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Vietnam, montagne del nord

  • Luca
  • 3 nov
  • Tempo di lettura: 41 min

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Risaie dal punto panoramico di Fairy Bosom


2 note di commento

Il viaggio si è svolto ad agosto, pessimo periodo per il Vietnam a parte la zona delle montagne dove siamo stati noi. Lasciate le città di pianura, vedi Hanoi, la temperatura progressivamente scende dai 36-38°, ma soprattutto cala l’umidità che in certe giornate raggiunge il 97%. Il viaggio è stato pensato appositamente per visitare le varie tribù del nord, definito assieme all’agenzia di viaggi Ethnic Travel, con sede nella città vecchia di Hanoi. Per entrare in Vietnam è ora sufficiente il passaporto valido per 6 mesi, non serve il visto. Il roaming internazionale funziona senza nessun problema, si può anche acquistare una sim locale o una e-sim, oppure definire un contratto col proprio operatore in precedenza. Il wi-fi si trova ovunque, anche negli angoli più remoti delle montagne, le password son sempre le medesime, serie ripetute degli stessi numeri, sovente si fa prima a fare una prova che a chiedere, quando non indicato. La moneta locale è il dong, al momento del viaggio 1€=30.550 dong, ma ai cambi che si trovano nel centro di Hanoi ricevendo degli € il cambio è molto più vantaggioso. Le carte di credito son diffuse nelle grandi città, poco al di fuori, soprattutto nulla da fare nei tanti e variopinti mercati. Ad Hanoi gli € sono graditissimi per gli acquisti, anzi, pure convenienti, se il conteggio genera il resto, quello sarà in dong. Ai mercati trattare è la norma, ma pure nei negozi di Hanoi, soprattutto nei tanti che trattano i prodotti sportivi realizzati negli stabilimenti a pochi km di distanza, tutti i principali marchi produco in loco, e si trova di tutto a prezzi irreali, dipende ovviamente dalla predisposizione a trattare. Gli spostamenti vengono dati più sui tempi che sui km, dipendendo dalle tipologie di strade e dal traffico, da notare che Maps riporta i tempi anche per le moto, essendo il mezzo più diffuso. Nelle città il traffico, soprattutto di moto e biciclette è molto intenso, i semafori poco rispettati, per attraversare è però semplicissimo, ci si butta nel mezzo a passo lento ma costante, sono loro ad evitarvi, pare un vero e proprio azzardo ma abituandosi è una situazione molto comoda. I prezzi indicati sono da ritenersi a persona (riportati senza le migliaia, come vengono indicati dalla popolazione locale), mancano quelli relativi ai pernotti, cene e colazioni perché nel pacchetto trattato con l’agenzia, che ha fornito l’autista del mezzo ed una guida in lingua inglese, fondamentale nelle visite dei villaggi dove altrimenti sarebbe stato impossibile interloquire con gli abitanti. E’ bene prenotare in anticipo pernotti e cene, il turismo sta divenendo virale anche tra le montagne, dove le strutture sono in espansione ma non sempre abbondano. Presso le strutture l’inglese è lo standard, mentre della vecchia dominazione francese non rimane più nulla, e in quella lingua non si riesce ad interagire. Durante l’ora legale in Italia, si è 5 ore avanti, ed è l’unico fuso dello stato. Cibo, è ottimo e vario, il costo è bassissimo, stessa cosa per le bevande, tra cui emerge il prelibato caffè vietnamita che necessita di una realizzazione dedicata, dolce e cioccolattoso, ovunque fantastico. Per assurdo, questo bevanda così diffusa, è quella più costosa, nei ristoranti lungo la strada costa quanto un piatto di noodles. Per quanto riguarda le guide di viaggio, la parte delle montagne del nord è velocemente trattata dalle più, avevo al seguito quella della LP ma non è stata particolarmente utile. Per quanto riguarda i nomi riportati, cerco di andare sempre con quello che riporta Maps, non sempre combaciano tra una guida e l’altra.


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Train street nel centro di Hanoi


1° giorno

Un lungo viaggio parte da un piccolo spostamento, quindi per raggiungere l’aeroporto di Malpensa da Bologna mi avvalgo del treno suburbano (7’, 2,3€), a seguire del FrecciaRossa Bologna Centrale-Milano Centrale (1:19’, 26,9€ acquistato con largo anticipo) e del Malpensa Shuttle (10€, 1h). Il volo con Air China ha sempre la difficoltà del check-in online, dopo alcuni tentativi a vuoto avevo desistito, quindi occorre farlo sul posto, ma nulla cambia poiché la fila è unica, non c’è distinzione rispetto a chi era incredibilmente riuscito a farlo. Arrivando in anticipo, pratica veloce, coda lunga al controllo bagaglio a mano, mentre il controllo elettronico del passaporto va in blocco, a quello manuale ci fanno passare senza verificare nulla. Il volo di Air China destinazione Pechino è a bordo di un A350-900 (8.100km per 10h) dotato di schermo personale, cuffie, cuscino e coperta ma non kit welcome. Ci sono anche film in italiano, ma la scelta è ridotta rispetto ad altre lingue, giochi elettronici disponibili, possibilità di ricarica dei device compresa. Dopo il decollo è servito subito da bere, a seguire un pasto e poi le luci si spengono. Durante il volo chi vuole può continuare a bere e mangiare, basta spostarsi negli spazi delle hostess o farne richiesta sul posto. Prima dell’atterraggio, un nuovo pasto, per un volo regolare ed in perfetto orario, atterrando a Pechino per il cambio volo. In aeroporto c’è il wi-fi, ma per navigare senza troppi blocchi occorre una VPN. Rispetto all’Italia siamo 6 ore avanti, una più del Vietnam.

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Dal barbiere al mercato del sabato di Cán Cấu


2° giorno

Il volo Air China per Hanoi è puntuale (3:30), a bordo di un A320-200, dove servono bevande e cibo, e pure l’arrivo è puntuale. I controlli veloci, ed all’uscita il bagaglio gira già sulle cinghie di riconsegna. La guida di Ethnic Travel ci attende in aeroporto, appena mettiamo piede fuori il clima si fa pesante, ma a bordo del pulmino che ci farà da casa per tutto il viaggio lo mitighiamo da subito con aria condizionata, quasi obbligatoria. Nel cuore della città vecchia scendiamo all’hotel Amira, giusto in tempo per lasciare i bagagli, si parte immediatamente per la visita al museo etnografico, Bảo tàng Dân tộc học Việt Nam (40kd, compreso nel pacchetto trattato con l’agenzia come tutti quelli a seguire), che dopo tanto viaggio si rivela un po’ noioso. Il caldo è già intenso, si suda anche fermi all’ombra, ed allora ancora sballottati dal viaggio, dall’umidità e dal fuso orario, invece di altre visite in programma che spostiamo al ritorno ad Hanoi, verifichiamo la possibilità d’incrociare il treno lungo Train Street, la celebre via dove il treno andando verso la stazione passa nel mezzo delle case, ormai tutte trasformate in locali, dove al passaggio occorre ritirare le sedie e accostarsi alla parete per non farsi travolgere. I locali sono divenuti alla moda, per poter assistere al passaggio è quasi obbligatorio fermarsi in uno di questi, noi troviamo posto al ga đông dương che ha pure un piano rialzato per avere un’ulteriore visione del passaggio del treno. Ovviamente i costi sono fuori standard rispetto al resto della nazione (70kd per un succo d’ananas), ma l’esperienza va vissuta, tenendo conto che il treno non rallenta, occorre spostarsi e pure velocemente quando arriva. Rientriamo a piedi in hotel passando quasi casualmente le vie dell’antico quartiere, una volta ogni via rappresentava una categoria lavorativa, ora il tutto si è mescolato, il turismo ha cambiato le abitudini, ma il fascino del vecchio quartiere rimane. Arriviamo quando il Night Market si sta preparando, ovvero le bancarelle che riempiono per quasi un km la via principale del quartiere (da Phố Đồng Xuân a Phố Hàng Giầy), evento che capita dalle 19:00 nelle sere di venerdì, sabato e domenica. Vedendo quanto si sta predisponendo, salto la cena ipotizzata a ristorante e mi lancio al mercato, pieno all’inverosimile di persone ma tutto tranquillo ed ordinato. Il cibo da strada non è la priorità del mercato, lo sono i tanti prodotti manifatturieri di qui, su tutti quelli sportivi, e ricevendo prezzi irrisori alle richieste, non aspetto nemmeno di ritornare ad Hanoi per fare acquisti, la paura che questo paradiso svanisca ha la meglio. In ogni caso qualcosa si riesce a mangiare anche lungo il mercato, spiedini di carne e pesce, pannocchie preparate in ogni maniera, intrugli vari e dolci assortiti, con 80kd mi rimpinzo a sufficienza, mentre per il bere, un litro e mezzo di acqua naturale in ghiaccio costa ovunque 20kd. Mi godo questo spettacolo prima di rientrare, l’hotel è proprio in una via che arriva su quella del Night Market, Chả Cá. Dopo una nottata tra aeroporto ed aerei, un vero e comodo letto ed una doccia dopo l’umidità affrontata sono un piacere, percorsi a piedi 7km.


