l’accenno di rosa dura poco, vento e nuvoloni si riprendono la scena. Presso un autogrill che funge soprattutto da mercato dei souvenir (i sali del lago pare facciano miracoli) si può accedere ad un cammino che porta alle acque del più grande lago salato della Turchia, passaggio tatticamente aperto a tutti così da far attraversare il vasto negozio di souvenir. Riprendiamo il cammino verso la Kapadokya, lungo tratto tra le montagne in cui c’imbattiamo anche in una fitta nevicata. Arriviamo prima del tramonto a Uçhisar, una delle perle dell’area contraddistinta dal suo castello (Uçhisar Kalesi), che sorge in città sulla gigantesca roccia vulcanica nel mezzo del villaggio. Poiché il tempo a disposizione è poco, la scelta è tra salire di corsa o perdersi tra le sue molteplici grotte disseminate nell’area sottostante, scelgo quest’opzione girando da sud a nord-est della grande roccia. E’ veramente uno spettacolo entrare ed uscire tra queste costruzioni nella roccia con viste fantastiche su alcune formazioni delle fate, il tramonto porta illuminazioni varie, pure su alcuni canyon nelle vicinanze. Se questo è l’antipasto della Cappadocia, ci sarà da divertirsi. Terminata la visita, andiamo a Ürgüp dove faremo base all’hotel Taşsaray dove avremo anche la cena, a buffet, qualità non eccelsa ma volendo quantità infinita. Nel pacchetto definito (abbiamo escluso la cena di fine anno) è compreso cena-colazione, escluse però le bevande a cena. Terminata questa, visita notturna alla cittadina che vanta pure lei una roccia vulcanica a definirne il centro, Temenni Tepesi, dove saliamo per avere un panorama dell’area, a nord una montagna rocciosa chiude la valle, disseminata di arcaiche costruzioni che facevano parte di una delle 2 zone antiche di Ürgüp. Si sale alla collina lungo stretti vicoli con negozi di souvenir chiusi ma con gran parte della mercanzia lasciata esposta all’aperto, fiducia nel prossimo molto elevata. La temperatura serale tende al fresco, ma la soddisfazione sta nell’aver finalmente scacciato la pioggia e potersi godere una passeggiata dopo cena. Percorsi 428km in treno, 318 in pullman e 10 a piedi.

Cibo di strada alla Valle dell’Amore, Aşıklar Vadisi
6° giorno
Sveglia prima delle ore 6, si parte per il viaggio in mongolfiera con Kapakopya Ballons, ma mentre ci conducono sul luogo di partenza, cambio improvviso di programma. Il vento in quota supera gli 8 m/s e quindi le mongolfiere non possono volare. Rientriamo in hotel per colazione a buffet (discreta ed abbondante) per anticipare le escursioni giornaliere. Prima tappa al Museo a Cielo Aperto di Göreme, Göreme Açık Hava Müzesi, a cui accediamo dalla parte alta. L’ingresso è compreso nella card (altrimenti 20€+6€), valido anche per la Chiesa Buia, Karanlık Kilise, indubbiamente la più spettacolare del museo a cielo aperto, scavata ed incisa in una roccia curva, specie del tempio del faraone di Petra. Prima di questa però si visitano altre chiese e monasteri, con splendidi affreschi all’interno (vietato fotografare, ma pochi rispettano il divieto, purtroppo) in un percorso ad anello con escursioni su alcuni lati. Nonostante la giornata non sia delle migliori, il luogo è un incanto, e data anche l’ora di prima mattina non ancora ingombro eccessivamente di folla. Impieghiamo circa 2 ore nella visita, la guida può illustrare i luoghi solo all’esterno, non all’interno, son posti a volte stretti e non si possono fermare le visite. Il luogo è Patrimonio dell’Umanità Unesco, si trova a circa un km dal centro città arrivando dalla parte bassa, quella da cui usciamo. Le condizioni peggiorano quando andiamo a rimirare dall’alto la Valle dell’Amore, Aşıklar Vadisi, dove un’infinità di rocce coniche riempiono la vallata. Si potrebbe girarla in quad o prendersi un tè