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Ansa del fiume Nho Quế, confine Vietnam-Cina                


3° giorno

Colazione in hotel, parte servita e parte a buffet, ottima ed abbondante. Prima delle 7 si parte in pulmino, destinazione Chợ Rã, spezzando il trasferimento con veloce sosta a Bắc Kạn dove si può trovare cibo locale nelle bancarelle o in alcuni negozi. La strada sale leggermente tra risaie e coltivazioni di tè, il caldo è ancora elevato. Arriviamo all’ingresso del parco nazionale di Ba Bể, facendo tappa al posto d’imbarco di Bến Du Thuyền Buốc Lốm Ba Bể, il resto dell’escursione giornaliera sarà in barca tra fiume e lago, con una leggera brezza a mitigare un clima non facile. Sosta con visita a piedi della grotta Động Puông, l’imbarcazione ci riprende all’uscita, grotta dalla dimensione enormi, non particolarmente spettacolare. Ora ci aspettano 9km sul fiume, la barca ha un tettuccio che protegge dal sole e la brezza è un vero piacere, lungo il fiume Năng iniziamo ad osservare le tipiche montagne carsiche e ben poche abitazioni, quelle le incontriamo in un piccolo villaggio dove la barca attracca. Lo visitiamo entrando in contatto con le genti locali, già ben integrate coi turisti per via del fatto che con una veloce camminata da qui si raggiunge una caratteristica cascata, Thác Đầu Đẳng, divisa in tre salti, svettanti tra montagne e vegetazione, nel punto panoramico un piccolo bar, all’ombra e con il fresco della cascata che ritempra. Rientrati al villaggio ripartiamo in barca, percorrendo una parte di fiume e scendendo sul ramo a dx che porta lago Ba Bể, costituito dall’unione di 3 laghi. Attorniato dalle solite montagne carsiche, costeggiato da alcuni piccoli villaggi e percorso da pescatori che si muovono pagaiando a piedi, costituisce il più grande lago del Vietnam. Nel mezzo della parte meridionale hồ Ba Bể, sorge la piccola isola di Hòn Bà Góa a cui attracchiamo. Qui ci si può lanciare dalle rocce o dai rami in acqua, farsi un tranquillo bagno e godersi ottime viste, attorniati da pescatori che in cuor loro malediranno l’agitazione creata dai tuffatori, ma restano placidi e sereni, il tempo qui scorre lento. Risaliamo in barca per l’ultimo spostamento di giornata, raggiungiamo il villaggio di Pac Ngoi per soggiornare presso Nhà Nghỉ Trần Xuân Homestay, gestito da una famiglia tay locale. Luogo incantevole, su più piani, con vista che si affaccia sul versante del lago e delle risaie, quasi una cartolina. Dotato di ogni comodità, aria condizionata e ventilatori in camera, zanzariera, ottima doccia, la cena servita nello spazio comune ci permette di far conoscenza con una turista locale che ci narrerà (in francese, è insegnate della lingua) tante storie sul luogo. La luna si specchia sulla risaia sottostante regalando immagini caratteristiche, fa caldo ma di sera qui è vivibile. Ne approfitto per un rapido giro del villaggio, in pratica una via attorniata da homestay e poche altre abitazioni, il turismo pare essere già imperante. Iniziamo a prendere l’abitudine di degustare lo squisito caffè vietnamita, per chi vuole anche tè e tisane, ma l’abitudine della popolazione è per l’happy water, ovvero alcol distillato in proprio, immancabile presso ogni homestay. Percorsi 5,75km a piedi, 4,5h in pulmino e 3h sulla barca, soste comprese.

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Un momento di pausa al mercato di Bảo Lạc


4° giorno

Prima della sveglia, i megafoni installati nell’area diffondono le notizie del giorno, abitudine dei luoghi lontani dalle città del sud est asiatico, poi colazione a base di pancake con miele e banane. Poiché il pancake è ricorrente presso ogni homestay, a seguire chiederemo il perché, ci informano che ai corsi per aprire un HS vengono formati proprio sul proporre questo prodotto ai viaggiatori, ritenuto una prelibatezza. Personalmente spero l’abitudine cambi, anche qualcosa di autoctono è apprezzato. Ripartiamo in pulmino, il primo stop e nei pressi, Động Hua Mạ, una enorme grotta visitabile nella sua prima parte. Occorre salire per circa 200 gradini in un caldo già elevato di primo mattino, all’ingresso si scendono praticamente tutti, la temperatura precipita, lo sbalzo è notevolissimo. Il percorso è tracciato su gettate di cemento, prima parte invasiva, poi via via sempre meno, stalagmiti, stalattiti, rocce di mille forme e colori regalano un’escursione piacevole, anche per il fresco che si accumula. Il percorso a/r è il medesimo, ma permette di osservare meglio alcune formazioni che si rivelano diverse viste da davanti o da dietro. Salendo gli ultimi scalini prima d’uscire, l’umidità diventa padrona, e chi come me indossa occhiali da vista, li troverà interamente appannati. Ripartiamo per un lungo tratto che prevede alcune soste, dopo qualche ora in zona montagna da Kinh Chao Quy Khach per cibo, un piatto di noodles molto abbondante con verdure e uovo a 50kd. A Cao Bằng visitiamo il locale mercato, dato l’orario l’area dedicata al cibo in parte è già vuota, proseguiamo per uno dei luoghi più iconici del nordest del paese. Prima di giungere a Núi Mắt Thần, la montagna col buco nel mezzo, sorta di occhio di Dio, saliamo al passo Mã Phục (700m), si sarebbe anche un’area di sosta per il punto panoramico, peccato che la vegetazione l’abbia inglobato. La montagna col buco ci attende di lì a poco, si lascia il pulmino e si sale leggermente, quando si scollina la vista è riempita da montagne carsiche al di là di un lago, la più grande della quali con un gigantesco buco nel mezzo, vista unica ed insolita. Scendiamo al lago (si possono affittare barche) e giriamo nei paraggi per scorgere le viste migliori, attorniati da bufali da acqua che salgono e scendono nel lago crogiolandosi nel fango, quando passano a fianco occorre fare attenzione, se si detergono il fango si viene coperti da questo. Per chi vuole, si può pernottare sul lago, di fronte alla montagna in un campeggio molto basico. La vista nel pomeriggio è contro sole, però le montagne, compresa quella col buco, si specchiano nel lago antistante, ad ogni orario, il suo meglio. C’informano che durante la stagione secca il lago tende a scomparire, la vista ne perde. Ripartiamo per l’ultima tappa, che sarà anche quella dove passeremo la notte, il villaggio di Phia Thắp, dichiarato patrimonio Unesco per la produzione dell’incenso. Scaricati sulla via principale, abbiamo tutto il tempo per attraversarlo e visitarlo, in ogni abitazione ci sono persone intente alla lavorazione dell’incenso, che viene colorato in molteplici tinte una volta essiccato. Ogni abitazione sormonta la ritirata dei bufali (fonte di calore invernale), preziosissimi per i lavori nei campi, mentre per spostarsi nel villaggio e lungo i campi, gli immancabili scooter la fanno da padroni, a volte talmente carichi che questi debordano un metro per lato. Abbiamo tempo per raggiungere le coltivazioni d’incenso dove a mano viene effettuata la raccolta, passiamo l’intero paese dove sorgono i primi 2 homestay, uno dei quali ci ospiterà. Il villaggio è molto più tradizionale di quello del giorno precedente, la famiglia che ci ospita è di origine tay, la proprietaria indosserà anche un vestito tipico, che dato il caldo attuale non pare indicato. L’HS è meno lussuoso ma molto confortevole e caratteristico, il bagni e docce sono comuni ma le camere comode, dotate di ventilatore e zanzariera, la cena al solito abbondante e di ottima qualità. Bevande a piacere, acqua disponibile anche dal dispenser, il proprietario non manca di arrivare con l’happy water, acqua che in effetti ci circonda poiché le risaie son proprio a bordo HS. La famiglia che ci ospita è la prima ad essere partita per ospitare i turisti, ma ancora pienamente impiegata nel lavoro nei campi, lavoro che coinvolge tutta la comunità, persone di una gentilezza unica, nonostante sovente per curiosare ci troviamo in mezzo al loro lavorare. Si può comprare l’incenso, ma rispetto a quello per noi abituale, esala un odore completamente differente, molto meno forte ed invasivo. Percorsi 9,5km a piedi e 5h in pulmino.

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Vista dall'alto del passo Mẻ Pja


5° giorno

Prima di colazione un giro nel villaggio dove son già tutti intenti alla lavorazione dell’incenso, col sole che si alza dalla risaie, par di sentire Robin Williams urlare Good Morning, Vietnam! Nuova colazione coi pancake, poi lunghi saluti con la famiglia che ci ha ospitato, ritorniamo a piedi sulla via principale per un ultimo sguardo al villaggio. Da qui veloce spostamento al villaggio di Làng Rèn Pác Rằng, celebre per la lavorazione manuale di coltelli. Molto più arcaico del precedente, lungo la via d’accesso molti artigiani sono intenti a costruire coltelli di qualsiasi tipo e sembianza, come apprenderemo in seguito visitando i mercati, si tratta di un prodotto a cui i vietnamiti non rinunciano mai. Lavorati con ferro e mole, prendono forme varie e dimensioni a richiesta, ogni famiglia è specializzata in una determinata lavorazione, interessante l’intero villaggio con anziani che curano i bambini mentre svolgono i lavori domestici e quelli meno impegnativi negli attigui campi. L’etnia del villaggio è di maggioranza nung, una delle molteplici minoranze che abitano la zona delle montagne, diversa da quella che ci ha ospitato per la notte, anche se a pochi km di distanza. Ripartiamo direzione nord-est, sul confine con la Cina ci attende la cascata principale del Vietnam, Bản Giốc. Accediamo dall’ingresso principale lato Vietnam (40kd), attraversiamo un piccolo mercato che vende prodotti locali, cibo e bevande, per chi non avesse al seguito acqua si può far scorta, il caldo e l’umidità sono ancora intensi. Un camminamento porta all’area della cascata, cammino in piano, a differenza di quello sul lato cinese, dall’alto scende una funicolare e svetta un imponente visitor center. La cascata è grandiosa, quella principale di grande effetto scenico, sul lato altre piccole cascate, quando giungiamo al fiume possiamo prendere una zattera di bambù per inoltrarci in avvicinamento al salto principale. E’ una specie di percorso ad anello che fanno tutti i visitatori, si passa proprio a ridosso della cascata, se incredibilmente sotto al lato a sinistra non piove quasi nulla, passando pian piano verso destra, sul lato cinese, arriva la “bufera”, piacevolissima dato il clima, attenzione solo alle apparecchiature fotografiche. Si può sbarcare e fare un giro sul lato cinese, questo però vale solo per i vietnamiti, in teoria non per noi poiché dovremmo comunque registrarci, non penso accada nulla anche sbarcando, ma per evitare guai proseguiamo con la navigazione per tornare all’attracco. Scesi, siamo già completamente asciutti, a quel punto si può percorrere a piedi il sentiero sul lato sinistro che passa a ridosso (volendo anche nel mezzo) delle piccole cascate, ed anche qui il lavaggio è garantito. Un percorso ad anello ci riporta al parcheggio da dove intraprendiamo un lungo trasferimento in pulmino. Passando da Trùng Khánh notiamo un mercato aperto anche nella parte cibo, così un po’ per vederlo, un po’ per pranzare, facciamo tappa qui. Intendersi sul cibo non è complesso anche non parlando nessuno lingua comune, un buon piatto di noodles con tantissime verdure non identificate mi aspetta, peccato solo che sia alla maniera tradizione, ovvero, in brodo, che dato il caldo di certo non aiuta. Un’abbondante razione costa solo 15kd, con l’addetta felicissima di servirci. Ripartiamo con la strada che sale verso le montagne, la chicca è il Mẻ Pja Pass, contraddistinto dai suo 14 tornati strettissimi e a strapiombo che scendono a ovest verso Bảo Lạc. Al passo facciamo sosta, un’escursione di circa un km per 75m di dislivello, ci porta al punto panoramico dove rimirare il passo ed i suoi tornati, nel mezzo del sentiero incontriamo un contadino che vive qui in una baracca ed ha ampliato il lavoro, non solo campi ma anche bevande e snack, molto tattico. Gode di una bella vista, ma le condizioni di vita son molto basiche, buon per lui che l’inverno non sia molto gelido su questo precipizio. Più che un contadino, come si definisce, un eremita, non fosse per i viaggiatori che salgono al punto panoramico. Scendiamo a precipizio verso Bảo Lạc, che non è la nostra meta serale, perché lasciamo la cittadina per salire allo sperduto villaggio di Khuổi Khon, dove facciamo tappa nell’omonimo HS di una famiglia Lo Lo. Dista poco più di 15km dalla strada principale, ma il percorso è in pessime condizioni e impieghiamo oltre 30’, all’arrivo è già buio e non godiamo appieno della vista dal bel HS. Come gli altri, ottima struttura in legno, sorta di palafitta a 2 piani con camere in alto, zona comune a piano terra e bagni con docce nell’interrato, altri bagni senza docce anche nella parte delle camere. Queste sono dotate di zanzariere, aria condizionata e ventilatore, il materasso è posto direttamente a terra, vetrate enormi, ma nessun problema, possenti tende le oscurano completamente, per chi non ama la luce mattutina. Durante la cena sempre nell’HS, incontriamo un fotografo francese che sta passando un mese in quest’area per realizzare un libro dedicato, c’informa che la mattina seguente a Bảo Lạc si terrà il mercato locale, non è a giorni fissi, a suo dire merita un passaggio. Prendiamo nota e programmiamo la visita gestendo i tempi a seguire, la cena come ormai tradizione è ottima e molto abbondante, tra i tanti piatti anche una vellutata di zucca (e non so che altre spezie) veramente ottima. Sulle prima nessuno pare interessato, alla fine andiamo di bis. Quassù, calato il sole, finalmente la temperatura diviene amica, un piacere stare a confrontare le varie esperienze di viaggio sorseggiando il loro delizioso caffè col primo fresco (non artificiale) del viaggio. Percorsi 9,2km a piedi, in pulmino 5h di viaggio     


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Welcome bikers al mercato di Bảo Lạc

     

6° giorno

Ormai d’abitudine, i pancake non ce li fanno mancare, poi a piedi partiamo in visita al villaggio. Sentieri e strade non asfaltate lo percorrono, abitazioni rigorosamente di legno piene di bambini, poche persone lo abitano al momento, se non qualche anziana, a parte una giovanissima coppia che ha appena avuto un bambino. Abitazioni molto basiche, quasi tutte a sormontare la stalla dove i preziosissimi bufali oltre a svolgere i lavori di fatica nei campi (qui particolarmente scoscesi) fungono anche da riscaldamento invernale, ben più necessario rispetto ai villaggi incontrati nei giorni precedenti. Ripartiamo per far tappa la mercato di Bảo Lạc, che effettivamente si rivela interessantissimo. Ci si trova di tutto, soprattutto sul lato sud del fiume Gâm, restiamo per circa 90’, apprendendo che si svolge ogni 5 giorni, e quando avviene di luna piena l’usanza è di presentarsi con la massima eleganza, come avviene proprio oggi. Si tratta di un mercato locale, quindi non pensiate di fare affari come ad Hanoi con materiale sportivo o da escursione, in larga parte frequentato dalle etnie Yai e Thai che indossano splendidi abiti tradizionali. La parte degli animali vivi può non essere gradita ad un pubblico sensibile, poiché le esecuzioni possono avvenire anche in diretta. Ripartiamo con destinazione Mèo Vạc dove pranziamo da Com Binh Dan (60kd per noodles e caffè) per scendere all’imbarcadero del fiume Nho Quế, nei pressi del confine con la Cina per un’escursione sul fiume nel mezzo di un canyon. Scendiamo al visitor center, un mezzo elettrico ci conduce all’imbarco, in realtà ci lascia ben prima, l’ultimo mezzo km è a piedi sotto un sole cocente. L’escursione in barca, fortunatamente con una piccola ma provvidenziale copertura, dura un’ora, si attraversa andata e ritorno l’altissimo canyon, con più soste fotografiche. Gli avventori locali, vietnamiti e cinesi, vengono qui per immortalarsi sulla prua dell’imbarcazione nel mezzo del canyon, l’attesa va messa in conto. Terminata l’escursione, si sale verso i 1.260m del passo Mã Pí Lèng, prima però ci sono bei punti panoramici sul fiume incastonato tra le montagne che delimitano il vero e proprio confine. Al passo c’è un’imponente monumento, Tượng đài Thanh niên xung phong, dedicato ai giovani volontari che si sacrificarono per il Vietnam durante la guerra di liberazione dai francesi. Ci aspetta un percorso a piedi che sale dal passo per collegare diversi villaggi Hmong, solo che appena scesi un acquazzone tremendo si abbatte sull’area costringendoci a fermarci e saltare l’escursione. Terminata la pioggia, scendiamo a Đồng Văn dove passeremo la notte, questa volta non non in un vero HS, ma una sorta di pensione, Mèn Mén Homestay. Siamo in una sorta di cittadina, non abbiamo cena e colazione come nei giorni precedenti in HS, le camere nella parte interrata sono umidissime, anche se spaziose, c’è possibilità di prendere acqua dal dispenser, ma è la sistemazione meno “etnica” del viaggio. Il centro cittadino è animato dai tanti turisti (molti dei quali girano tra le montagne affittando gli scooter, chi non avvezzo alla guida anche il driver), anche se il mercato è già chiuso, si può scegliere tra ristoranti eleganti o cibo di strada, io opto per questa soluzione fermandomi ad un banchetto che ha già altri avventori locali. Provo svariati spiedini, ottimi, per una cifra modestissima (60kd), per finire con un caffè da Hmong cafè (30kd), poi decidiamo di allungare la serata con tappa nel caffè più bello della piazza centrale, Cà phê Phố cổ, che si trova nella più antica costruzione della città. I prezzi sono più alti, ma sempre bassissimi in assoluto, nonostante il bel locale ed un servizio più accurato che nei mercati. Proprio sopra c’è la rupe che sovrasta la città, con proiettate immagini, tra cui il simbolo della città e le immancabili bandiere vietnamite e del partito. Alla sera la temperatura si abbassa, incredibilmente occorre un minimo coprirsi prima di rientrare. Percorsi 10,1km a piedi e circa 4h in pulmino.