caldo, viste le condizioni la seconda è la scelta migliore, per proseguire verso una delle più imperdibili valli, quella che più contraddistingue il cammino delle fate, ovvero La Valle del Vigneto di Pasha, o Paşabağı (biglietto compreso nella card). Le formazioni che accendono l’immaginario sorgono qui, grandi rocce coniche (di tufo) sormontate dal cappello della fata, in altre parole da una formazione di basalto molto più resistente e di conseguenza meno erosa. Vari sono i percorsi all’interno, ci si perde tra stretti passaggi che portano a chiese e case scavate nella roccia, si può salire fino ad un punto panoramico che domina la valle, vista magnifica nonostante le nuvole coprano interamente il cielo. La visita a seguire è una di quelle che più ho apprezzato, il Museo a Cielo Aperto di Zelve, Zelve Açık Hava Müzesi, accessibile con card. Tre valli che si congiungono contraddistinte da villaggio scavato nella roccia, chiese, case, monasteri, una piccola Petra con nel mezzo i caratteristici coni della Cappadocia. Un percorso ad anello permette di passare per tutte le valli, anche se ora quella più a destra non è completamente accessibile. Si nota come sia stata utilizzata al meglio l’area formata da grandi eruzioni vulcaniche, le immense bolle d’aria creatasi sono utilizzate come accessi alle incisioni, qui s’intravvedono ancora mulini, macine, chiese dedicate ai frutti della zona, uva, pesci e così via. La visita ci porta via più tempo di quanto ipotizzato poiché aggirarsi per queste valli è uno spettacolo unico. Terminata l’escursione, tappa alla limitrofa valle dell’immaginazione, chiamata in realtà Ürgüp-Avanos Yolu, a cui si accede senza biglietto. L’immaginazione porta a individuare rocce e coni con animali e personaggi celebri, dal cappello di Napoleone alla Madonna, passando per ogni sorta di animale. Liberi di immaginare ciò che meglio preferite, a mio avviso l’unica roccia indiscutibilmente raffigurante un animale è quella che sorge nella parte più bassa, il cammello. Ma è bello aggirarsi tra tutte queste rosse rocce, 20/30’ son più che sufficienti. A questo punto rientriamo a Ürgüp, il tramonto non è ancora arrivato ed allora ho tempo per visitare le 2 parti dell’antica città, scavate sulle montagne che la cingono. La parte a sud inizia di fronte al vecchio e caratteristico Haman, Ürgüp Şehir Hamamı, emana talmente fascino che devo metterci piede dentro, ma ahimè è tutto esaurito in questi giorni. Così torno al piano precedente, visito le parti antiche della città, prediligendo quella dell’area Musaefendi, accessibile da sentieri che passano tra case e cortili recintanti. Con un po’ di buona lena si trova un passaggio aperto e si sale fino in vetta, quando il tramonto ha la meglio devo velocemente scendere altrimenti non si vedrebbe nulla quassù, buio assoluto. Non avendo potuto godere del relax dell’haman, recupero con una doccia bollente a scacciare il freddo della giornata che almeno ci ha risparmiato della pioggia, poi essendo l’ultimo giorno dell’anno evitiamo la cena in hotel per girarci la cittadina e cenare in centro, cercando però di farlo in una locale senza turisti, così da restare immersi nel luogo. Difficile trovare qualcosa di meno glamour di Deringöller (430lt) dove abbondiamo col cibo avendo di fatto saltato il pranzo (ma col buffet a colazione come consiglia il mio amico Sam, bisogna guadagnarci). Qualità buona, pochi avventori, alcuni piccoli dolci portati da casa li condividiamo coi gestori, sorpresi e felici dell’iniziativa. In centro città c’è una festa organizzata dai locali che danno sul quadrilatero sotto alla Temenni Tepesi, niente di fuori di testa, tutto molto tranquillo e controllato, perfetto per non far tardi vista l’ennesima alzataccia che ci attende. Percorsi 18km a piedi.

Cattedrali di Selime, Selime Kasabası
7° giorno
Avendo un altro giorno a disposizione in Cappadocia, ritentiamo l’escursione in mongolfiera sempre con la stessa agenzia, qui di agenzie che organizzano tali voli è pieno all’inverosimile, si possono contare anche oltre 200 mongolfiere nel cielo del mattino. Questa volta riusciamo a farcela, ma essendo giorno festivo la tariffa aumenta di 30€, arrivando così a 190€. Partiamo da uno spiazzo non distante da Zelve, al nostro arrivo i preparativi di numerose astronavi ad aria sono in corso, un veloce corso per spiegare come comportarsi in fase di atterraggio e rapidamente si prende posto. Il cesto che pensavo piccolo per ogni ballon, in realtà è diviso in 8 scomparti per 5 persone ognuno, con parte centrale dedicata all’autista e all’aiutante che cambia le bombole. Perché come ben si sa, la mongolfiera va col calore dell’aria scaldata, non è “guidabile” con precisione e non si sa esattamente dove atterreremo. La giornata è coperta, quindi si pensa ad un viaggio con viste non esaltanti, ma intanto in un attimo ci stacchiamo da terra senza rumore, se non quello dell’aria calda che pare fuoco a riempire la gigantesca tela. Iniziamo a vedere dall’alto i vari cammini delle fate, fa freddo, ma chi lo sente veramente? La salita continua, c’immergiamo tra le nuvole, e lì il freddo e l’umido sono intensi, non capisco bene la necessità di farlo, ma poi tutto si trasforma. Saliamo oltre le nuvole e lo spettacolo è strepitoso! Il sole ci abbaglia, sembra veramente di camminare sulle nuvole, nel silenzio assoluto siamo lassù, non si vedono i cammini delle fate ma le montagne innevate tutte attorno sì, poi le altre mongolfiere colorate vanno e vengono come in un trip psichedelico senza bisogno di acidi. Una meraviglia che ci porta fuori dal tempo, difficile quantificare quanto tempo si resti qui a fluttuare, siamo circa a 700 metri da terra, completamente ammaliati dalla situazione. Continuiamo a salire e scendere, poi pian piano il conduttore inizia a dirigere la mongolfiera verso un luogo sicuro per l’atterraggio. Ripassate le nuvole scorgiamo non distante il castello di Uçhisar con alcune mongolfiere sullo sfondo, prendiamo terra in un campo nei paraggi, il conduttore riesce in un atterraggio perfetto direttamente sul carrello di trasporto agganciato alla jeep. Anche il temuto atterraggio, che sovente avviene col coricarsi del cesto, non comporta problemi, poi tempo per festeggiare l’impresa, che dura in realtà un’oretta, ma che pare molto più lunga. In hotel per colazione e recuperare i bagagli e poi via per visitare altri luoghi della Cappadocia ma spostandoci verso ovest. Prima tappa alla città sotterranea di Kaymaklı, Kaymaklı Yeraltı Şehri accessibile con card, a circa 30’ di distanza. Nell’area sorgevano svariate città sotterranee, tracce se ne trovano in scritti greci del IV secolo a.c. ma la maggior parte dei lavori furono attuati tra il VI e VII secolo d.c dai cristiani bizantini che le utilizzarono per evitare le persecuzioni. Kaymaklı ha ospitato fino a 2.500 abitanti in un dedalo infinito disposto su 8 livelli, ad oggi 4 sono quelli visitabili. Il percorso, sorta di anello, è sempre ben indicato, altrimenti perdersi è semplice, la visita è interessantissima per capire come si potesse vivere nelle viscere della terra a lungo per anni, questa non è la più grande ma offre uno spaccato completo di ogni possibile costruzione fosse stata prevista al tempo. Mezz’ora qua sotto e già tornare all’aria aperta non è male, nemmeno osservare l’insegna del macellaio proprio di fronte al complesso, una gigantesca testa di mucca appesa al muro, non si sbaglia di certo nell’intendersi che commercio ci sia all’interno. Ripartiamo con destinazione la Valle di Ihlara, distante un’ora dove facciamo veloce tappa al ristorante Belisırma, in questo momento l’unico operativo. Situato presso un mulino sul fiume con allevamento intensivo di trote, è un piatto