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Tra le risaie a Sa Pa


7° giorno

Colazione da Ethnic House (compresa), con omelette preparato al momento e altre cibarie, poi a piedi partiamo a visitare villaggi e coltivazioni dell’area. Oltrepassiamo l’HS e percorriamo la strada che pian piano diviene sempre più sentiero per salire ad un piccolo passo da cui a dx iniziamo ad inoltrarci verso villaggi, risaie, scuole e belle viste. Il più caratteristico è il villaggio di Má Ú dove un gruppo di donne è indaffaratissimo ad aprire un sentiero, zappe alla mano, maiali che scorrazzano. Nel locale centro scolastico si mischiano bambine e bambini dediti a giochi ad altre/i che invece già faticano, cesta in spalla e via a portare fascine da un villaggio all’altro. Sempre gentili, senza star a chiedere caramelle o soldi, al massimo qualche biro, non gradita più di tanto, servirebbero a scuola, loro vogliono giocare. Lasciamo questo villaggio proseguendo in piano, la vista ora spazia lontano sulla vallata di risaie e campi, c’è pure un bar che pare di gran moda, frequentatissimo al momento da turisti in scooter, tutte/i israeliani. Da Mou si può bere, mangiare panini e frutta, ma sopratutto godere di una splendida vista, pure dalla terrazza panoramica. Il bar è raggiungibile a piedi e in scooter, non in auto o jeep, a meno di quelle dei gestori. Ovviamente wi-fi disponibile per chi non riuscisse a staccare nemmeno un attimo. La vista spazia fin oltre il confine cinese, ed allora una grande bandiera vietnamita svetta dalla cima della terrazza. Proseguiamo lungo il sentiero, c’imbattiamo in un incrocio presso il quale sorgono poche case, una delle quali è la scuola locale, al momento utilizzata come un pre scuola per chi a breve inizierà il ciclo scolastico vero e proprio. Arriviamo poco prima del termine della lezione, bambine e bambini ci accolgo festanti, forse perché in questa maniera terminano prima la lezione, i genitori sono a prenderli per portarli a casa, sovente in scooter, a volte in bicicletta o anche a piedi. Nessuna coda di suv come davanti alle scuole italiane. Proseguiamo, ed ora la vista spazia nella grande valle che da verso Đồng Văn, un susseguirsi di risaie perfettamente tenute e lavorate. Prima del termine del sentiero, un nuovo bar, Pit Stop, con sedie direttamente sulla vallata, ma anche al coperto per proteggersi dal sole che una volta alto in cielo si fa sentire, a differenza della buona temperatura al momento della partenza. Anche qui wi-fi, ma pure bevande fresche, molto più indicate. La veloce discesa ci riporta sulla strada principale dove ci attende il pulmino, lungo trasferimento verso ovest. Facciamo tappa al passo Thẩm Mã, molto turistico, dove molte bambine si danno appuntamento per farsi fotografare con gerle sulle spalle, pronte a ripartire dopo una breve sosta. La strada ricorda quella del passo Mẻ Pja, splendidi tornanti, molto meno verticali. Scendiamo a Yên Minh per una veloce sosta pranzo, soliti ottimi, veloci ed economici noodles (50kd), un passaggio a Lao Và Chải, uno degli innumerevoli punti panoramici per giungere a Lùng Tám, piccolo villaggio noto per la cooperativa locale che produce articoli in lino, Hợp tác xã Lanh Lùng Tám. Minuziosissima la decorazione manuale che un’espertissima signora di 82 anni sta facendo di una tela appena terminata. Si può assistere alle varie fasi di produzione, anche la battitura su di un rullo eseguita manualmente in perfetto equilibrio instabile. Ripartiamo per una serie di punti panoramici, iniziando da quello di Fairy Bosom da dove si ammirano tante piccole montagne fatte a coppe di champagne, per arrivare ad una sorta di porta d’ingresso al tempo in cui i francesi regnavano, Heaven’s Gate. Qui i transalpini aveva creato un blocco tra la loro zona e quella Hmong, che bloccavano perché a loro dire producevano oppio ritenuto una droga non idonea alla popolazione europea erudita. L’ultima tratto in discesa ci conduce verso Hà Giang, che lasciamo per arrivare all’HS Mr. Thinh, un po’ fuori città, famiglia di etnia tay. Il posto è molto bello, camere dotate di tutto su palafitte, piscina a disposizione, cena nel grande spazio comune coperto ma all’aperto, ottima ed abbondante, conclusa col solito delizioso caffè ed happy water per chi gradisce. Si percepisce qualche nota musicale in lontananza, così ci avventuriamo verso questa, e dopo nemmeno un km troviamo presso una cooperativa locale una festa di compleanno di una signora che ovviamente ci invita a vedere i prodotti locali, ma sopratutto a far festa. Certo, il karaoke locale mal s’addice a noi, ma il clima festoso sì, e per una sera possiamo far festa anche noi nel mezzo del quasi nulla. Rientriamo sul medesime sentiero, dove la coltura ittica si annida in più spazi. Percorsi 11,9km a piedi, e 4:30 in pulmino.

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In navigazione verso le cascate Bản Giốc

8° giorno

Una buona colazione i HS non solo con pancake, bravo Mr. Thinh, poi a piedi ripercorriamo la strada della sera precedente dove vediamo una splendida risaia ed addette che lavorano e puliscono nei minimi dettagli. Peccato che qualche goccia di pioggia già cada e l’escursione tra villaggi locali, prevista lungo sentieri su terra, decada. Partiamo verso Yên Bình Xã per una breve sosta e poi diretti a Bắc Hà, cittadina dove faremo tappa 2 notti. Prima visita al Đền Bắc Hà, tempio cittadino del XIX secolo, che sorge sulla piazza principale, e come in quasi ogni casa o luogo, anche nei templi uno spazio è sempre dedicata a Ho&Giap. Zio Ho, o meglio, Hồ Chí Minh, è la figura simbolo della nazione, quella che portò il Vietnam all’indipendenza, ancora venerato. Giap, o meglio, Võ Nguyên Giáp, è stato il generale che ha guidato il Vietnam alla liberazione prima dai francesi e poi dagli statunitensi, 2 figure che hanno marchiato a fuoco non solo la storia del Vietnam ma mondiale. Di Giap resta, tra le tante, la frase storica : i manuali di guerra dicono che non si possono conquistare Russia e Cina, ora devono aggiungere il Vietnam. Poi c’immergiamo nel locale mercato, in larga parte già smobilitato, ma si può (tardivamente visto l’orario) ancora mangiare qualcosa, tipo involtini (10kd) ma soprattutto prendersi il miglior caffè gustato nel viaggio. Il tutto prodotto da una signora che vedendoci vagare ci indirizza la suo banchetto, scalda acqua presa da fonte ignota e bollita al momento, insiste per fornircelo doppio (40kd), finiamo per deliziarci e per scambiare pure qualche chiacchiera poiché oltre al misero banchetto al mercato svolge il lavoro di professoressa d’inglese, quindi parla (ben meglio di me) la lingua. Come detto, il mercato vero e proprio è già terminato, restano però interessanti bancarelle da rimirare, oltre ai venditori di alcol puro distillato in assoluta certificazione...Ci spingiamo al Dinh thự Hoàng A Tưởng, il palazzo del re del popolo Hmong, ma vedendolo da fuori pare in pessime condizioni e ben poco interessante, lasciamo l’eventuale visita al giorno dopo, se rimarrà tempo. A questo punto raggiungiamo l’HS, poco fuori dal centro cittadino, Chô Family, costruito su palafitte, con passaggi da una struttura all’altra, molto caratteristico, camere piccole dotate di tutto quello che serve, bottiglia d’acqua minerale compresa, bagni in comune, ma numerosi, servizio di lavanderia a disposizione per un prezzo praticamente gratis. Fermandoci 2 giorni abbiamo opportunità d’utilizzarlo, prima però un veloce giro a piedi nei dintorni, mentre c’è chi si lancia al karaoke fornito dai proprietari, una famiglia Flower Hmong che ci preparerà una cena perfino troppo abbondante servita in terrazza col fiume sottostante che mitiga la temperatura, qui e ora non elevata, anzi, ottima. Causa maltempo nella mattina, escursioni limitate, percorsi solo 6km a piedi a fronte di oltre 4h in pulmino.     


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 Bambini al villaggio di etnia Lo Lo presso Khuổi Khon

9° giorno

Gli ormai classici pancake ci attendono in clima che di mattina presto nel piccolo canyon in cui s’insinua l’HS è perfino fresco. E’ sabato e la destinazione è per il Chợ phiên Cán Cấu, il mercato del sabato di Cán Cấu, che dista un’ora da Bắc Hà. La prima metà della strada versa in condizioni pessime, la seconda, su via principale, decisamente meglio. Cán Cấu è un piccolo, se non piccolissimo villaggio, qui però confluiscono ogni sabato più minoranze etniche della regione per scambiarsi prodotti locali, frutta, verdura, animali, abiti, strumenti, ma pure per farsi belli presso barbieri che esercitano fronte muro a fianco della strada, raggiungibili saltando il fango che li divide dall’arteria principale. H’mong, Zay, Tay, Dao, molti di questi, soprattutto le donne, sfoggiando i loro migliori abiti, quindi elegantissime. Diviso a zone, senza una separazione netta, si va dal basso dove sono esposti gli uccelli canterini alla parte alta che termina appunto coi barbieri. Nella zona animali si trova di tutto, da maiali costretti in sacchi di iuta col solo muso libero a tanti cani, col sospetto quasi da certezza che alcuni di questi siano venduti come cibo. La parta a salire, quella che costeggia il centro vero e proprio del mercato è dedicata al cibo da mangiare in loco, fumi densi la contraddistinguono, la parte dei macellai fa impressione per le tante teste sgozzate in mostra. Il centro è dedicato all’abbigliamento, poi si trovano banchetti che vendono materiale vario, da ciabatte a balsamo di tigre passando per oli di bellezza, si arriva anche ad un’area di suonatori che dopo aver fatto udire la caratteristica del loro strumento provano a venderlo, se non ci riescono, pazienza, si continua a suonare tutti assieme. Arrivando presto non ci sono turisti, è ancora tutto molto tradizionale, non siamo presi in considerazione perché pare evidente che non siamo lì per comprare animali o altro, ma son tutti gentilissimi e nessuno protesta per una foto, al massimo la chiedono assieme a loro. Lasciamo Cán Cấu per tornare a Bắc Hà, in meno di un’ora scendiamo per vedere gli ultimi momenti del mercato dei bufali, animale principe delle vallate vietnamite. Terminato questo, tempo per rifocillarsi in centro paese, nella piazza centrale c’è un locale frequentatissimo, Thực đơn, lo provo per un piatto di noodles a suo piacimento e il solito delizioso caffè (50+20kd). Nel frattempo la pioggia si è riversata sulla cittadina, occorre attendere circa un’oretta perché il tempo si rimetta al bello, così da intraprendere un percorso a piedi che aggira Bắc Hà. Partiamo da est della città, con un percorso che va a nord tagliando tra piccoli villaggi e colline, lungo sentieri e strade non asfaltate, nulla d’indicato, la guida rammenta passaggi e a volte deve chiedere, giri a vuoto ne facciamo ma rimane comunque un’escursione interessante, lontano dalla vita da mercato vista in precedenza. Come per la serata precedente, cena in HS nella grande terrazza sul fiume, questa sera ci sono altri avventori, resta al solito una cena abbondante e ottima. Percorsi 13,8km a piedi, circa 2h in pulmino.  

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              Núi Mắt Thần, la montagna col buco o l'occhio di Dio


10° giorno

Colazione varia e senza pancake, una gioia, poi a piedi scendiamo in centro per il mercato della domenica, molto frequentato fin da subito, il vantaggio per noi è che avendo dormito in città possiamo giungervi molto prima dei vari torpedoni che in seguito arriveranno. Il mercato prende non solo la zona dedicata ove si volge tutti i giorni, ma in pratica tutto il centro storico, tra la piazza principale ed il fiume, vi si trova di tutto, tra bancarelle e negozi, dove compro per 30kd il filtro per il caffè alla vietnamita. Animali e barbieri a parte, si trovano le varie mercanzie viste il giorno prima, però con quantità maggiori e più “organizzazione”, oltre al fatto che pian piano l’invasione turistica deborda. A quel punto partiamo per il lungo trasferimento verso la regina delle montagne vietnamite, Sa Pa. Impieghiamo circa 3h, l’ultima parte in salita è più lenta, raggiungiamo subito il Ga Cáp Treo, ovvero la stazione della funivia che sale a Fansipan, la montagna più alta dell’Indocina. Abbiamo deciso durante il percorso di fare tappa a Fansipan questo pomeriggio e non l’indomani per via delle condizioni atmosferiche, ma capire come il tempo cambi in vetta è assolutamente improbo. Si può pagare in contanti e con carta, al cambio conviene con carta (28€), acquistato il biglietto occorre attraversare il grande villaggio turistico costruito dove chi fosse interessato a riproduzioni di tipicità vietnamite si divertirà, da spettacoli a costruzioni, lasciate velocemente queste si entra nella funivia (fino a 35 posti) per salire in 20’ ai circa 3.000m del villaggio turistico in quota. Lasciato il bel tempo a valle, c’imbattiamo in nuvole che coprono la cresta delle montagne, il villaggio è caratterizzato da svariate pagode, ristoranti e templi, c’è un trenino che sale fin quasi alla vetta, ma molto più interessante farlo lungo i 600 gradini che la raggiungono. Va tenuto conto, come ben specificato in ogni rampa di scale, che si va oltre i 3.000m, l’ossigeno potrebbe mancare nei circa 150m di dislivello che portano ai 3.143. Non mancano vento, pioggia e fresco, per quest’ultimo verrebbe da dire finalmente, raggiunta la vetta purtroppo la vista magica che la contraddistingue nel battage pubblicitario non appare, le nuvole non mancano nemmeno in quella, ma coprono la vallata lasciando libera la vetta nel sole. Oggi nulla di tutto questo, resta comunque un senso di assoluto, soprattutto in quegli angoli non assaliti dai turisti locali (vietnamiti e tanti cinesi) che fotograferebbero loro stessi assieme a qualsiasi cosa basta che si possa dire di essere a Fansipan. Riprendiamo la funicolare e nel giro di pochi attimi la catena montuosa si libera (a parte la vetta) dalle nubi per regalarci una splendida vista delle vallate. L’escursione a Fansipan da Sa Pa per i più esperti è fattibile anche a piedi seguendo una valida guida locale. In 2/3gg si va e torna, occorre avere al seguito tutto l’occorrente, cibo e materiale per la notte all’aperto nella fitta boscaglia. Ridiscesi al villaggio in pulmino andiamo in centro a Sa Pa, dove par di essere a Rimini il 15 agosto. Gente ovunque, nella piazza principale pure noleggio di sorta di tricicli da perenne derapata, ristoranti imballati, hotel di lusso, ma poche tracce dei quartieri storici, giusto un accenno uscendo nel alto nordest con qualche residua costruzione stile coloniale. Questa spicca nella grande stazione, che in realtà stazione non è, il celebre treno notturno Hanoi-Sa Pa non giunge quassù, ma lontano 43km, questa ora è solo la partenza del trasferimento su rotaia per il punto di accesso alla funicolare destinazione Fansipan, oltre ad un centro commerciale con ristoranti e quanto altro. Riprendiamo contatto con la civiltà, tanta gente, ma tutto sommato clima tranquillo, altre ad una temperatura ottima ed umidità al minimo. Noi non pernotteremo in centro, ma circa 5km a sudest, presso il Mường Hoa Hillside Homestay, con vista sulle celebri risaie. La struttura è divisa in 2 parti, una per il pernotto, ed una in ristorante per cena e colazione, da quel lato più strutture sfoggiano anche la piscina sulle risaie a valle. La sistemazione notturna è in splendide palafitte lussuosissime, dotate di ogni comfort, evitabile quello dell’aria condizionata. Per cena si esce, si prende la strada principale e dopo circa 200m si trova la parte ristorante, essendo già buio non godiamo della vista sulle risaie, sarà per il giorno a seguire. Come sempre la cena è ottima e abbondante, non occorrerebbe nemmeno più citarlo, unica annotazione, qui non pare di stare in un HS familiare ma in una struttura vacanziera vera e propria. Rientriamo in HS proprio quando Giove Pluvio ci ricorda chi determini il clima, poco male, son 200m di pioggia, ma fa pure fresco quassù di notte, Sa Pa si trova a circa 1.550m.