tipico che servono, immancabile un buon caffè turco (70lt), da qui facciamo un’escursione a piedi lungo il canyon, contraddistinto da antiche costruzioni incise nella roccia. Non si paga il biglietto (che sarebbe incluso nella card) poiché le chiese rupestri coi dipinti più suggestivi sono chiuse per ristrutturazione, così limitiamo l’escursione (circa 90’) per andare a Selime, nell’area denominata Le Cattedrali di Selime, Selime Kasabası. Un vero e proprio ingresso non c’è (in ogni caso la card musei è sufficiente), si visitano 2 parti, spettacolari ed incredibili, quella a sx porta ad un enorme monastero scavato nella roccia finemente decorato, ma è tutto un perdersi tra una grotta e la successiva, con viste mozzafiato sul complesso. Col cielo azzurro, l’ocra ed il giallo delle rocce scavate fanno ancora più impressione, il luogo, meno celebre di quelli nel centro della Cappadocia, è una visita irrinunciabile. Anche l’area sulla dx è altamente meritevole, per chi avesse tempo da qui parte il trekking che congiunge Selime-Belisırma-Ihlara, per compiere l’intero tragitto occorre ricavarsi una giornata intera, in estate il caldo potrebbe essere un problema non indifferente. Luogo magnifico, ultima tappa della giornata e della Cappadocia, ora ci attende il lungo trasferimento verso Konya, 2:30 di viaggio, dove arriviamo col buio in una città che pare deserta. Preso possesso delle camere (veramente molto belle) all’hotel Ney, con una reception ripiena di oggetti d’arte, dobbiamo velocemente procedere alla cena, in hotel, perché qui a Konya nessuno fa tardi. E’ una delle città più religiose della Turchia, la sera non gira una mosca, ma abbiamo voglia di farci un giro essendo l’hotel in centro, e così ammiriamo moschee e mausoleo di Mevlâna illuminati nel freddo e nel deserto del luogo. Mevlâna, vero nome Jalāl al-Dīn Muḥammad Rūmī, teologo musulmano e poeta mistico, è stato il capo (e per molti inventore) dei dervisci volanti, la città gli rende omaggio e di fatto lo sfrutta come attrattiva. La religiosità del luogo porta però ad una città deserta appena le luci si abbassano, e per trovare un posto dove passare la serata anche solo per un caffè, un tè o una tisana (qui alcol assolutamente impossibile) c’è una sola opzione, Mevlana Çay kahve Evi, dove troviamo posto aspettando 15’, ma alternative dalle 21 erano inesistenti. Alcol a parte, ripaga con ottimi dolci, tisane e tè di svariati tipi e un discreto caffè turco (65lt) servito accompagnato da acqua minerale. Rientriamo in hotel in una città particolarmente fredda, intesa come temperatura, dopo aver percorso 315km in pulmino e 12km a piedi.

Insegna della macelleria nel centro di Kaymaklı
8° giorno
Colazione in hotel, poi a piedi raggiungiamo con temperatura abbondantemente sotto zero la piazza centrale per un veloce passaggio alla moschea Selimiye, attendendo l’apertura del Museo Mausoleo di Mevlâna (Mevlâna Müzesi) alle 8:30 in punto, anche questo accessibile con la card dei musei. Orario migliore per accedervi poiché non invaso da truppe di turisti, essendo uno dei siti sacri dei musulmani turchi. Sorta di piccola città nella città, oltre alla parte dedicata a Mevlâna, con splendide architetture e decorazioni, è molto interessante capire la vita dell’epoca, le tecniche per la conservazione dell’acqua piovana, l’imponente cucina e le celle dei dervisci, poiché a quello qui si fa riferimento. Altro aspetto da imparare, sulla tomba di Mevlâna e del figlio si trovano i turbanti, in base alle volute che lo compongono si definisce l’importanza spirituale del derviscio sepolto. Rientrando in hotel per recuperare gli zaini, facciamo uno stop nei negozietti attigui così da metterci avanti col pranzo, opto per Yavuz Döner (30lt per 2 ottimi burek). Si parte per la lunga attraversata destinazione Hierapolis, distante circa 400km che passano attraversando zone ricoperte di neve e cime ghiacciate. La prima parte, passando tra le