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Tramonto tra le risaie a La Pán Tẩn


11° giorno

Colazione nel ristorante dell’HS, quello della cena del giorno prima, dove avevamo prenotato la colazione, con possibilità di 10 tipologie differente, in realtà variano poco le une dalle altre, ma si evita con sommo piacere i pancake. Col pulmino risaliamo alcuni km verso Sa Pa, ad un bivio che volge verso la valle delle risaie partiamo a piedi nell’escursione di villaggi, vallate e risaie. Il sentiero, asfaltato, è quello che scende verso il Cầu Treo Lao Chải San II, un ponte che attraversa la vallata. All’inizio del percorso siamo assaliti da venditrici locali, Sa Pa è decisamente turistica, ci seguono anche quando è chiaro che abbiamo ben altre intenzioni rispetto ad acquisti, la giornata è splendida, la vista spettacolare, il verde abbagliante. Giunti al ponte si può scendere e prendere un sentiero che taglia il cammino oppure attraversarlo per risalire le colline di fronte. E’ l’opzione migliore per godersi lo scenario di colline perfettamente lavorate da risaie perfette, con addette che puliscono ogni piccolo arbusto non necessario. Lavoro certosino, svolto tutto con piedi nell’acqua e nel fango. Si susseguono abitazioni ma pure HS, piccoli villaggi e gente impegnata in ogni sorta di lavoro contadino, il sentiero sale e scende dolcemente, la meta finale è presso il villaggio di Lao Chải, che raggiungiamo dopo aver passato scuole, abitazioni e approssimandoci, baretti che paiono di gran moda. Fatta una dovuta sosta presso uno di questi, una doverosa foto ai canestri della locale scuola, ripartiamo per un lungo trasferimento con primo veloce stop presso Ô Quý Hồ, conosciuto anche come Heaven’s Gate di Sa Pa, quello che chiude definitivamente l’area di Sa Pa, a quota 1.965m, contraddistinto da una gigante statua dorata del Buddha. Tappa cibo a Nông trường presso Bảng giá Bia (noodles 50kd, caffè 30kd) e quindi meta finale fuori Mù Cang Chải presso l’HS H’mong Village Mù Căng Chải nei dintorni di La Pan Tan. I bungalow sono splendidi, dotati di tutto, compresa acqua in bottiglia, zanzariere ventilatori ed aria condizionata (che qui non serve), l’HS ancora non totalmente terminato, ma sorge in un’area scenografica, tanto che nemmeno il tempo di lasciare gli zaini ed è già ora per partire in escursione nei paraggi. Ci sono più sentieri, perdersi è semplice, la guida ci aiuta nel dirigerci verso un’area perfettamente lavorata delle risaie che poco prima del tramonto si accendono di colori intensi all’ennesima potenza. Rientriamo quando il tramonto è già sceso, dopo aver rimirato scenari spettacolari, rurali all’ennesima potenza, tanto che più volte occorre lasciare strada ai contadini locali che coi loro scooter percorrono i sentieri trasportando enormi fascine, sporgenti oltre un metro da ambo i lati. Fango, va messo in conto sui sentieri poiché ai lati vi sono sovente canalette d’irrigazione, ed i tagli nei boschi son poco curati, ma ne vale ampiamente la pena. Tempo di doccia ed è già ora di cena, ormai d’abitudine ottima ed abbondante. Nonostante buona parte dei piatti serviti siano gli stessi, ogni HS riesce a sorprenderci con qualche specialità, ed ogni cena si rivela un piacere culinario. Qui a 1.200m nel verde assoluto la temperatura una volta tramontato il sole scende come non mai durante il viaggio, un buon caffè serve anche per scaldarsi. Percorsi 12km a piedi, circa 5h in pulmino.

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Un sorriso al villaggio dei coltelli, Làng Rèn Pác Rằng


12° giorno

Un’ottima colazione apre la giornata dopo una notte d’intensa pioggia. Attendiamo che smetta e poi in pulmino raggiungiamo il centro di La Pán Tẩn dove i professori della locale scuola stanno decorando una gigante cartina del luogo, con le risaie sulle colline in evidenza, del resto il clou del luogo è dato proprio da una risaia, celebre e riproposta in numerose immagini in tutto il Vietnam. Partiamo da qui per un percorso che dopo una leggera salita si svolge tutto in falsopiano, destinazione la più celebre risaia della nazione, Mâm Xôi, la regina delle risaie vietnamite. La vista si scorge già poco fuori La Pán Tẩn, la particolarità è data dall’essere una sorta di cono perfetto che si staglia nella valle. Raggiungiamo l’ingresso al parco dopo circa 75’, comprese ovvie soste per foto, peccato solo che il cielo sia coperto ed i colori non così intensi. L’accesso al parco è a pagamento (40kd), si trovano alcuni bar, si può scendere tra un parco di fiori ed alcune baracche che magicamente si sono trasformate in punti panoramici con accesso a pagamento (10kd). Percorrendo piccoli e ripidi sentieri si può accedere alla vetta della risaia, ma non è certo da lì che si apprezza la vista migliore, meglio nei dintorni, anche se qui di turisti locali ne arrivano, soprattutto grazie al servizio taxi con scooter che giunge dal versante opposto. Lasciamo Mâm Xôi procedendo per il sentiero che scende a precipizio, capendo bene perché da questo versante i più salgano in scooter (100kd x servizio andata/ritorno). Quaggiù ci attende il pulmino per il trasferimento verso Hanoi, con tappa al passo Khau Phạ, ultima altura del nostro viaggio, 1.536m. Tra bancarelle di venditori ambulanti, cibo e bibite, scooter carichi all’inverosimile da cui poter acquistare di tutto, dagli amatissimi coltelli (in qualsiasi mercato richiamano tanti avventori locali) a scarpe, scope, cassette per animali ecc… si può anche fare un volo in parapendio. Sarebbe una bella opportunità, 30’ per 2.500kd, peccato che dopo vari tentativi di pagamento, il pos non funzioni mai, quindi soprassediamo. Proseguiamo, tappa a Nghĩa Lộ per una veloce sosta cibo presso Mường Lò. Ormai è una lotta per assaggiare i migliori noodles (40kd, caffè 30kd), quasi un obbligo fare un tentativo giornaliero. Le quantità servite son spesso abbondanti, difficile rimanere delusi, una porzione ottima da dividere in 2. Infine giungiamo nella bolgia del traffico di Hanoi per far tappa come all’arrivo all’hotel Amira. Per cena al ristorante New Day, consigliato dall’agenzia in alternativa a quello indicato dall’hotel, alla fine quelli del centro paiono assomigliarsi tutti, uno vale l’altro, c’è sempre l’opzione cibo da strada, ma molti dei piccoli posti sono pieni, tanta vale regalarsi un ristorante comodo, tenendo conto che oggi non c’è il night market. Un giro serale nel quartiere vecchio merita sempre, va messo in conto il caldo e l’umidità che pian piano avevamo abbandonato, un bel pugno in faccia. Percorsi 10km a piedi, oltre 5h in pulmino.

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La regina delle risaie vietnamite, Mâm Xôi


13° giorno

Colazione in hotel, a buffet, di tutto e di più, evitando ovviamente i famigerati pancake. In pulmino partiamo per Ninh Bình ove sorge l’antica capitale di Hoa Lư, che raggiungiamo in circa 2h. Appena scesi ci accorgiamo immediatamente del clima impossibile del luogo, 38° e umidità al 97%, le montagne vengono dimenticate immediatamente. Il complesso dei templi sorge sul lato ovest del Sông Sào Khê, il fiume che delimita la cittadella (ingresso 20kd), composto da più luoghi nel mezzo di grandi alberi “salvavita” dato il clima. Sorta tra il X e XI secolo, era chiamata la città degli imperatori, si trovano ancora tracce del passato glorioso tra i vari templi, pagode, fortificazioni all’interno della cittadella dove s’incrociarono ben 3 distinte dinastie. Nei paraggi raggiungiamo il luogo d’imbarco, all’interno di una gigantesco visitor center su ambo le sponde del fiume, per un giro in barca di circa 3h, ritmo lento (4h, 100kd) sotto ad un sole assassino in una barca non dotata di tettuccio, quindi meglio avere al seguito un ombrello per proteggersi, come ben si nota dai visitatori vietnamiti. Si naviga tra montagne calcaree e grotte in un groviglio di fiumi che si espandono in rivoli infiniti dove però perdersi è impossibile, ben guidati dal fido barcaiolo. Sbarcati ci muoviamo non lontano al complesso delle 3 pagode di Bích Động che presenta un ingresso spettacolare, una sorta di grande passerella di cemento in mezzo al lago tra le montagne carsiche, ideale per splendide foto “tutto in uno”, lago verdissimo così come le montagne, tempio alle spalle. Ci s’inoltra lungo il sentiero per accedere alle varie pagode site su 2 livelli, più delle singole pagode l’incanto è dato dalla collocazione nel mezzo di scenari unici. Usciti, si può trovare qualche baretto con bibite fresche, fondamentali qui dove l’umidità impazza. Il luogo è raggiungibile anche dal centro di Ninh Bình con servizi di shuttle elettrici. L’ultimo luogo da visitare della giornata è il Chùa Bái Đính, l’antica pagoda che sorge sulla collina, raggiungibile dalla biglietteria (100kd) dopo 500 scalini. Oltre alle pagode ed al complesso buddhista completo, si può rimirare la vista sull’area, composta da campi coltivati tra numerosi corsa d’acqua e le montagne carsiche, sorta d’icona del paese. Per salire alla pagoda, fondamentale avere acqua al seguito, il caldo ma soprattutto l’umidità sono pesanti, dalla biglietteria fino alla salita c’è modo di acquistarne anche se si arriva sprovvisti. Tappa finale presso Trang An Family Homestay (ventilatori ed aria condizionata, zanzariere ed acqua minerale a disposizione in ogni camera), più di un HS tradizionale, un vero hotel con tanto di piscina al centro, che vien comoda dato il clima. Ma le esperienze giornaliere non sono ancora terminate, chiuso il tempo della piscina e della doccia, c’è scuola di cucina! La lezione riguarda la preparazione del Phở cuốn, ovvero l’involtino al naturale avvolto in foglia di carta di riso. A disposizione vengono messe verdure e carne, ognuno può prepararselo a proprio gusto, partendo dalle foglie di carta di riso dentro cui dev’essere arrotolato, la salsa che si trova a parte serve sia per insaporirlo, sia per legarlo, poiché con quella la carta di riso si incolla. Fortunatamente non è quello l’unico piatto della cena serale, ma la solita invasione di alimenti, sempre ottimi in ogni sua forma, talmente abbondanti che un giro serale è d’obbligo per provare a smaltire il tutto. Trang An è un villaggio nemmeno troppo piccolo, ma di sera c’è ben poco, anche i rari bar sono senza avventori, qualche negozietto dove trovare qualcosa da bere o un gelato s’incontra, ma se cercate vita notturna, non è luogo. Percorsi 8,5km a piedi e circa 3h in pulmino, quasi tutte per il trasferimento Hanoi-Ninh Bình, su autostrada.