montagne, regala belle viste e ai cinefili rimanda ai meravigliosi, lunghi ed intensi film di Nuri Bilge Ceylan, indiscusso principe maestro dell’Anatolia. Stop tecnico in area di servizio a Dinar, si riparte e dopo 2h siamo a destinazione, Hierapolis (ingresso con card dei musei) è l’antica città fondata dagli ellenici e salita alla ribalta coi romani, che sorge sopra la celebre Pamikkale, la città termale sul bianco travertino. Accediamo dall’ingresso sud attraverso la porta bizantina scorgendo il grande teatro romano, mentre a monte, nell’area del martirio di San Filippo si trovano i rari resti ellenici, da dove si gode la vista sull’intera città. Scendendo prendiamo la grande via romana che porta alla necropoli ed all’ingresso nord, ma a quel punto è tempo per goderci il tramonto su Pamukkale, dopo circa 2h di visita di Hierapolis. La bella giornata con cielo sgombro ci regala viste delle celebri vasche bianche ripiene di acqua caldissima che paiono infuocate con l’effetto del sole calante. Non vi si può immergersi completamente, ma passeggiare a piedi scalzi nelle vasche sì, un sentiero attraversa il grande complesso di travertino per scendere all’ingresso dal centro di Pamukkale, occorre prestare attenzione poiché il travertino coperto d’acqua è molto scivoloso. Il caldo dell’acqua è piacevole anche solo immergendovi le mani, data l’ora il piacere principe è quello di fotografare le vasche che cambiano di colore a seconda dell’illuminazione del sole con nuvole fumanti che emergono. Alla chiusura del complesso ritorniamo sui nostri passi e col pulmino in breve arriviamo alla destinazione serale presso l’Herakles Termal Otel, grande struttura nel centro del villaggio di Karahayıt, subito sotto Pamukkale. Struttura enorme, quasi vuota al momento, offre anche una spa (a pagamento, prezzi a seconda dei trattamenti) con piscine calde sia interna che esterna (queste gratuite) che però non ho provato preferendo dopo cena un giro nel villaggio. Cena a buffet, qualità ottima, scelta infinita, bevande non alcoliche comprese, al termine tento un giro del villaggio che si rivela deserto. Passate le orde di turisti, tutto chiude, botteghe nemmeno dismesse, parte dei souvenir ancora sui tavoli, ma un caratteristico caffè si trova, Caffè Hemden, con un grande braciere al centro per scaldare una struttura altrimenti priva di calore. Un buon caffè turco servito al solito con acqua minerale a fianco (60lt), in un ambiente dove passano le poche genti locali, siamo quasi una curiosità a quest’ora, saremmo passati totalmente inosservati durante il giorno. Anche qui calato il sole la temperatura scende, sebbene non sottozero come a Konya. Percorsi 14km a piedi.

9° giorno
Colazione a buffet in hotel, ottima ed abbondante, direi la migliore del viaggio, partenza immediata per Afrodisia, antica città ellenico-romana che dista circa un’oretta di pullman. L’ingresso è compreso nella card dei musei, la giornata plumbea, ma all’inizio del percorso ad anello per visitare il sito non piove (per ora), è consigliato il giro antiorario che passando dal Tetrapilo porta all’enorme stadio ancora provvisto di grandi tribune a gradoni. Si possono visitare gli ingressi dei gladiatori, fa impressione l’estensione, data anche dal fatto che qui non c’è un visitatore che sia uno e si può vagare in totale tranquillità ovunque. Rientrando nella parte centrale si visitano alcuni complessi ancora in buono stato, come le Terme di Tiberio, per salire al grande teatro in perfetto stato di conservazione, dove godere di una splendida vista sul sito. Non potevano mancare le prime gocce di pioggia, così rientriamo verso il museo senza dimenticare gli innumerevoli bassorilievi nell’area del Sebasteoin. Dietro del museo spuntano invece tanti mezzi dei pompieri, l’area è ad alto rischio incendio poiché immersa in una folta vegetazione incolta, forse oggi non corriamo quel rischio. Un’ora di visita e ripartiamo, destinazione