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Identità nazionale vietnamita


14° giorno

Colazione ad orario anticipato, evitiamo i pancake e siamo felici (la tipologia di colazione, bevande comprese, era sta richiesta dallo staff la sera prima, volendo anche pancake), poi via verso Vịnh Lan Hạ, ovvero la baia di Lan Ha all’interno della zona conosciuta a tutti come baia di Hạ Long. Il percorso è lungo perché occorre prendere un traghetto, attraversare un’isola e prendere una lancia che ci porterà alla nave vera e propria che ci farà da casa per una giornata. In circa 3h raggiungiamo Đồng Bài, ultimo lembo di terraferma per salire sul traghetto, c’è una coda che ci tiene fermi per circa 30’, saliti si può restare all’interno dove c’è anche un bar, o godersi la vista all’esterno, anche se oggi è completamente nuvolo ed è già tanto che non piova. L’attraversata dura 45’, si scorge anche una cabinovia che collega i 2 punti, non sempre funzionante, all’imbarco c’è anche una struttura dove attendere in caso di pioggia dotata ovviamente di wi-fi. Sbarcati a Bến phà Cái Viềng, riprendiamo il pulmino percorrendo il litorale dell’isola fino a Bến tàu Cát Bà, il terminal dei traghetti di Cát Bà. Da qui una lancia (400kd a viaggio) ci traghetterà alla nostra nave già in baia, dove stazionano regolarmente per il servizio clienti che si svolge ininterrottamente tutto l’anno. Il trasferimento è diretto alla nave, non passiamo ora dal villaggio galleggiante dei pescatori prossimo a Cát Bà, ma ne incontreremo vari durante la navigazione, dopo un primo tratto in mare semi aperto, c’intrufoliamo tra le celeberrime montagne carsiche nel mezzo del mare. Lo spettacolo merita nonostante il clima sia pessimo, speriamo migliori a seguire, una volta giunti alla nave, nemmeno il tempo di posizionarci che è già ora di pranzo, tutto a base di pesce, un’ottima variazione dopo giorni di menù di terra. La nave è splendida, dotata di ogni comfort, camere spaziose con enormi finestre per godersi sempre la vista, pure in bagno...anche questo molto ben realizzato. In camera, aria condizionata, ventilatori, acqua minerale, per i sempre connessi, il wi-fi funziona solo nella zona ristorante. Partiamo subito navigando tra le montagne alla ricerca di scenari e luoghi più calmi, chi vuole può fare un giro in kayak, oppure tuffarsi dalla prua della nave (tuffo non banale data l’altezza), sul ponte si gode appieno della vista, comodamente adagiati su poltrone o lettini, o meglio ancora in piedi aggirandosi per ogni luogo. Recuperati i kayakisti, dopo un giro di oltre 1h, riprendiamo la navigazione per il punto dove passeremo la nottata, ed una volta all’ancora, corso di cucina, di nuovo la lezione è imperniata sui Phở cuốn, del resto la specialità più semplice da provare sul ponte di una nave. Placato il mare, non migliora il tempo, resta tutto nuvoloso, peccato, e dopo una corroborante doccia ci rifacciamo con la cena, ove c’è veramente di tutto e non solo pesce. Non manca il caffè, questa volta non così intenso come in precedenza. Chi vuole può far serata sul ponte godendosi il relax del leggero dondolio, luci delle lontane navi che come noi passeranno la notte qua, mentre il blu del cielo volge al nero della notte. Nonostante non sia stagione, si può fare pesca di calamari, si salta su di una piccola imbarcazione accostata alla nostra ed alla luce delle lampare si tenta la fortuna. Come detto, nonostante l’insistenza, non è stagione e occorre mestamente lasciare dopo vani tentativi senza aver pescato nulla. Ma solo l’idea di pescare calamari qui nel mezzo alla luce delle lampare è già tonificane. La sera cala velocemente, e con lei qui in mezzo al mare, la temperatura si fa buona, a compensare quella insostenibile del giorno innanzi. Percorsi 5,6km a piedi, 3:30’ in pulmino, oltre a poco più di un’ora sui traghetti.

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Ingresso al complesso delle 3 pagode di Bích Động


15° giorno

Ore 6:30, lezione di Tai Chi sul ponte della nave. Allo stesso orario, nel silenzio totale, il cielo di apre, il sole compare e anche se per meno di un’ora la baia si colora all’ennesima potenza, il blu del cielo, il verde della vegetazione che contorna le montagne e che rende verde pure il pare, quell’immagine simbolo della baia di Hạ Long per un attimo è concessa anche a noi. A seguire colazione, terminata il cielo si fa cattivo e scarica una tempesta sul mare. Abbiamo in previsione un’escursione che ci porterà sull’isola di Cát Bà, fortuna che la lancia con cui attraverseremo i rami di mare nella parte est è chiusa e coperta. La vista purtroppo è fortemente compromessa, solo nella parte terminale dello spostamento il tempo migliora così da permettere una visione dei luoghi. Tocchiamo terra presso Bến tàu Việt Hải, il piccolo terminal marittimo di Việt Hải, dove si possono trovare bar, negozietti (su tutti i venditori di impermeabili…) e mezzi per spostarsi. Abbiamo 2 opzioni, sempre comprese nel pacchetto viaggio, per muoverci al villaggio di Việt Hải, bicicletta (non elettrica) o shuttle elettrico. 4Km di strada, con salite e discese, mentre smessa la pioggia l’umidità imperversa. Giunti al villaggio la delusione è grande. Descritto come il villaggio dei pescatori, di tutto questo non v’è più traccia, è un susseguirsi di bar, ristoranti e HS, la vista nel mezzo delle montagne su campi e risaie non è male, ma il contesto lo penalizza. Del resto non si possono incolpare i pescatori se lo sviluppo turistico gli permette di guadagnare di più con meno fatica, magari le descrizioni però potrebbero cambiare. Abbiamo tempo anche per un giro nei paraggi, bucolici ma non aggiungono molto altro. Ritorniamo all’imbarcadero, con la lancia rifacciamo il percorso, godendoci ora la vista del luogo, veramente caratteristico ed impressionante, passiamo dalla nave a ritirare i bagagli perché avevamo deciso di rientrare subito. L’escursione preveda altre azioni qui nella baia, ma per poter effettuare alcune visite ad Hanoi preferiamo rientrare subito. Con la lancia rifacciamo il percorso del giorno prima con però una lenta digressione nel villaggio flottante dei pescatori di Bến Bèo. Ancora abitato dai lavoratori, o fuori a pesca o intenti a sistemare reti e case flottanti, un tempo non gradivano affatto l’incursione di estranei, ora c’è più tolleranza, anzi, sorgono i primi HS su case flottanti, ideali per chi non ha problemi d’umidità visto che tutto gravita sull’acqua del mare per nulla isolata. Il pulmino ci attende al Bến tàu Cát Bà, il breve tratto verso l’imbarco dove la fila è minima ci permette di guadagnare tempo. Traghetto e pulmino per Hanoi, impieghiamo circa 2:30’, appena partiti passiamo davanti alla fabbrica delle auto elettriche autoctone, sorta di vanto nazionale, VinFast, sosta in autogrill (modernissimo, ma pure con cibo street food) per rapido spuntino e nel traffico del venerdì pomeriggio giungiamo ad Hanoi. Prima tappa al Văn Miếu, tempio della letteratura (70kd), summa della cultura confuziona del paese. Cortili, pagode, laghi, musei, si trova di tutto, anche mostre fotografiche contemporanee, nella parte museale con la storia del paese è tutto riportato anche in inglese. Non lontano si trova un altro edifico simbolo della storia, la prigione Hỏa Lò (50kd), costruita dai francesi per incarcerare i ribelli vietnamiti. In seguito, durante i bombardamenti statunitensi, qui vennero imprigionati i soldati a stelle e strisce catturati, tra cui alcuni personaggi poi divenuti celebri, come il senatore e candidato alla presidenza John McCain, che tornò in visita nel luogo, usando sempre parole buone. Il luogo è visitatissimo, su 2 piani, ci sono stanze ancora lasciate come al tempo, tipo le celle per l’isolamento, altre ricostruite, parti interattive e al secondo piano la zona museale, con tante foto esplicative. Visita ovviamente dovuta se si passa da qui, per capire la resistenza di una popolazione che in pochi anni ha dovuto liberarsi 2 volte dagli occupanti. Qui nel nord al tempo dei francesi, anni ‘50, con la loro presenza su quest’area, tra ‘60 e ‘70 da quella U.S.A. che faceva base nel sud con pesanti incursioni nel nord, quando i famigerati B52’s sganciavano tonnellate di bombe sull’inerme popolazione. L’ultima sala, all’aperto, ripercorre in un unico cammino la storia straziante, dove c’è solo il silenzio ad imperare. Con sole calante è tempo di rientrare in hotel, lasciare gli zaini, tempo per una doccia per poi uscire a cena, avendo come ospiti la guida e l’autista. Vorremmo per una volta un ristorante non da strada, sentendo in giro ci consigliano Hoang’s cooking class (210kd), estremamente turistico, ma dotato di una sala ampia per poter coinvolgere anche i nostri ospiti. Va detto che a fronte di una scelta infinita, cadono sempre sulla solita zuppa di noodles, cambiano solo gli aromi scelti. Ora è tempo di acquisti al Night Market, tutto il meglio dell’abbigliamento sportivo a prezzi da cornetto e cappuccio...La via in cui si trova è stracolma di gente, in larga parte turisti, ma anche i locali non disdegnano, se ne uscirebbe comprando l’impossibile, e per alcuni è proprio così. La sera è calda ed umida, ma tra le piccole vie del quartiere vecchio è sopportabile, volendo una bibita fresca al si trova sempre dai venditori ambulanti fermi in tanti punti del mercato. Anche le vie limitrofi sono una sorta di mercato perenne, certo, i banchetti hanno prezzi più economici, ma alla fine la differenza è di pochi €. Acquisti in € sono fattibili, anzi, se i conteggi non prevedono resti, pure convenienti. Con uno zaino (acquistato…) pieno di scarpe ed altro, tempo di rientrare in hotel. Percorsi 9km a piedi, circa 4h in pulmino, oltre a circa 2h tra lancia e traghetto.