Efeso, il più importante sito archeologico della Turchia, una dei maggiori di tutto il Mediterraneo. Abbiamo appuntamento con una guida specializzata per scoprirlo al meglio, prima d’entrare attesa presso il Cerithan Rest (raggiunto dopo circa 90’) che offre pranzi a menu fisso, poco invitanti per chi non ha intenzioni di abbuffarsi. Giusto un caffè turco nell’attesa (70lt, pagabili anche con 2€, il turismo qui si sente), poi via nel vicino sito. La visita incomincia dalla parte superiore a cui si accede con la card dei musei (ingresso singolo, 52€) comprensiva della parte con le case a terrazze che necessiterebbe in caso contrario di un biglietto a parte. Non mi dilungo inutilmente nel descrivere Efeso, ritengo che chiunque qui vi giunga sappia perfettamente dove si trovi, uno dei luoghi che meglio rappresenta tutta la storia del Mediterraneo. Riporto solo come un tempo Efeso fosse sul mare, mentre ora dista 7km in linea d’aria, i detriti ed i residui portati dai fiumi hanno creato questa terra che la distanzia dall’Egeo. La guida, che parla un buon italiano, di forte stazza, ci illustra minimi dettagli, ma proprio per la sua stazza ci lascia il tempo di aggirarci tra le rovine con tranquillità, iniziando dall’Odeon per scendere pian piano, peccato però l’intensa pioggia che inizia ad abbattersi renda scivolosissimi gli antichi marmi ellenici e girare diviene poco pratico. Non si perde il fascino del luogo, su tutti la Biblioteca di Celso, ovvio che la pace e il deserto di Afrodisia qui siano sconosciuti nonostante il temporale, ma tra il Tempio di Adriano, la Via dei Cureti, le latrine (già, proprio quelle, non perdetevi la visita) la Fontana di Traiano, l’impronta che indicava il postribolo e così via, di luoghi da visitare ce ne siano innumerevoli. Quello a cui al momento non si può accedere è il gigantesco teatro grande, un complesso da 25.000 posti a sedere divisi in 3 settori, da cui si dedusse che la popolazione di Efeso toccasse le 250.000 unità. Usciamo dall’ingresso inferiore dove ci attende il pulmino, è già buio quando partiamo per la tappa finale di İzmir (conosciuta da noi come Smirne), presso il Mira Otel. La distanza non è tanta, il traffico in ingresso città sì, quindi impieghiamo molto tempo e lasciati i bagagli e preso possesso delle camere è già tempo per uscire. La città, nella zona del lungomare, pare una Rimini d’oriente, locali che si susseguono senza soluzione di continuità, “buttadentro” per attirare clienti, luci ovunque, cibo&bibite, anche alcol, una Turchia quanto mai moderna, a distanza siderale da Konya. Vorrei congedarmi dalla Turchia con un vero kebab, servito a dovere, ma è proprio la ricerca più complessa da fare qui, tutti ristoranti simili con menù infiniti ma sostanzialmente turistici, percorrendo a lungo la centrale Kordon Alsancak non trovo nulla di originale, finendo nel non indimenticabile Isos döner alsancak (255lt). Tutta l’area è dedicata ad una sorta di movida, molto spersonalizzata, come si può notare anche dai negozi che non siano cibo, insegne di catene internazionali, fuori da qui le antiche botteghe che fanno parte di una Turchia poco in sintonia con l’economia locale. Rientro in hotel, check-in online e a seguire una doccia calda in previsione di una levataccia. Percorsi 11km a piedi e in pulmino 355km.

Konya, la tomba di Mevlâna nell'omonimo mausoleo
10° giorno

Per Info

Dicembre 2024/Gennaio 2025

Ciao Luca
complimenti per il report sempre molto preciso e soprattutto dettagliato.
in Turchia sono stato solo ad Istanbul per una settimana ormai circa 20 anni fa ed è veramente una città cosmopolita con tantissime cose da vedere.
Grazie per aver condiviso la tua esperienza e ne trarrò sicuramente spunto per i prossimi viaggi che ho intenzione di fare nel prossimo futuro all'interno della Turchia.
Hai sempre una marcia in più !!
p.s.
nel frattempo sto "svernando" ormai da un mese a Gran Canaria😀😀😀
Ciao
Molto bello, come sempre😎