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Trasporto merci nella zona di La Pán Tẩn


16° giorno

Solita ottima colazione a buffet in hotel, avendo una giornata lunga meglio approfittarne, poi col pulmino raggiungiamo la lunga, lunghissima fila per l’ingresso al complesso monumentale dedicato a Hồ Chí Minh. Avevo visitato il mausoleo ed il museo nel 2002, eravamo in 5 persone in tutto a star larghi, ora invece pur coi biglietti già in possesso, c’è una coda interminabile. Sarà per via dell’anniversario degli 80 anni dalla dichiarazione d’indipendenza, sarà per la moda che zio Ho ha preso nel paese, sarà anche come mi suggerisce la guida che all’epoca erano molto poveri e dovevano lavorare sempre, ora possono permettersi ferie e viaggi, lavorando sempre intensamente. La fila parte ben prima dell’accesso, sotto ad un sole cocente, poi si avanza sotto ad una pensilina, non solo riparati dal sole ma pure con ventilatori, la coda è però talmente lunga che si gira sulla piazza del parco, Công viên Ba Đình, per accedere infine la Mausoleo vero e proprio, Lăng Chủ tịch Hồ Chí Minh, rispettando le rigide indicazioni. Non ci si può fermare, ma avanzare a passo lento in una stanza refrigerata, una sorta di shock termico rispetto alla temperatura esterna. La mummia si trova ancora in perfette condizioni, non si possono fare foto e filmati, tutto è strettamente sotto osservazione, usciti si accede al complesso governativo e residenziale del presidente (40kd per stranieri, gratuito per i vietnamiti), con ovviamente tutti i rimandi possibili a luoghi di lavoro di zio Ho. Phủ Chủ tịch, l’attuale palazzo presidenziale, visibile solo da lontano poiché in uso, tutte le altre parti, dalla palafitta dove risiedeva quando si fermava a palazzo, al garage con le auto di stato sono aperte al pubblico, attorniando il lago che vi sorge al centro, Ao cá Bác Hồ. Parti museali narrano la storia del paese concentrandosi ovviamente su quella più recente legata a Hồ, con molteplici foto d’epoca ed estratti dalla stampa, purtroppo la lunga attesa (oltre 90’) ci costringe a tagliare i tempi, passiamo dalla Chùa Một Cột, la pagoda su di una sola colonna ma non c’è tempo per visitare il museo, causa ennesima fila interminabile. Rammento vagamente quanto visto a suo tempo, sarebbe interessante per la storia del paese, ma siamo chiamati a scegliere se completare la visita di Hanoi, e decidiamo di regalarci un ultimo assaggio. Raggiungiamo quindi la celebre pagoda nel lago, Đền Ngọc Sơn, che sorge nel mezzo del Hồ Hoàn Gươm, il lago della spada restituita, collegata alla terra ferma a mezzo del Cầu Thê Húc, semplicemente il ponte Húc. Percorriamo il lungo lago con una sorpresa : l’inteso sole del mattino ha lasciato spazio alle nubi che iniziano a scaricarsi sul centro città. Giungiamo alla pagoda che già piove, nel giro di 30” un tifone si abbatte sull’area inondando di pioggia ovunque, come tutti gli avventori della pagoda, turisti e fedeli locali, l’utilizziamo come riparo. Le uniche persone che si muovono sotto al diluvio sono venditori di ombrelli (inutili in queste condizioni) ed impermeabili (molto più utili). Attendiamo che diminuisca l’intensità per ritornare al pulmino, molto gentile l’autista ad attenderci (in doppia fila…) nei dintorni dell’ingresso alla pagoda. Passiamo in hotel (ci han concesso l’uso delle stanze fino alle 13 gratuitamente, qualche minuto di sforo è perdonato) per una doccia e ritiro bagagli, prima di procedere verso l’aeroporto c’è ancora tempo per un giro a piedi nel quartiere vecchio, così da farci un veloce spuntino (40kd per un Bánh Mì, il tipico panino nazionale, creato mixando la baguette francese al ripieno alla vietnamita) in attesa del pranzo in aereo che avverrà molto più avanti. Col fido pulmino siamo scarrozzati in aeroporto, a metà pomeriggio del sabato con poco traffico bastano 45’, poca fila al check-in di Air China dove giungiamo senza averlo fatto in anticipo causa i soliti problemi dal sito. Ma poco cambierebbe, non c’è una fila riservata a chi miracolosamente è riuscito a farlo, si procede al controllo passaporto (pratica abbastanza rapida), più lenta e dettagliata la pratica del controllo bagaglio a mano. Il volo Air China per Shanghai, in ritardo di circa 45’, è su di un Airbus A321-200 (3h) dove immediatamente è servito da bere e a seguire la cena, niente schermo personale e ricariche per device. All’arrivo controlli meticolosi prima di poterci muovere al nuovo imbarco. Percorsi a piedi 9,15km

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Lavorazione dell'incenso nel villaggio Phia Thắp, dichiarato patrimonio Unesco


17° giorno

Il volo Air China per Milano Malpensa è annunciato in ritardo causa maltempo alla destinazione, saranno 70’ di attesa in più. A disposizione senza limitazioni di tempo il wi-fi, le limitazioni ci sono per chi non ha installato una VPN, date le rigide restrizioni cinesi in materia di internet. Poco male, l’aeroporto è gigantesco, si possono trovare svariati ristoranti, negozi quasi nulla poiché è notte, tutti chiusi, a disposizione dispenser per acqua minerale, fredda ma pure calda per tisane, ricariche per device. Il volo è a bordo di un moderno Airbus A350-900 (12h, 9.170km) dotato di schermo personale con più opzioni, anche film in italiano. E’ immediatamente servito da bere e la cena, durante il volo snack a profusione (per chi non dorme), e prima dell’atterraggio una colazione abbondante. Manteniamo i 70’ di ritardo durante il volo, a Malpensa il controllo passaporti è rapido, e quando giungiamo alle cinghie di distribuzione bagagli, a tempo zero son già lì che girano. Shuttle di Bus Express (10€, 60’) per la stazione centrale e col primo treno disponibile raggiungo Bologna, un FrecciaRossa (52€, 64’) toccando casa, dove pur in piena estate mi sembra di provare un clima piacevolissimo rispetto ad Hanoi e soprattutto Ninh Bình.   


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 Nella baia di Lan Ha

  

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